giovedì 23 dicembre 2010

Obiettivo: separare l'Udc da Fli.

Dietro le quinte Il Carroccio cerca di far saltare i giochi e guarda al voto anticipato
Telefonata a Casini, la mossa del premier
L'obiettivo: separare l'Udc da Fli. La risposta del leader centrista: ne riparliamo a gennaio
L'obiettivo: separare l'Udc da Fli. La risposta del leader centrista: ne riparliamo a gennaio

Casini (Fotogramma)

A Bossi il presepe non gli piace, la storia di Casini vestito da re magio non lo convince affatto. Ma se il capo del Carroccio lascia a Berlusconi l'ultima parola è perché sa che «Silvio si sta giocando la partita della vita».
E Berlusconi ha bisogno di tempo per capire se il tempo gioca a suo favore o a favore dei suoi avversari, se l'idea cioè di andare avanti con il governo finirà per rafforzarlo o invece consentirà agli altri di strutturarsi e di batterlo prima nel Palazzo e dopo nelle urne. E' questo il dilemma del premier: intuire a chi giova la prosecuzione della legislatura, e scegliere una strada o l'altra del bivio dinnanzi al quale si trova, conscio che un errore gli sarebbe fatale.
Bossi è convinto che il voto di fiducia sia servito solo per impedire che un altro premier possa gestire le elezioni. Nulla più. Per il resto, i numeri alla Camera impediscono qualsiasi agibilità politica a Pdl e Lega, anzi li ingabbiano nella logica dei «governi di minoranza», garantendo a Casini la golden share: perché con l'offensiva del dialogo il capo dei centristi da un lato rende complicata la strada delle urne, e dall'altro rafforza la sua leadership nel terzo polo, in vista - magari - di un'alleanza elettorale con il Pd. Questo è il convincimento di Berlusconi, che D'Alema abbia offerto a Casini Palazzo Chigi prenotandosi il Quirinale, secondo lo schema caro all'ex segretario dei Ds: l'accordo Dc-Pci.
L'offensiva della Lega contro Fini è un modo per far saltare il gioco. Già la scorsa settimana il capogruppo del Carroccio Reguzzoni aveva anticipato agli alleati del Pdl che avrebbe chiesto un dibattito in Aula sul «ruolo e l'imparzialità» del presidente della Camera. Dopo che l'inquilino di Montecitorio ha ribadito pubblicamente di non volersi dimettere, la Lega ha reagito per non dare l'idea del silenzio assenso, per tenere sotto pressione il leader del Fli, schiacciarne l'immagine sulle forze di opposizione, e soprattutto verificare le reali intenzioni di Casini.
Ieri sera, dopo il vertice con Bossi, il premier ha contattato il capo dei centristi per saggiarne il polso. L'obiettivo del Cavaliere è chiaro: portare a compimento la «caccia grossa» tra i futuristi - affidata all'ex finiano Moffa - e dopo aver ingrossato le file della maggioranza, premere sull'Udc, separarla da Fini e farla rientrare a pieno titolo nel centrodestra, minacciando altrimenti le elezioni. È vero che Casini non vuol correre il rischio, ma c'è un motivo se al telefono è stato evasivo: «Ne riparliamo a gennaio, Silvio. C'è tempo».
È il tempo che serve a Berlusconi per capire se il tempo gioca a suo favore o contro. Se non ha ancora deciso è perché non ha ancora calcolato benefici e rischi. Nella sua mente aleggia infatti il fantasma della trappola, il sospetto che Fini abbia stretto un'intesa con i magistrati per impedire al Parlamento di varare norme simili al legittimo impedimento, qualora la Consulta bocciasse l'attuale legge: se così fosse il processo sul caso Mills potrebbe arrivare a sentenza nel giro di tre mesi, con effetti devastanti sul quadro politico.
Il tempo è decisivo in questa sfida, come il copione che ogni protagonista deve tenere. Al premier è stato chiesto di non esporsi su Fini, nel gioco delle parti tocca alla Lega muovere contro il presidente della Camera, lasciando che dalla corte berlusconiana filtri l'irritazione del Cavaliere per la mossa del Carroccio, così da non mettere a rischio l'operazione «caccia grossa» nel Fli.
È vero che il capogruppo del Pdl Cicchitto aveva inizialmente espresso delle perplessità sull'iniziativa del Carroccio, ma è altrettanto vero che Berlusconi vuole la testa dell'ex alleato, e intende tenerlo sotto pressione in attesa di un suo passo falso. Cosa che dall'altra parte della trincea preoccupa Casini, in vista del congresso fondativo del Fli: «Gianfranco - ha confidato - deve stare attento a come si muove, perché quando ero presidente della Camera non è che fossi estraneo alle scelte del partito e del governo, ma lasciavo che a occuparsene fosse Follini», allora segretario dell'Udc.
A gennaio Berlusconi dovrà sciogliere la riserva, per allora dovrà aver deciso se stipulare la pace o muovere guerra. Intanto ammassa truppe alla frontiera, asseconda silenziosamente la costruzione di piccoli e grandi gruppi - da Forza Sud di Miccichè al Pid di Romano - su cui fare affidamento nel caso di elezioni, per tentare di conquistare la maggioranza anche al Senato. Ha bisogno di tempo il Cavaliere. Peccato che nel frattempo gli siano scoppiate nel partito le peggiori grane, dal «caso Prestigiacomo», all'attacco di Brunetta contro «il tremontismo che non basta più». Perciò ieri sera era furente. Ma se alla vigilia dello scontro decisivo un condottiero perde il controllo del proprio esercito, di chi è la colpa?

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