giovedì 30 dicembre 2010

Alta tensione a sinistra : Le tute blu contro il PD
La Fiom proclama otto ore
di sciopero per il 28 gennaio
ROBERTO GIOVANNINI
La Fiom - con l’astensione della minoranza che fa riferimento alla maggioranza Cgil - scende in campo contro gli accordi di Pomigliano e Mirafiori proclamando lo sciopero generale di otto ore dei metalmeccanici per il 28 gennaio. Il segretario generale Maurizio Landini attacca duramente la Fiat, accusata di «atti anti-sindacali, anti-democratici e autoritari senza precedenti». Dice a Fim e Uilm di fermarsi, perché «stanno cancellando con le loro mani la loro storia e il loro futuro». Definisce «illegittimo» il referendum indetto a Torino. Landini fa scoppiare anche un caso all’interno del Pd, con una battuta feroce contro gli esponenti del Partito Democratico - primo tra tutti Piero Fassino - che hanno detto che se fossero operai di Mirafiori voterebbero «sì»: «Andate prima nelle catene di montaggio e vediamo se poi ragionate ancora nello stesso modo». Piccata la risposta di Massimo D’Alema: «Neanche lui c’è mai stato». Otto ore di sciopero generale dei metalmeccanici contro Fiat che vuole «operai schiavi, senza diritti e sotto ricatto». Sciopero il 28 gennaio, con manifestazioni regionali. Ma anche una raccolta di firme tra i metalmeccanici «per dire che le libertà sindacali vanno difese nell’interesse di tutti», iniziative di sensibilizzazione in tutt’Italia, incontri con i leader politici, l’assemblea dei delegati il 3 ed il 4 febbraio. Per Landini la strategia Fiat ha «un obiettivo chiaro: cancellare il sistema dei diritti del lavoro», ma, dice al Lingotto, «non si illudano, non è così che cancelleranno il più grande sindacato dei metalmeccanici».

Lo sciopero colpirà ovviamente anche Federmeccanica, che «dovrebbe prendere una posizione chiara», «se è vero» che non condivide lo strappo del Lingotto sul contratto dei metalmeccanici, definito «un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica». Il referendum? Come quello di Pomigliano viene definito «illegittimo, perché svolto su diritti irrinunciabili individuali e con una pistola alla tempia»; ma gli operai votino, per «evitare pressioni». L’accordo di Pomigliano? «Hanno dovuto fare un altro accordo separato per peggiorare ancora le condizioni». Come detto, la minoranza Fiom si è astenuta: il leader Fausto Durante boccia la linea di Landini, «ineccepibile ma priva di risultati»; chiede una battaglia politica per il «no» al referendum. Ma in caso di vittoria dei «sì» ipotizza apertamente una «firma tecnica per avere diritto alla rappresentanza in azienda. Infine, la polemica contro un pezzo del Pd, da Fassino a Sergio Chiamparino. «È legittimo che ognuno esprima il suo pensiero - dice Landini - Ma sarebbe utile che la politica prima di parlare di certe situazioni provasse a fare lo sforzo di mettersi nel punto di vista di chi deve lavorare, a mettersi nei panni di chi sta nelle catene di montaggio in certe condizioni, senza diritti e sotto ricatto per 1.300 euro al mese». A Landini risponde Massimo D’Alema, con un’altra stilettata. «Neanche Landini lavora alla catena di montaggio. Sono polemiche che non hanno molto senso, i lavoratori giudicheranno il valore di quell'accordo e democraticamente tutti ne dovranno prendere atto».

Di più: D’Alema dice di sperare che i lavoratori votino a favore dell’accordo», che «è accettabile nella sua parte produttiva», pur prevedendo rinunce e sacrifici per i lavoratori, «ma anche un forte investimento per Mirafiori». «La parte che non è accettabile è la pretesa della Fiat di escludere chi non condivide l’accordo dalla gestione dei rapporti sindacali. Una grande fabbrica non si dirige con il comando ma con il consenso». In realtà ieri il Pd, dopo una riunione delle segreterie di Piemonte e Torino con il responsabile nazionale per l’economia Stefano Fassina, ha varato un documento che definisce «preziosi e irrinunciabili» gli investimenti ma «ingiustificabili» gli «strappi sulle regole». Resta il fatto che a parte questo «minimo comun denominatore» il principale partito di opposizione appare più che mai spaccato sul caso Fiat. Non considerando Massimo D’Alema, limitiamoci a una sintesi delle dichiarazioni di ieri di alcuni esponenti delpartito, in ordine cronologico. Sergio Cofferati è per lo sciopero generale a sostegno della Fiom, che è «fin troppo moderata». Enzo Bianco dice che l’accordo «va nella giusta direzione». Roberto Della Seta invita «a non sposare Marchionne». «Il Pd non è né estremista né massimalista», dice Giorgio Merlo. Luigi Bobba voterebbe sì come Fassino. Francesco Ferrante spiega che «l’auto non è più strategica in Italia». Sergio D’Antoni plaude all’intesa di Pomigliano. Per Cesare Damiano «il modello Marchionne non deve prevalere».
Fonte : la stampa

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