Verdone: "Bondi non si è battuto
Così la cultura esce mortificata"
Il regista va all'attacco: la proroga degli sgravi per sei mesi è solo una presa per i fondelli, non si fa in tempo a investire. "Con la cultura non si mangia? Berlusconi con i nostri film ha riempito i palinsesti delle sue tv. Facciamo un favore agli americani che temono di perdere incassi con il buon andamento dei nostri prodotti"
di ARIANNA FINOSROMA - "Una doccia fredda, anzi gelata". Carlo Verdone esprime tutta la sua delusione per le misure sui finanziamenti al cinema 1 contenute nel decreto Milleproroghe.
Perché?
"Prima di tutto per le decisioni che non sono state prese. Inizialmente le notizie erano altre: si parlava del prelievo di un euro dal biglietto che avrebbe irrobustito il fondo di garanzia per il cinema. Che è una sorta di banca cui tu chiedi soldi per poi reinvestirli o restituirli. La gente è disinformata, pensa a noi del cinema come a dei piagnoni, invece stiamo facendo una battaglia per rendere competitiva un'industria con 250 mila lavoratori, molti di più della Fiat, e che è in grado di ottenere rendite straordinarie. Si conferma l'ottusità di chi avrebbe dovuto rilanciare il sistema cinema e renderlo competitivo almeno a livello europeo".
Della proroga di sei mesi alle agevolazioni fiscali del tax credit cosa pensa?
"Una cosa ridicola. Pensata per tirare avanti fino a giugno, in vista delle elezioni. Come a dire "non gli facciamo un regalo perché poi non sappiamo come va a finire". Sei mesi sono una presa per i fondelli, perché in tempi così brevi non è possibile progettare un investimento. Il rinnovo di tre anni sarebbe stato sensato, avrebbe aiutato l'industria a fare
qualcosa di concreto, rimettere in moto l'entusiasmo, creare una sinergia tra il cinema commerciale e quello d'autore. Sarebbe stato il modo di lasciare almeno una cosa ben fatta". Nella bozza entrata stamattina al Consiglio dei ministri pare che la tassa di un euro ci fosse. Secondo lei perché è sparita? "Potrebbero essere stati gli esercenti a fare pressione. Se così fosse avrebbero commesso un grave errore, perché i biglietti per le sale italiane sono più bassi d'Europa. L'aumento di un euro non sarebbe stato una bestemmia". Si è rotto il fronte unitario: produttori, autori, maestranze, esercenti erano scesi in piazza insieme, nei mesi scorsi. "Mi viene il sospetto, personale, che agli americani una cosa come questa non sarebbe andata bene. Il buon andamento del cinema italiano sottrae quote di mercato alle pellicole statunitensi. Le misure di sostegno potrebbero raddoppiare la quota, già buona, del nostro cinema rispetto a quello d'importazione". Il ministro per la cultura Sandro Bondi aveva promesso di riportare il Fondo unico per lo spettacolo ai 400 milioni del 2010. Ora è fermo a 258 milioni. "Bondi non si è battuto. Che si dimetta o meno è assolutamente ininfluente: il dato di fatto è che questo governo ha fatto del suo meglio per mortificare la cultura. Cinema, teatro, musica, lirica: è un settore che, a differenza della televisione, non interessa a questo governo. Ma voglio ricordare a Tremonti che la sua battuta sulla cultura che non si mangia non vale in assoluto e non vale soprattutto per il nostro premier. Perché nella sua ascesa di imprenditore televisivo Berlusconi ha razziato i magazzini delle case di produzione e con i nostri film ha riempito i palinsesti delle sue tv private. Sergio Leone allora mi disse che per lui quello era l'inizio della fine: i film sono stati riempiti di interruzioni pubblicitarie, trasmessi a ripetizione, rimpolpato la programmazione. Con il cinema Berlusconi ci ha mangiato, eccome". Ci sarà una risposta dal mondo dello spettacolo? "Non abbiamo nessuna intenzione di mollare. Io sono uno dei pochi fortunati, ma mi batto per i giovani talenti. Alla fine degli anni '70 giovani autori e registi avevano una chance per esprimersi, oggi il cinema d'autore non ha spazio, soffocato dalla cultura allineata della televisione". Fonte : Repubblica
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