Vademecum contro la propaganda
A parole va forte. Anche perché le Tv sono sue e può straparlare quanto vuole. I fatti sono diversi. “Pensate che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e per quanto tempo vi rimanevano? Hanno utilizzato tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra”. Proprio vero. Solo che:
1) L. 20 /2/58 n. 75, art. 3: “È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da lire 500.000 a lire 20.000.000 … 4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione; 5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, … ? 6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque luogo diverso da quello della sua abituale residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione… 7) chiunque esplichi un’attività in associazioni e organizzazioni nazionali ed estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione… chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui”.
Come si fa ad identificare questo “chiunque”? Tutto quello che si sa, quando parte un’indagine di questo tipo, è che un certo numero di prostitute frequenta certi posti. Si sa anche che, dove ci sono prostitute, ci sono i pappa (non i papi, questi sono quelli che le pagano; i pappa sono quelli che le fanno prostituire e si prendono i soldi). Quindi, per identificare i pappa, si controllano le prostitute. Come? Sorvegliandole e intercettando i loro telefoni. Dove le si sorveglia? Dovunque, si parte da dove abitano e le si segue fino a dove vanno a prostituirsi, così si vede chi le preleva e chi le accompagna (favoreggiamento della prostituzione). Perché si intercettano i telefoni? Perché, attraverso le loro conversazioni, si capisce chi le ha portate dal Marocco (un esempio a caso) in Italia (induzione a trasferirsi in un altro Stato per prostituirsi) e a chi le prostitute consegnano i loro guadagni, in tutto o in parte (sfruttamento della prostituzione).
Quindi B. ha proprio ragione: è un’indagine che richiede un sacco di tempo, di uomini e di mezzi, proprio come le indagini per mafia o camorra. Anche perché la prostituzione è un affare tipico di mafia o camorra. Di indagini di questo tipo se ne fanno molte, in tutta Italia, sempre con questa metodologia. E questa, cominciata a gennaio 2010, è una delle tante.
Vero, le prostitute si prostituivano nella casa di B. E allora? Extra-territorialità? Liceizzazione del reato? Occhio di riguardo per le “utilizzate” da B.? Attenzione: siccome la prostituzione in sé non è reato, è ovvio che B., che era il cliente, non era indagato, che quindi non è stato iscritto nel registro degli indagati e che l’indagine è andata avanti nei confronti dei pappa (e non di papi). Quando è stato iscritto come indagato? Quando si è scoperto che tra le prostitute che utilizzava ce ne era una minorenne; perché questo è un reato.
Resta da chiarire un punto: come si faceva a sapere che le prostitute erano prostitute e non ragazze di buona famiglia che allietavano la tavola di B.? Dalle intercettazioni. Si è partiti con un’informativa di polizia: quella e questa si prostituiscono ad Arcore; si sono messi i telefoni sotto controllo e si è accertato che questa, quella e tante altre si prostituivano.
Quindi B. dice la verità; però la racconta in modo distorto. Fenomeno tipico della sua informazione, televisiva e giornalistica. “Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi”. Vero. Se a qualcuno piacciono le puttane, se ha un sacco di soldi, se se le fa portare a domicilio da squallidi figuri che le sfruttano, se si scopa una prostituta minorenne; sì, gli può capitare quello che è successo a B. Non vi pare giusto? Oppure pensate che si tratti di una normale attività economica da gestire con le regole del libero mercato e che non deve essere intralciata da giudici comunisti?
“I Pm hanno ordinato… perquisizioni …queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer”. Parzialmente vero. Le prostitute sono state perquisite. Le perquisizioni si fanno regolarmente nei confronti di persone non indagate per cercare prove e corpi di reato. Per intenderci, gioielli e vestiti (ecco perché sequestro e fotografie, sono una parte del prezzo pagato per le loro prestazioni e bisogna accertare chi li ha comprati). E computer e cellulari: perché possono contenere file che provano i reati commessi. Ne avrò sequestrati decine. Quanto al disprezzo per la dignità ecc., la polizia di perquisizioni ne fa qualche centinaia al giorno; sono cose delicate e l’attenzione è massima. Se poi qualcuno si è comportato male, sia denunciato e sarà punito. Qualche volta è capitato.
Insomma, B. è un bugiardo pericoloso: perché non dice proprio palle (veramente anche, ma quelle sono innocue, non ci crede nessuno); però racconta le cose in maniera distorta. E i disinformati, poco intelligenti, accecati dal culto della personalità (anche se comincia a essere dura) trovano di che abbaiare in giro (specialmente in Tv) le loro salde e infondate convinzioni.
