La vera verifica di maggioranza sarà dopo la sentenza della Consulta
di Stefano Folli
Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2010 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 24 dicembre 2010 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 24 dicembre 2010 alle ore 06:37.
Terzo, la Lega resta diffidente verso il nuovo profilo «centrista» del premier, almeno fin quando non avrà capito qual è il prezzo dell'eventuale accordo. Sotto questo aspetto gli attacchi volti a delegittimare Fini come presidente della Camera equivalgono all'innesco di una mina. Adesso sono una spada di Damocle sospesa sopra le manovre del «terzo polo», di cui Casini è una sorta di leader non ufficiale; in seguito la mina potrebbe esplodere, specie se Bossi deciderà in tal senso allo scopo di impedire un'intesa indigesta alla Lega ovvero di accelerare la discesa verso le elezioni. In quel caso la permanenza sulla poltrona di Montecitorio di un presidente ripudiato dalla maggioranza sarebbe un plausibile «casus belli» per ottenere lo scioglimento.
Si vedrà. In ogni caso ha ragione Berlusconi quando afferma che gennaio sarà il mese della verità. Di sicuro i tempi politici per l'allargamento della maggioranza non potranno essere infiniti. L'intesa con Bossi, un alleato leale ma ingombrante, prevede che entro poche settimane si faccia il punto. Accadrà, si può immaginare, dopo la sentenza della Consulta sul «legittimo impedimento». Quel giorno conosceremo un Berlusconi diverso da come lo abbiamo visto negli ultimi mesi.
Si vedrà. In ogni caso ha ragione Berlusconi quando afferma che gennaio sarà il mese della verità. Di sicuro i tempi politici per l'allargamento della maggioranza non potranno essere infiniti. L'intesa con Bossi, un alleato leale ma ingombrante, prevede che entro poche settimane si faccia il punto. Accadrà, si può immaginare, dopo la sentenza della Consulta sul «legittimo impedimento». Quel giorno conosceremo un Berlusconi diverso da come lo abbiamo visto negli ultimi mesi.
Se la pronuncia sarà a lui favorevole, lo vedremo più forte e quindi in grado di gestire l'allargamento con maggiore determinazione. Fermo restando che la base parlamentare del governo non si consolida acquisendo i deputati uno per volta, alla spicciolata, reclutati da qualche alleato volonteroso. L'operazione deve passare attraverso un faccia a faccia con Casini. Oggi l'incontro è prematuro, domani potrebbe essere possibile, ma il presidente del Consiglio vorrebbe arrivarci rinsaldato. E solo una sentenza positiva della Corte potrebbe dargli questa sicurezza.
Nell'altra ipotesi (una pronuncia sfavorevole) Berlusconi sarebbe più debole di oggi. Tornerebbe a sentirsi braccato e reagirebbe con l'aggressività tipica dei momenti amari. Questo non vorrebbe dire la fine del confronto con i centristi, tutt'altro. Ma è chiaro che i rapporti di forza sarebbero diversi: il più forte sarebbe Casini e la Lega potrebbe riservarsi l'ultima parola.
Il presidente del Consiglio ha detto di non voler «galleggiare» e l'intenzione gli fa onore. Ma è difficile credere che la nuova offensiva contro i giudici «eversivi» e la stessa Corte possa rendere più sereni i prossimi passaggi. Non si capisce in particolare come Berlusconi intenda trasformare la legislatura in quella fucina di riforme che il paese attende. La stabilità operosa, sollecitata anche dal Capo dello Stato, resta un desiderio e una necessità, ma le condizioni politiche sono assai nebulose. E forse non basterà un fragile appoggio esterno. Per ora abbiamo visto il faticoso approdo della riforma Gelmini. Un successo indubbio del governo, ma domani è un altro giorno.
Il presidente del Consiglio ha detto di non voler «galleggiare» e l'intenzione gli fa onore. Ma è difficile credere che la nuova offensiva contro i giudici «eversivi» e la stessa Corte possa rendere più sereni i prossimi passaggi. Non si capisce in particolare come Berlusconi intenda trasformare la legislatura in quella fucina di riforme che il paese attende. La stabilità operosa, sollecitata anche dal Capo dello Stato, resta un desiderio e una necessità, ma le condizioni politiche sono assai nebulose. E forse non basterà un fragile appoggio esterno. Per ora abbiamo visto il faticoso approdo della riforma Gelmini. Un successo indubbio del governo, ma domani è un altro giorno.
Fonte: Il sole 24 ore
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