Il credito non è tutto uguale. Oltre ai prestiti erogati dalle grandi banche, ci sono quelli che provengono dal mondo della piccola finanza cooperativa, investita come il resto del settore dalle ultime modifiche del Testo unico bancario. Sulla base di quel testo (innovatore perché nel 1993 ha introdotto in Italia il principio per cui le banche non erano più istituzioni pubbliche, ma imprese con diritti e doveri) ha preso il via l’epoca delle cosiddette Mutue di auto gestione: eppure questo legame “di sangue” non ha solleticato le cooperative, che si sono coalizzate per opporsi alle recenti modifiche, né hanno permesso loro di beneficiare della nuova possibilità per le associazioni di raccogliere denaro e fare microcredito. Forse il “limite” di queste organizzazioni sta nell’aver puntato tutto sul concetto di relazionalità, che è venuto meno in un mondo che si basa su apertura e dinamismo.
Banche “diverse”. L’idea di una banca “a parte” rispetto a quelle tradizionali nasce negli anni Settanta con le Mag (Mutue di auto gestione), cooperative fortemente legate al territorio che fanno credito a progetti sociali e ambientali (pace, risparmio energetico, educazione, immigrazione, commercio equo, ecologia, emarginazione). “Il loro nome dice molto – spiega Marco Gallicani, esperto di economie solidali e finanza etica per Altreconomia (www.altreconomia.it) – perché fa riferimento alle società di mutuo soccorso a cui sono ispirate. Il funzionamento è semplice: viene raccolto il denaro dei soci sotto forma di capitale sociale da reinvestire in iniziative economiche autogestite”. Questo consente di mettere i soldi al servizio della socialità e ristabilire una corretta interpretazione del movimento mutualistico. Un po’ come avviene per il microcredito, ma con alcune differenze.
Diverso dal microcredito. La finanza mutualistica e il microcredito nascono quasi congiuntamente: il bengalese Muhammad Yunus fonda nel 1976 la banca Grameen per risollevare le sorti del Terzo Mondo con il microcredito e due anni dopo, nel 1978, nasce la prima Mag italiana. “Entrambe sono risposte a un periodo di stress sociale – riprende Gallicani – in cui società diverse reagiscono in maniera simile”. La principale differenza sta nella struttura: nel microcredito un soggetto (la banca) ha i soldi e li presta, nelle Mag il denaro viene “messo” da coloro che poi riceveranno il prestito. “Si tratta di un meccanismo di risparmio solidale che esiste anche in alcune strutture di microcredito – specifica Gallicano – Ma mentre in quel caso è una conseguenza, nelle Mag rappresenta il fondamento, perché il denaro tra i soci viene raccolto prima della fondazione”. In compenso sono simili le cifre erogate (sempre molto basse), ma diversa è la filosofia di base. “Da statuto, il microcredito non ha un controllo etico – sottolinea Gallicani – mentre le Mag hanno un pensiero che coincide con quello politico degli anni Settanta e su cui hanno preso vita Banca Etica e il terzo settore”.
Chi sono i soci. Trattandosi di cooperative, nelle Mag può entrare chiunque ricevendo anche prestiti con tassi d’interesse a condizioni vantaggiose. Una volta rientrati da un finanziamento, i fondi vengono subito riutilizzati per nuovi progetti. La prima Mag italiana nasce a Verona nel 1978, a cui seguono quella di Inzago nel 1980, Torino nel 1987, Reggio Emilia nel 1988, Venezia nel 1992 e Roma nel 2005.
Dove operano. Al momento, le Mag attive in Italia sono sette: la veterana è quella di Verona (www.magverona.it), che propone l’antico principio cooperativistico della “porta aperta”, secondo cui gli associati contribuiscono direttamente al suo sostegno economico secondo le loro diverse capacità contributive e in rapporto ai servizi utilizzati. Si basa invece sui due concetti cardine “Dal denaro non si può fare altro denaro” e “Se hai, hai per dare” la sede di Firenze (www.magfirenze.it), che si propone di costruire un sistema che ristabilisca la giustizia sociale ed economica, ponga al centro la persona, incrementi la cultura della responsabilità e fondi la propria attività su percorsi creditizi condivisi e sostenibili.
Non poteva mancare la capitale con Mag Roma (www.microcredito-roma.org), che sostiene non soltanto lo sviluppo del loro business, ma anche la crescita umana dei lavoratori e dei consumatori, combattendo l’esclusione e promuovendo la riduzione degli impatti ambientali. Sul territorio veneziano (www.magvenezia.it), la gestione dei depositi si fonde con momenti culturali rivolti ai soci e alla cittadinanza, mentre ha appena compiuto trent’anni Mag2 Milano (www.mag2finance.org), che offre le “gambe” economiche per far camminare le buone idee imprenditoriali finalizzate allo sviluppo del benessere della collettività.
