Torneranno mai i posti di lavoro che l'Occidente ha perso negli ultimi tre anni sulla scia della crisi finanziaria? È questa la domanda inquietante che ci poniamo, con Raghuram Rajan e il suo Fault Lines nella mente, ogni volta che leggiamo i dati congiunturali sull'occupazione. C'è sempre un qualcosa che manca, che ci preoccupa. Ieri, negli Stati Uniti sono stati creati circa 100mila nuovi posti di lavoro contro i 170mila attesi. Un risultato giudicato deludente dagli analisti pur considerando che la ripresa dell'occupazione è ormai differita rispetto alla crescita economica.
Il dato italiano di novembre, diffuso sempre ieri, segnala una disoccupazione all'8,7%, il massimo dal 2004. Ma quello che preoccupa di più è il dato della disoccupazione giovanile: 28,9%, con un incremento dello 0,9% sul mese precedente e del 2,4% rispetto al novembre del 2009. Non a caso erano arrivate le parole del presidente della repubblica Giorgio Napolitano con il suo appello accorato a mettere la condizione giovanile al primo posto dell'agenda di governo. Creare lavoro è l'imperativo categorico e, lo ripeteremo fino alla noia, l'unica strada percorribile per farlo con profitto è quella della crescita. Senza investimenti, senza ricerca, senza crescita i posti di lavoro che abbiamo perso non torneranno più.
Fonte:il sole24 ore
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