Tangenti, a Policoro
anche il sindaco tra i 13 ai domiciliari |
L'inchiesta, coordinata dal pm, Valeria Farina Valaori (le ordinanze sono state emesse dal gip, Roberto Scillitani), ha riguardato due bandi, uno del valore di 20 mila euro, l’altro di 26 mila. Secondo l’accusa, però, l’assegnazione dei lavori a due imprese di Bari avrebbe preceduto l’attribuzione di un appalto ben più consistente, pari a circa quattro milioni di euro, sempre per impianti di illuminazione “a led’'. Intanto, due “cordate” di imprenditori, attraverso l’intermediazione di professionisti, avrebbero versato tangenti per ottenere gli appalti e “prenotare” quello più grosso dal punto di vista economico. Oltre ad eseguire le ordinanze agli arresti domiciliari, i militari della Guardia di Finanza hanno fatto perquisizioni nelle abitazioni dei 13 indagati, nei loro uffici, nella sede del Comune di Policoro e nella sede di alcune società. Oltre a Lopatriello, a capo di una lista civica, sono agli arresti domiciliari l'assessore comunale ai lavori pubblici, Cosimo Ierone, i dirigenti del Comune Felice Latronico e Felice Viceconte; gli avvocati Pier Maria Antonio Lista, Luigi Rotunno, di Noci (Bari), e Giuseppe Leo, di Bari; l’ingegner Giovanni Francesco Lista; gli imprenditori Giovanni Colamarino, di Noci, e Livio Gennaro, di Bari; il presidente della cooperativa agricola Campoverde di Policoro, Giuseppe Benedetto; e altri due imprenditori policoresi, Rocco La Rocca e Felice D’Amato. Le tangenti sarebbero state pagate da imprenditori raggruppati in “due distinte cordate”, guidate una da Colarino, l’altra da Livio. Secondo quanto si è appreso, dopo aver installato i nuovi impianti “a led’' sulla base dei due appalti da 20 e 26 mila euro, le imprese avrebbero ottenuto una dichiarazione di “gradibilità” dall’amministrazione comunale. Un atto che attesta qualità tecnica e qualitativa dei prodotti installati e la convenienza dell’iniziativa: la “base” per assegnare poi – sempre secondo l’accusa – l'appalto successivo, da quattro milioni di euro. Per nove indagati, avvocati, imprenditori e dirigenti, il gip ha deciso anche la misura interdittiva del divieto temporaneo dell’esercizio dell’attività professionale. IL TRUCCO PER OTTENERE GLI APPALTI Colamarino e Gennaro – secondo i risultati dell’inchiesta, coordinata dal pm di Matera, Valeria Farina Valaori – erano alla guida di “due distinte cordate di imprenditori” impegnate ad aggiudicarsi gli appalti sui nuovi impianti di illuminazione nelle strade di Policoro. I primi due per importi bassi, al punto che non è prevista la gara: si trattava di progetti approvati “a titolo di sperimentazione” delle lampade “a led’'. Ma il trucco c'era lo stesso. L’affidamento dei lavori per la somma totale di 46 mila euro – secondo la Procura della Repubblica – era un atto “prodromico e strumentale per la successiva aggiudicazione, a favore degli imprenditori che avrebbero versato le tangenti, di un appalto ben più consistente, del valore di circa quattro milioni di euro”, per rifare tutta la rete della pubblica illuminazione di Policoro. Insomma, gli imprenditori vincono due “piccoli” appalti: in questo modo “accreditano” le loro imprese presso il Comune. Eseguiti i lavori, l’amministrazione municipale rilascia “una dichiarazione cosiddetta di 'gradibilità”. In sostanza, il Comune attesta che l’iniziativa ha permesso di risparmiare energia e che i prodotti installati presentano “superiorità tecnica e qualitattiva”: è la porta aperta per assegnare alle stesse imprese, alle stesse “cordate”, l’appalto da quattro milioni di euro. |
.."quando dò da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista…”.Helder Camara
venerdì 14 gennaio 2011
La Gazzetta del mezzogiorno sugli arresti di Policoro
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