Un'altra Mag è presente a Torino (www.mag4.it), dove ha praticato una “obiezione monetaria” per opporsi alle ingiustizie dando impulso a un circuito economico alternativo, seguita dalla sede di Reggio Emilia (www.mag6.it), che ribadisce di non realizzare passaggi di soldi tra sconosciuti, ma tra persone in carne e ossa che si incontrano, si conoscono e mettono in circolo ciò che hanno sulla base di valori comuni.
Banche “diverse”. L’idea di una banca “a parte” rispetto a quelle tradizionali nasce negli anni Settanta con le Mag (Mutue di auto gestione), cooperative fortemente legate al territorio che fanno credito a progetti sociali e ambientali (pace, risparmio energetico, educazione, immigrazione, commercio equo, ecologia, emarginazione). “Il loro nome dice molto – spiega Marco Gallicani, esperto di economie solidali e finanza etica per Altreconomia (www.altreconomia.it) – perché fa riferimento alle società di mutuo soccorso a cui sono ispirate. Il funzionamento è semplice: viene raccolto il denaro dei soci sotto forma di capitale sociale da reinvestire in iniziative economiche autogestite”. Questo consente di mettere i soldi al servizio della socialità e ristabilire una corretta interpretazione del movimento mutualistico. Un po’ come avviene per il microcredito, ma con alcune differenze.
Diverso dal microcredito. La finanza mutualistica e il microcredito nascono quasi congiuntamente: il bengalese Muhammad Yunus fonda nel 1976 la banca Grameen per risollevare le sorti del Terzo Mondo con il microcredito e due anni dopo, nel 1978, nasce la prima Mag italiana. “Entrambe sono risposte a un periodo di stress sociale – riprende Gallicani – in cui società diverse reagiscono in maniera simile”. La principale differenza sta nella struttura: nel microcredito un soggetto (la banca) ha i soldi e li presta, nelle Mag il denaro viene “messo” da coloro che poi riceveranno il prestito. “Si tratta di un meccanismo di risparmio solidale che esiste anche in alcune strutture di microcredito – specifica Gallicano – Ma mentre in quel caso è una conseguenza, nelle Mag rappresenta il fondamento, perché il denaro tra i soci viene raccolto prima della fondazione”. In compenso sono simili le cifre erogate (sempre molto basse), ma diversa è la filosofia di base. “Da statuto, il microcredito non ha un controllo etico – sottolinea Gallicani – mentre le Mag hanno un pensiero che coincide con quello politico degli anni Settanta e su cui hanno preso vita Banca Etica e il terzo settore”.
Chi sono i soci. Trattandosi di cooperative, nelle Mag può entrare chiunque ricevendo anche prestiti con tassi d’interesse a condizioni vantaggiose. Una volta rientrati da un finanziamento, i fondi vengono subito riutilizzati per nuovi progetti. La prima Mag italiana nasce a Verona nel 1978, a cui seguono quella di Inzago nel 1980, Torino nel 1987, Reggio Emilia nel 1988, Venezia nel 1992 e Roma nel 2005.
Dove operano. Al momento, le Mag attive in Italia sono sette: la veterana è quella di Verona (www.magverona.it), che propone l’antico principio cooperativistico della “porta aperta”, secondo cui gli associati contribuiscono direttamente al suo sostegno economico secondo le loro diverse capacità contributive e in rapporto ai servizi utilizzati. Si basa invece sui due concetti cardine “Dal denaro non si può fare altro denaro” e “Se hai, hai per dare” la sede di Firenze (www.magfirenze.it), che si propone di costruire un sistema che ristabilisca la giustizia sociale ed economica, ponga al centro la persona, incrementi la cultura della responsabilità e fondi la propria attività su percorsi creditizi condivisi e sostenibili.
Non poteva mancare la capitale con Mag Roma (www.microcredito-roma.org), che sostiene non soltanto lo sviluppo del loro business, ma anche la crescita umana dei lavoratori e dei consumatori, combattendo l’esclusione e promuovendo la riduzione degli impatti ambientali. Sul territorio veneziano (www.magvenezia.it), la gestione dei depositi si fonde con momenti culturali rivolti ai soci e alla cittadinanza, mentre ha appena compiuto trent’anni Mag2 Milano (www.mag2finance.org), che offre le “gambe” economiche per far camminare le buone idee imprenditoriali finalizzate allo sviluppo del benessere della collettività.
Un'altra Mag è presente a Torino (www.mag4.it), dove ha praticato una “obiezione monetaria” per opporsi alle ingiustizie dando impulso a un circuito economico alternativo, seguita dalla sede di Reggio Emilia (www.mag6.it), che ribadisce di non realizzare passaggi di soldi tra sconosciuti, ma tra persone in carne e ossa che si incontrano, si conoscono e mettono in circolo ciò che hanno sulla base di valori comuni.
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