Lavoro, siamo tutti uguali
Ci sono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Così come ci sono studenti di serie A e di serie B, cittadini di serie A e di serie B. Non c'è da stupirsi più di niente in Italia, dove questo governo moribondo e classista non fa che dividere la società italiana giorno dopo giorno, tra chi ha sempre di più e chi ha sempre di meno. Ma stupisce quando queste logiche discriminatorie arrivano in Europa. Proprio oggi al Parlamento europeo abbiamo detto No ad una proposta di direttiva sul "permesso unico di soggiorno" per i lavoratori extracomunitari in Ue. L'intento nobile di questa proposta, tra l'altro assolutamente necessaria al mercato del lavoro comunitario, è stato inficiato da alcune clausole che hanno creato delle discriminazioni tra lavoratori cercando di limitarne i diritti di alcune categorie. Posizioni inaccettabili, visto anche lo scopo stesso della direttiva, cioè facilitare l'ottenimento della residenza e dei permessi di lavoro per tutte quelle migliaia di immigrati in regola che lavorano all'interno dei confini Ue. Interessi dietrologisti e xenofobi sono stati molto abili nell'infilare in questo testo norme che con l'inclusione e la tutela dei diritti degli immigrati centrano davvero ben poco. Votare si a questa direttiva, così come ci è stata presentata, non avrebbe fatto altro che sviluppare un mercato del lavoro parallelo per gli extracomunitari abdicando così ai principi di uguaglianza e ai diritti dei lavoratori sui quali l'Ue stessa si basa. Perché discriminare i lavoratori stagionali, i distaccati, i richiedenti asilo e quelli trasferiti all'interno di società multinazionali? Perché limitarne i diritti, come le pensioni, le prestazioni familiari, il diritto alla casa e all'educazione? Io, come glia altri deputati dell'Italia ei valori, ho detto No a questa direttiva discriminante e classista, perché ogni persona che lavora nell'Ue deve essere trattata nello stesso modo, senza distinzione di paese d'origine. A votare Si, i soliti deputati del Pdl, già menefreghisti degli italiani che lavorano, figuriamoci poi degli immigrati. Senza parlare della Lega, un partito che fa della discriminazione e dell'odio del diverso la propria anima. La direttiva presentataci a Strasburgo va in teoria nella direzione giusta, inserendosi all'interno della cosiddetta "carta blu", un sistema messo a punto per attrarre nell'Unione immigrati professionalmente qualificati e per soddisfare le necessità del mercato del lavoro comunitario. Troppo spesso i lavoratori immigrati vengono sfruttati in Europa, spremuti fino all'osso per lavori duri e usuranti. Come dimenticare i raccapriccianti fatti di Rosarno, una piaga nella storia recente del nostro paese. Con il voto di oggi abbiamo chiesto alla commissione libertà civili e occupazione del Parlamento europeo di rimettere mano al testo concordato da Consiglio e Commissione per cancellare queste assurde contraddizioni. Non sarà facile, vista la preoccupante rotta a destra di questa Europa spaventata di fronte alle grandi sfide contemporanee che rischiano di gettarla indietro di un secolo. E si che basterebbe adottare il programma di Stoccolma, il piano pluriennale per il periodo 2010-2014 concordato a livello comunitario: "L'immigrazione di manodopera può accrescere la competitività e la vitalità dell’economia. Tenendo presenti le sfide demografiche considerevoli cui sarà confrontata l’Unione europea in futuro, con una domanda crescente di manodopera, questo nuovo programma pluriennale invita gli Stati membri ad adottare politiche d'immigrazione improntate alla flessibilità al fine di sostenere lo sviluppo e le performance economiche a lungo termine dell’Unione.
luigidemagistris.it
Nessun commento:
Posta un commento