Il centro ricerche della Cattolica
"La Fiom non va tenuta fuori"
"La Fiom non va tenuta fuori"
Carlo Dell'Aringa guida il settore dell'Istituto che si occupa di lavoro. "Che una componente sindacale importante sia fuori dal sistema di relazioni non è utile a nessuno, bisogna tornare a inglobarla. La cassa integrazione e l´accordo non sono in antitesi: Fiat conta sull´aumento della produzione entro alcuni mesi"
di VERA SCHIAVAZZI
"Il fatto che una componente sindacale importante, comprese le sue frange più estreme, venga collocata al di fuori del sistema di relazioni è qualcosa che non fa bene a nessuno. Bisogna tornare ad inglobarle, senza per altro stancarsi di cercare di portarle su posizioni più ragionevoli". Carlo Dell'Aringa (alla guida del Centro di ricerche dell'Università Cattolica sui problemi del lavoro e dell'industria) analizza l'accordo su Mirafiori. Ed esprime giudizi e qualche perplessità che ricordano da vicino quelle che arrivano anche da Confindustria.Tra i dubbi sulla bozza d'intesa c'è l'apparente contraddizione tra un ricorso alla cassa integrazione, che nei prossimi mesi si prevede ancora massiccio, e la crescente richiesta di straordinari da parte di Fiat. Come è possibile chiedere agli stessi lavoratori di restare a casa e di lavorare di più?
"E' possibile nella misura in cui questo avviene in due fasi diverse. Nei primi mesi del 2011 è ragionevole che la crisi produttiva continui e che i problemi connessi all'attuale organizzazione del lavoro e alla scarsità di modelli non si risolvano. Subito dopo però Fiat spera in una ripresa di mercato, che potrà giustificare la necessità di aumentare le ore di straordinario".Un altro dubbio sul tema dei diritti sollevato in queste ore riguarda il pagamento dei giorni di malattia. Se la malattia è vera perché non pagarla? E se non lo è non si tratta di una truffa?
"La domanda è ragionevole. Ma quando i sistemi di monitoraggio e controllo sono molto costosi è normale che ci si possa basare sulle statistiche. Certo, il mancato pagamento del primo giorno di malattia potrebbe penalizzare lavoratori che sono realmente impediti. Ma gli studi mostrano assenze ripetute da parte degli stessi soggetti, di qui la decisione contenuta nell'accordo".Il problema più drammatico resta quello dell'esclusione della Fiom?
"Mi pare di sì. L'accordo del 1993, promosso da Carlo Azeglio Ciampi sottoscritto da tutti, introduceva il diritto di voto per tutti i lavoratori e la rappresentanza nelle Rsu di tutti i sindacati presenti, indipendentemente dalla firma degli accordi. Fu proprio un torinese, Carlo Callieri (allora vice presidente di Confindustria, ndr) a volere che un terzo dei delegati restasse assegnato alle organizzazioni che avevano sottoscritto il contratto nazionale, affinché fosse chiaro che la contrattazione aziendale doveva inserirsi nel quadro nazionale. Il sistema per altro ha dato buona prova di sé e in questo senso le perplessità su questo punto dell'accordo sono condivisibili. E' pericoloso buttare a mare un sistema di relazioni industriali complesso e problematico ma consolidato".Si riferisce anche a quelle di Confindustria?
"Mi pare normale che a Confindustria non piaccia il tentativo di un'impresa di risolvere da sé questi problemi".Il referendum appianerà la controversia?
"Temo di no, o almeno non se i consensi saranno il 50 per cento più uno. Mi pare che il problema che affligge Marchionne sia un altro, e cioè vincolare tutti al rispetto dell'intesa raggiunta, anche chi non ha firmato l'accordo. Ma per fare questo ci vuole l'accordo dei sindacati. C'è o non c'è un accordo sul tema tra Cgil, Cisl e Uil?"Il problema dunque non sono i diritti dei singoli, ma il sistema di relazioni?
"Esattamente. E' vero che ai lavoratori si chiedono sacrifici, ma non sono insormontabili se a fronte di questi ci sarà davvero una fase di ripresa industriale, come è avvenuto per esempio in Germania".
Fonte : Repubblica
"E' possibile nella misura in cui questo avviene in due fasi diverse. Nei primi mesi del 2011 è ragionevole che la crisi produttiva continui e che i problemi connessi all'attuale organizzazione del lavoro e alla scarsità di modelli non si risolvano. Subito dopo però Fiat spera in una ripresa di mercato, che potrà giustificare la necessità di aumentare le ore di straordinario".Un altro dubbio sul tema dei diritti sollevato in queste ore riguarda il pagamento dei giorni di malattia. Se la malattia è vera perché non pagarla? E se non lo è non si tratta di una truffa?
"La domanda è ragionevole. Ma quando i sistemi di monitoraggio e controllo sono molto costosi è normale che ci si possa basare sulle statistiche. Certo, il mancato pagamento del primo giorno di malattia potrebbe penalizzare lavoratori che sono realmente impediti. Ma gli studi mostrano assenze ripetute da parte degli stessi soggetti, di qui la decisione contenuta nell'accordo".Il problema più drammatico resta quello dell'esclusione della Fiom?
"Mi pare di sì. L'accordo del 1993, promosso da Carlo Azeglio Ciampi sottoscritto da tutti, introduceva il diritto di voto per tutti i lavoratori e la rappresentanza nelle Rsu di tutti i sindacati presenti, indipendentemente dalla firma degli accordi. Fu proprio un torinese, Carlo Callieri (allora vice presidente di Confindustria, ndr) a volere che un terzo dei delegati restasse assegnato alle organizzazioni che avevano sottoscritto il contratto nazionale, affinché fosse chiaro che la contrattazione aziendale doveva inserirsi nel quadro nazionale. Il sistema per altro ha dato buona prova di sé e in questo senso le perplessità su questo punto dell'accordo sono condivisibili. E' pericoloso buttare a mare un sistema di relazioni industriali complesso e problematico ma consolidato".Si riferisce anche a quelle di Confindustria?
"Mi pare normale che a Confindustria non piaccia il tentativo di un'impresa di risolvere da sé questi problemi".Il referendum appianerà la controversia?
"Temo di no, o almeno non se i consensi saranno il 50 per cento più uno. Mi pare che il problema che affligge Marchionne sia un altro, e cioè vincolare tutti al rispetto dell'intesa raggiunta, anche chi non ha firmato l'accordo. Ma per fare questo ci vuole l'accordo dei sindacati. C'è o non c'è un accordo sul tema tra Cgil, Cisl e Uil?"Il problema dunque non sono i diritti dei singoli, ma il sistema di relazioni?
"Esattamente. E' vero che ai lavoratori si chiedono sacrifici, ma non sono insormontabili se a fronte di questi ci sarà davvero una fase di ripresa industriale, come è avvenuto per esempio in Germania".
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