Da Il Fatto Quotidiano del 25 gennaio 2011
1) L. 20 /2/58 n. 75, art. 3: “È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da lire 500.000 a lire 20.000.000 … 4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione; 5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, … ? 6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque luogo diverso da quello della sua abituale residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione… 7) chiunque esplichi un’attività in associazioni e organizzazioni nazionali ed estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione… chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui”.
Come si fa ad identificare questo “chiunque”? Tutto quello che si sa, quando parte un’indagine di questo tipo, è che un certo numero di prostitute frequenta certi posti. Si sa anche che, dove ci sono prostitute, ci sono i pappa (non i papi, questi sono quelli che le pagano; i pappa sono quelli che le fanno prostituire e si prendono i soldi). Quindi, per identificare i pappa, si controllano le prostitute. Come? Sorvegliandole e intercettando i loro telefoni. Dove le si sorveglia? Dovunque, si parte da dove abitano e le si segue fino a dove vanno a prostituirsi, così si vede chi le preleva e chi le accompagna (favoreggiamento della prostituzione). Perché si intercettano i telefoni? Perché, attraverso le loro conversazioni, si capisce chi le ha portate dal Marocco (un esempio a caso) in Italia (induzione a trasferirsi in un altro Stato per prostituirsi) e a chi le prostitute consegnano i loro guadagni, in tutto o in parte (sfruttamento della prostituzione).
Quindi B. ha proprio ragione: è un’indagine che richiede un sacco di tempo, di uomini e di mezzi, proprio come le indagini per mafia o camorra. Anche perché la prostituzione è un affare tipico di mafia o camorra. Di indagini di questo tipo se ne fanno molte, in tutta Italia, sempre con questa metodologia. E questa, cominciata a gennaio 2010, è una delle tante.
Vero, le prostitute si prostituivano nella casa di B. E allora? Extra-territorialità? Liceizzazione del reato? Occhio di riguardo per le “utilizzate” da B.? Attenzione: siccome la prostituzione in sé non è reato, è ovvio che B., che era il cliente, non era indagato, che quindi non è stato iscritto nel registro degli indagati e che l’indagine è andata avanti nei confronti dei pappa (e non di papi). Quando è stato iscritto come indagato? Quando si è scoperto che tra le prostitute che utilizzava ce ne era una minorenne; perché questo è un reato.
Resta da chiarire un punto: come si faceva a sapere che le prostitute erano prostitute e non ragazze di buona famiglia che allietavano la tavola di B.? Dalle intercettazioni. Si è partiti con un’informativa di polizia: quella e questa si prostituiscono ad Arcore; si sono messi i telefoni sotto controllo e si è accertato che questa, quella e tante altre si prostituivano.
Quindi B. dice la verità; però la racconta in modo distorto. Fenomeno tipico della sua informazione, televisiva e giornalistica. “Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi”. Vero. Se a qualcuno piacciono le puttane, se ha un sacco di soldi, se se le fa portare a domicilio da squallidi figuri che le sfruttano, se si scopa una prostituta minorenne; sì, gli può capitare quello che è successo a B. Non vi pare giusto? Oppure pensate che si tratti di una normale attività economica da gestire con le regole del libero mercato e che non deve essere intralciata da giudici comunisti?
“I Pm hanno ordinato… perquisizioni …queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer”. Parzialmente vero. Le prostitute sono state perquisite. Le perquisizioni si fanno regolarmente nei confronti di persone non indagate per cercare prove e corpi di reato. Per intenderci, gioielli e vestiti (ecco perché sequestro e fotografie, sono una parte del prezzo pagato per le loro prestazioni e bisogna accertare chi li ha comprati). E computer e cellulari: perché possono contenere file che provano i reati commessi. Ne avrò sequestrati decine. Quanto al disprezzo per la dignità ecc., la polizia di perquisizioni ne fa qualche centinaia al giorno; sono cose delicate e l’attenzione è massima. Se poi qualcuno si è comportato male, sia denunciato e sarà punito. Qualche volta è capitato.
Insomma, B. è un bugiardo pericoloso: perché non dice proprio palle (veramente anche, ma quelle sono innocue, non ci crede nessuno); però racconta le cose in maniera distorta. E i disinformati, poco intelligenti, accecati dal culto della personalità (anche se comincia a essere dura) trovano di che abbaiare in giro (specialmente in Tv) le loro salde e infondate convinzioni.
Da Il Fatto Quotidiano del 25 gennaio 2011
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