La pausa mensa salvata (per ora)
ma con Fiat-Chrysler si cambierà
ma con Fiat-Chrysler si cambierà
Probabilmente dal 2012 l'intermezzo per pranzare o cenare slitterà a fine turno
di VERA SCHIAVAZZI
Ci si affeziona a tutto, perfino alla mensa aziendale, e c'è chi esce dal suo reparto per correre a pranzo in quell'altra, dove una leggenda di fabbrica racconta che il cibo sia migliore. Per ora, l'accordo di Mirafiori prevede che la mensa resti dov'è: dalle 11.20 alle 11.50 per chi è entrato alle 6 del mattino, dalle 18,50 per chi fa il secondo turno, al costo di 1,91 euro (meno della metà del costo effettivo) per chi passa il badge a fine coda dopo essersi servito un pasto completo (ma ci sono alchimie complicate per chi vuole il 'ridotto', e mezze porzioni per gli inappetenti). Meno del dieci per cento tra i lavoratori dello stabilimento decide per il panino portato da casa, il digiuno tout court o il vecchio baracchino (qualcuno resiste ancora, e per lui - o lei - restano le vasche d'acqua calda dove conservare il pranzo portato da casa, assai più piccole che nel passato). Quando la joint venture con la Chrysler sarà operativa (le previsioni parlano di metà 2012), però, la mensa slitterà a fine turno. Chi è entrato alle 6 del mattino avrà la scelta tra mangiare nel ristorante aziendale alle 13,30 o uscire dalla fabbrica, con la possibilità per la Fiat - però - di chiedere "in caso di necessità" di lavorare anche durante quell'ultima mezz'ora, per un totale di otto ore effettive interrotte solo da tre pause di dieci minuti (e senza mensa alla fine).
L'unico precedente, quello di Pomigliano, ha spinto il gruppo Pellegrini (lo stesso che serve anche Torino) a rinunciare all'appalto, e sono in molti a prevedere che potrebbe finire così anche alle Carrozzerie. Addio vassoi gialli, tovagliette con i nuovi modelli di auto, torri di bicchieri e rubinetti d'acqua e birra analcolica, addio nastro trasportatore dove caricare il vassoio a pranzo finito, addio perfino ai cartelli che raccomandano a tutti di rispettare l'ambiente (e dunque non sprecare carta e tovaglioli) e di facilitare il lavoro degli addetti togliendo le posate dai piatti. Addio al giorno della pizza, uno dei preferiti per chi lavora a Mirafiori. E, d'altra parte, chi ha ancora voglia di mangiare dopo sette ore e mezzo di lavoro? "Attenzione - hanno già detto i medici dell'Asl che si occupano di lavoro - in questo modo i ritmi diventano più intensi e cambia l'equilibrio psicofisico delle persone". I risultati? Si scopriranno parecchio tempo dopo.
L'unico precedente, quello di Pomigliano, ha spinto il gruppo Pellegrini (lo stesso che serve anche Torino) a rinunciare all'appalto, e sono in molti a prevedere che potrebbe finire così anche alle Carrozzerie. Addio vassoi gialli, tovagliette con i nuovi modelli di auto, torri di bicchieri e rubinetti d'acqua e birra analcolica, addio nastro trasportatore dove caricare il vassoio a pranzo finito, addio perfino ai cartelli che raccomandano a tutti di rispettare l'ambiente (e dunque non sprecare carta e tovaglioli) e di facilitare il lavoro degli addetti togliendo le posate dai piatti. Addio al giorno della pizza, uno dei preferiti per chi lavora a Mirafiori. E, d'altra parte, chi ha ancora voglia di mangiare dopo sette ore e mezzo di lavoro? "Attenzione - hanno già detto i medici dell'Asl che si occupano di lavoro - in questo modo i ritmi diventano più intensi e cambia l'equilibrio psicofisico delle persone". I risultati? Si scopriranno parecchio tempo dopo.
