giovedì 6 gennaio 2011

Politica & Palazzo
6 Gennaio 2011
Se ne parla da 22 anni, ma il tratto Tav Milano-Genova ancora non c'è. Eppure si spendono i soldi: il governo ha infatti stanziato 500 milioni di euro per riaprire i cantieri, a scapito dell'Aquila e del Sud
L’opera è antieconomica, l’hanno detto tutti: il Wwf, la Banca europea per gli investimenti, l’Ispa (Cassa depositi e prestiti), gli imprenditori. Il tratto della Tav Milano-Genova costa oltre sei miliardi e per ora la Ue non ha intenzione di sborsare un euro. Tant’è che l’estate scorsa Giovanni Calvini, presidente di Confindustria Genova ha dichiarato: "A questo punto sarebbe meglio rinunciare. Le abbiamo provate tutte ma da soli non ce la facciamo". Ma alla politica il progetto interessa, eccome. Così, con la benedizione degli ex ministri Scajola e Castelli, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha deciso di spendere nell'opera altri cinquecento milioni, su una spesa complessiva prevista di oltre 6 miliardi. Mezzo miliardo di euro per un’opera che negli anni ’90 costava meno di un terzo e di cui si promette l’inaugurazione da quasi trent’anni. Poi, se non si troveranno altri soldi, si ritornerà al 2007, quando le opere sono state chiuse perché i fondi erano esauriti. Intanto, però, non si trovano i 600 milioni che erano destinati all'Abruzzo e alle scuole del Sud. Gianfranco Micciché, che del Cipe è il segretario promette: "Bloccheremo tutti i fondi se non arrivano i soldi anche per le opere nelle altre regioni". Ma Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, commenta: “A volte mi viene il sospetto che sia fatto tutto apposta per non farci usare i fondi. Ma noi come facciamo a non essere prioritari con 14mila persone che ancora non hanno ripreso possesso della propria casa?”  di Gianluca Schinaia
Fonte: Il fatto quotidiano

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