I PUNTI DEL CONTRATTO/2
Come cambiano le regole
sull'assenza per malattia
sull'assenza per malattia
Il punto 4 dell'intesa è sull'assenteismo che è più elevato che in altre fabbriche complice l'età media più alta
di VERA SCHIAVAZZI
Due pagine fitte di clausole, il discusso - e complesso - punto 4 della bozza di intesa siglata per Mirafiori: sono quelle che riguardano le assenze per malattia, e che qui si chiamano 'assenteismo'. Per l'azienda infatti il problema non è quello di penalizzare chi si assenta perché è "davvero" malato, ma di abbattere il tasso generale (il 6 per cento e oltre, più elevato che in altri stabilimenti Fiat italiani anche a causa dell'età media dei dipendenti) di giornate non lavorate. Sono quindi esclusi dall'accordo i lavoratori ricoverati in ospedale, chi si sottopone alla dialisi, è malato di morbo do Cooley, tumore, epatite B o C, gravi patologie cardiache, TBC o altre forme che richiedano terapie salvavita.
Una commissione paritetica (un rappresentante di ciascun sindacato che ha firmato l'accordo, e altrettanti per la Fiat) terrà sotto controllo le assenze. Il punto 4 prevede varie fasi: a luglio 2011, una prima verifica dirà se l'assenteismo è già sceso; in caso contrario, chi resterà a casa al di sotto dei cinque giorni precedenti o seguenti le feste, i weekend, le ferie non avrà diritto alla retribuzione per il primo giorno (ma soltanto se nei precedenti 12 mesi è già stato assente con le stesse modalità almeno due volte). A gennaio 2012, nuova tappa: se il tasso medio di assenze non sarà sceso sotto il 4 per cento, la Fiat non pagherà più a chi si assenta le prime due giornate, e continuerà nello stesso modo se, dopo il 2012, l'assenteismo non scenderà sotto il 3,5 per cento. Toccherà sempre alla commissione discutere caso per caso quando una particolare situazione, anche diversa dalle categorie di malati già esonerati, possa rappresentare un'eccezione.
Dicono i sindacati che hanno siglato l'intesa: "E' un richiamo a tutti per diminuire le assenze, ed è comunque migliorativo rispetto all'accordo di Pomigliano, grazie anche alla creazione di una commissione e al limite massimo dei due giorni non retribuiti". Dice la Fiom, che non ha firmato: "E' inaccettabile estendere a tutti il 'sospettò che la malattia non sia reale. La salute è un diritto non negoziabile, se una persona finge la malattia commette un illecito per il quale sono già previsti controlli e sanzioni, altrimenti non può essere penalizzata". L'accordo potrà, "nel caso in cui si verifichino criticità simili", essere esteso "con analoghe iniziative" anche agli impiegati.
Una commissione paritetica (un rappresentante di ciascun sindacato che ha firmato l'accordo, e altrettanti per la Fiat) terrà sotto controllo le assenze. Il punto 4 prevede varie fasi: a luglio 2011, una prima verifica dirà se l'assenteismo è già sceso; in caso contrario, chi resterà a casa al di sotto dei cinque giorni precedenti o seguenti le feste, i weekend, le ferie non avrà diritto alla retribuzione per il primo giorno (ma soltanto se nei precedenti 12 mesi è già stato assente con le stesse modalità almeno due volte). A gennaio 2012, nuova tappa: se il tasso medio di assenze non sarà sceso sotto il 4 per cento, la Fiat non pagherà più a chi si assenta le prime due giornate, e continuerà nello stesso modo se, dopo il 2012, l'assenteismo non scenderà sotto il 3,5 per cento. Toccherà sempre alla commissione discutere caso per caso quando una particolare situazione, anche diversa dalle categorie di malati già esonerati, possa rappresentare un'eccezione.
Dicono i sindacati che hanno siglato l'intesa: "E' un richiamo a tutti per diminuire le assenze, ed è comunque migliorativo rispetto all'accordo di Pomigliano, grazie anche alla creazione di una commissione e al limite massimo dei due giorni non retribuiti". Dice la Fiom, che non ha firmato: "E' inaccettabile estendere a tutti il 'sospettò che la malattia non sia reale. La salute è un diritto non negoziabile, se una persona finge la malattia commette un illecito per il quale sono già previsti controlli e sanzioni, altrimenti non può essere penalizzata". L'accordo potrà, "nel caso in cui si verifichino criticità simili", essere esteso "con analoghe iniziative" anche agli impiegati.
I PUNTI DEL CONTRATTO/3
La pausa alla catena di montaggio
si accorcia di dieci minuti a turno
si accorcia di dieci minuti a turno
Lo prevede il punto sei dell'accordo di Natale: c'è anche un'indennità di prestazione di 18 centesimi (lordi) l'ora
di VERA SCHIAVAZZI
Se dieci minuti su 480 vi sembrano pochi, o addirittura trascurabili, forse è perché non avete mai lavorato su una "linea a trazione automatizzata", d'abitudine chiamata catena di montaggio. Sono proprio dieci (cinque più cinque, per due sulle tre pause che duravano quindici minuti e ora saranno ridotte di un terzo) i minuti che gli operai delle Carrozzerie di Mirafiori perderanno se verrà approvata la nuova intesa. La spiegazione comincia dal capitolo 1 di pagina 6, "organizzazione del lavoro": "Le soluzioni ergonomiche migliorative derivanti dal'applicazione del sistema Ergo-Uas (è quello che misura la produttività della fabbrica, già in vigore in via sperimentale da due anni e che diventerà definitivo dal 4 aprile, ndr) permettono, sulle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, fruite in modo collettivo o individuale a scorrimento". C'è anche una nuova indennità di prestazione collegata alla presenza, 0,1877 euro lordi all'ora. Sarà di 40 minuti, invece, il totale delle pause per chi lavorerà per dieci ore sei giorni alla settimana, un turno sperimentale - anch'esso contenuto nell'accordo - che potrà essere applicato quando i turni normali di 8 ore passeranno da 15 a 18, coinvolgendo anche il sabato.
La settimana lavorativa, in questo modo, inizierà alle 6 del lunedì mattina e si concluderà alle 6 della domenica, oppure partirà alle 20 della domenica per concludersi alle 16 del sabato. I riposi? Due giorni 'a scorrimentò (cioè sempre diversi) nell'arco della settimana, che diventeranno tre per chi fa il secondo turno (con la domenica compresa). Insomma, l'orario di lavoro aumenta, le pause diminuiscono (anche se di poco) e il tutto viene monetizzato, anche qui senza esagerare. Difficile dire quanto peserà - nel medio e lungo periodo - questo cambiamento che va nella stessa direzione di accordi già siglati in Germania (dove però, in passato, l'orario era stato fortemente abbattuto per affrontare il calo nella produzione di auto). Certo dieci minuti sono veramente pochi: si dovrà scegliere tra andare in bagno, fumare una sigaretta (per farlo bisogna uscire nei cortili, perché all'interno dello stabilimento è vietato), prendere un caffè al distributore più vicino. Qualcuno si è già attrezzato con un simil-sgabello (di solito una cassetta rovesciata) portato da casa. Serve a sedersi e magari a bere un po' d'acqua o mangiare uno snack, a condizione di essere stati previdenti. E serve, soprattutto alle donne, a far riposare le gambe dopo alcune ore di lavoro in piedi.
La settimana lavorativa, in questo modo, inizierà alle 6 del lunedì mattina e si concluderà alle 6 della domenica, oppure partirà alle 20 della domenica per concludersi alle 16 del sabato. I riposi? Due giorni 'a scorrimentò (cioè sempre diversi) nell'arco della settimana, che diventeranno tre per chi fa il secondo turno (con la domenica compresa). Insomma, l'orario di lavoro aumenta, le pause diminuiscono (anche se di poco) e il tutto viene monetizzato, anche qui senza esagerare. Difficile dire quanto peserà - nel medio e lungo periodo - questo cambiamento che va nella stessa direzione di accordi già siglati in Germania (dove però, in passato, l'orario era stato fortemente abbattuto per affrontare il calo nella produzione di auto). Certo dieci minuti sono veramente pochi: si dovrà scegliere tra andare in bagno, fumare una sigaretta (per farlo bisogna uscire nei cortili, perché all'interno dello stabilimento è vietato), prendere un caffè al distributore più vicino. Qualcuno si è già attrezzato con un simil-sgabello (di solito una cassetta rovesciata) portato da casa. Serve a sedersi e magari a bere un po' d'acqua o mangiare uno snack, a condizione di essere stati previdenti. E serve, soprattutto alle donne, a far riposare le gambe dopo alcune ore di lavoro in piedi.
Come cambia il contratto
La rivoluzione dei turni
La rivoluzione dei turni
Potrebbero diventare 15 e, in seguito, 18. Si passerebbe dall'attuale lavoro su due turni per cinque giorni alla settimana (dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22) a tre turni, notte compresa, su sei giorni
di VERA SCHIAVAZZI
La data non è fissata, dipenderà dall'andamento del mercato e dunque dai volumi produttivi programmati per Mirafiori. Ma, intanto, è previsto che i turni possano passare prima da dieci a quindici, poi da quindici a diciotto, cioè dall'attuale lavoro su due turni per cinque giorni alla settimana (dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22) a tre turni, notte compresa, su sei giorni alla settimana. Il lavoro notturno a Mirafiori non è mai stato abolito, e fino a una quindicina di anni fa si alternava ai turni di giorno, prevalentemente su base volontaria (la maggiorazione economica prevista lo rendeva piuttosto desiderabile). Poi, la "notte" si è ridotta a poche decine di unità, mentre ora verrà reintrodotta per tutti.
Quando l'aumento dei turni si renderà necessario, è scritto a pagina 21 dell'accordo, alla voce "procedure per l'applicazione degli schemi di orario", l'azienda avvierà un esame con le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo e con la rappresentanza sindacale di fabbrica. Non esattamente una trattativa, perché è già previsto che i turni aumentino, ma una discussione "per illustrare le motivazioni che impongono la decisione, valutato anche il ricorso al lavoro straordinario, i tempi e le modalità di attuazione nonché gli impatti di tipo organizzativo". Al massimo quindici giorni, però, al termine del quale si applicherà "lo schema di orario indicato dall'azienda tra quelli concordati".
Più remota sembra invece la possibilità di un altro schema orario, previsto dalla bozza ma definito "sperimentale", e dunque affidato a una valutazione delle parti: due turni da dieci ore per sei giorni alla settimana, durante i quali però a ciascun lavoratore toccherebbero solo 4 giorni di lavoro, con la domenica a casa e due giorni di riposo "a scorrimento". "Questa ipotesi non sembra gradita ai lavoratori - ammettono anche i sindacalisti favorevoli all'accordo, dunque riteniamo che non verrà riaperto un confronto sul punto".
Il problema principale, dunque, affidato al referendum come il resto dell'accordo, riguarda le notti e i sabati. Lavorare su tre turni richiede una notevole capacità di adattamento, anche fisica, mentre il sabato libero era considerato soprattutto dalle lavoratrici madri e dagli operai più giovani un "polmone" irrinunciabile. "I più penalizzati sono quelli che hanno carichi familiari", sostiene la Fiom, "o bisogno di pi tempo per assistere bambini, anziani, malati". "Saturare gli impianti è necessario", rispondono i sindacati favorevoli al sì, "valuteremo insieme all'azienda i casi più difficili".
Quando l'aumento dei turni si renderà necessario, è scritto a pagina 21 dell'accordo, alla voce "procedure per l'applicazione degli schemi di orario", l'azienda avvierà un esame con le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo e con la rappresentanza sindacale di fabbrica. Non esattamente una trattativa, perché è già previsto che i turni aumentino, ma una discussione "per illustrare le motivazioni che impongono la decisione, valutato anche il ricorso al lavoro straordinario, i tempi e le modalità di attuazione nonché gli impatti di tipo organizzativo". Al massimo quindici giorni, però, al termine del quale si applicherà "lo schema di orario indicato dall'azienda tra quelli concordati".
Più remota sembra invece la possibilità di un altro schema orario, previsto dalla bozza ma definito "sperimentale", e dunque affidato a una valutazione delle parti: due turni da dieci ore per sei giorni alla settimana, durante i quali però a ciascun lavoratore toccherebbero solo 4 giorni di lavoro, con la domenica a casa e due giorni di riposo "a scorrimento". "Questa ipotesi non sembra gradita ai lavoratori - ammettono anche i sindacalisti favorevoli all'accordo, dunque riteniamo che non verrà riaperto un confronto sul punto".
Il problema principale, dunque, affidato al referendum come il resto dell'accordo, riguarda le notti e i sabati. Lavorare su tre turni richiede una notevole capacità di adattamento, anche fisica, mentre il sabato libero era considerato soprattutto dalle lavoratrici madri e dagli operai più giovani un "polmone" irrinunciabile. "I più penalizzati sono quelli che hanno carichi familiari", sostiene la Fiom, "o bisogno di pi tempo per assistere bambini, anziani, malati". "Saturare gli impianti è necessario", rispondono i sindacati favorevoli al sì, "valuteremo insieme all'azienda i casi più difficili".
I PUNTI DEL CONTRATTO/5
Con la newco sarà il tramonto
della rappresentanza unitaria
della rappresentanza unitaria
L'articolo uno dell'accordo di Natale cambia il modello di sindacato a Mirafiori. Non cambia invece il meccanismo delle trattenute per chi ha la tessera di una sigla
di VERA SCHIAVAZZI
Addio campagne elettorali in fabbrica, propaganda di Tizio e di Caio, voti chiesti agli amici e primati da record di questo o quel sindacalista, come è avvenuto dal 1993 ad oggi per scegliere le Rappresentanze sindacali unitarie. L'allegato sui Diritti sindacali, al suo articolo 1, parla chiarissimo, e non si limita a sancire che soltanto le organizzazioni firmatarie dell'accordo potranno scegliere i propri rappresentanti. "Le suddette Organizzazioni sindacali - dice il testo - potranno nominare per ciascuna rappresentanza sindacale aziendale un dirigente ogni 300 o frazione di 300 dipendenti e un dirigente ogni 500 o frazione di 500 oltre i 3.000 dipendenti in aggiunta al numero precedente". Una "nomina", cioè una lista bloccata, anche se dentro il fronte del sì c'è già chi parla di possibili "primarie": "E' una facoltà dei sindacati sottoporre prima ai lavoratori una rosa più ampia di nomi e poi comunicare come rappresentanti ufficiali i più votati". "E' assurdo e antidemocratico che non si consenta ai lavoratori che scelgono la Fiom di essere rappresentati.
Siamo in moltissimi reparti il sindacato più forte, escluderci è un danno per tutti", si dice invece sul fronte opposto. Un fatto è certo: la Fiom non farà parte delle rappresentanze aziendali. Ciò significa non poter sedere ai tavoli di trattativa che riguardano Mirafiori e non essere interpellata su alcuni aspetti dell'accordo che entreranno in vigore soltanto in un secondo tempo e che non appaiono scontati, dalle mensa all'organizzazione degli orari. Niente Fiom neppure nella commissione paritetica che dovrà affrontare il tema assenteismo, ovvero le graduali penalizzazioni per chi fa assenze per malattie brevi e ripetute nel corso dell'anno. Sarà altrettanto difficile per i lavoratori - buona volontà sulle primarie a parte - poter scegliere tra questo o quel sindacalista, e, analogamente a quanto è già avvenuto per le elezioni politiche, saranno i vertici delle singole sigle a "premiare" i loro quadri più fedeli e affidabili, che, come accade già oggi, potranno godere di ore di permesso retribuito. Non cambia invece il meccanismo delle trattenute, che l'azienda continuerà a fare sullo stipendio di chi ha una tessera sindacale per poi versare il denaro alle organizzazioni interessate: anche in questo caso però il meccanismo dovrebbe riguardare solo chi ha firmato l'accordo.
Siamo in moltissimi reparti il sindacato più forte, escluderci è un danno per tutti", si dice invece sul fronte opposto. Un fatto è certo: la Fiom non farà parte delle rappresentanze aziendali. Ciò significa non poter sedere ai tavoli di trattativa che riguardano Mirafiori e non essere interpellata su alcuni aspetti dell'accordo che entreranno in vigore soltanto in un secondo tempo e che non appaiono scontati, dalle mensa all'organizzazione degli orari. Niente Fiom neppure nella commissione paritetica che dovrà affrontare il tema assenteismo, ovvero le graduali penalizzazioni per chi fa assenze per malattie brevi e ripetute nel corso dell'anno. Sarà altrettanto difficile per i lavoratori - buona volontà sulle primarie a parte - poter scegliere tra questo o quel sindacalista, e, analogamente a quanto è già avvenuto per le elezioni politiche, saranno i vertici delle singole sigle a "premiare" i loro quadri più fedeli e affidabili, che, come accade già oggi, potranno godere di ore di permesso retribuito. Non cambia invece il meccanismo delle trattenute, che l'azienda continuerà a fare sullo stipendio di chi ha una tessera sindacale per poi versare il denaro alle organizzazioni interessate: anche in questo caso però il meccanismo dovrebbe riguardare solo chi ha firmato l'accordo.
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