venerdì 14 ottobre 2011

La Prestigiacomo non voterà il ddl.

Politica
13/10/2011 - IL CASO

Legge di stabilità, rivolta nel governo
La Prestigiacomo: "Non voterò il ddl"

Protesta anti-tagli. Il ministro:
"Tremonti cancella l'Ambiente"
Il Pd: "Si dimetta". Domani Cdm

ROMA
Domani il Cdm varerà il nuovo testo sul rendiconto generale dello Stato insieme alle leggi di bilancio e stabilità. È questa la soluzione che ha trovato Silvio Berlusconi all’impasse istituzionale creatasi dopo la bocciatura martedì scorso del ddl sul rendiconto generale del 2010 da parte della Camera. Ma nel governo è polemica con diversi ministri sul piede di guerra contro Tremonti.

I TAGLI ALL'AMBIENTE
Nel mirino i tagli lineari contenuti nella legge. Stefania Prestigiacomo va all'attacco: «Ovviamente non potrò votare né in Consiglio dei Ministri né in Parlamento una legge di stabilità che di fatto cancella il ministero dell’Ambiente». Il provvedimento, domani in Consiglio dei Ministri, prevedrebbe infatti interventi al ministero dell’Ambiente che portano, in quattro anni, a tagli per il 90%: dal 1,3 miliardi di euro del 2008, previsti per interventi ambientali, a 120 milioni di euro nel 2012. Considerando che le spese fisse, insopprimibili, per il ministero sono pari a 320 milioni, il bilancio, che per il 2008 era di un miliardo e 620 milioni, passerebbe a 440 milioni di euro nel 2012.

ROMANI ALL'ATTACCO: "NO ALLO SCIPPO DELLE RISORSE TLC"Le maggiori risorse dell’asta per la telefonia 4g vanno reinvestiti nella banda larga. Il ministro
dello Sviluppo, Paolo Romani critica il diverso utilizzo previsto dalla legge di stabilità dei maggiori fondi raccolti dal suo ministero. Sottrarre risorse alla banda larga e al settore tlc rappresenta «un grave danno» anche perchè il ’reinvestimento delle risorse era il presupposto normativò della gara. «I contenuti della nuova legge di stabilità riportati oggi dalla stampa appaiono in evidente contrasto con quanto previsto circa la destinazione delle risorse della gara per le frequenze 4G, gestita nella sua totalità dal Ministero dello Sviluppo».

Il tema arriverà certamente domani sul tavolo del consiglio dei ministri. Insieme al nuovo rendiconto. Il Consiglio dei ministri lampo (circa mezz’ora) di oggi ha deciso infatti di rinviare a domani, dopo il voto di fiducia alla Camera l’esame del provvedimento. In una nuova riunione che potrebbe tenersi direttamente a Montecitorio e non a Palazzo Chigi. I motivi dello slittamento sarebbero due: il primo, quello ufficiale, è di opportunità istituzionale. Dopo i richiami del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si preferirebbe approvare il testo ma solo dopo aver incassato la fiducia.

Ma tra Palazzo Chigi e Montecitorio molti nella maggioranza e anche nel governo già in mattina circolavano voci di un vero e proprio «scontro» tra il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani e quello dell’Economia, Giulio Tremonti. Scontro che si sarebbe consumato prima della riunione ufficiale del Cdm e al quale, il comunicato stampa diffuso in serata, sembra dare ulteriore corpo. Il Cdm - dicono il ministro degli Esteri, Franco Frattini, quello alla Cultura Giancarlo Galan e il ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto - si sarebbe invece svolto serenamente. Insomma nessun attrito tra i due. Ma durante l’intervento di Silvio Berlusconi in aula alla Camera moltissimi in transatlantico parlavano di un «ministro inferocito», «fuori dalla grazia di Dio», avvalorando l’ipotesi di qualche tensione.

Posizioni diverse si registrano anche sul decreto Sviluppo che Romani sta mettendo a punto (dopo che la fase preparatoria era stata istruita da Tremonti). Il ministro dell’Economia, in una delle prime riunioni, aveva infatti parlato di costi «zero». Cioè di un provvedimento fatto solo di semplificazioni ed agevolazioni. Ma non a tutti nel governo e nella maggioranza questa posizione di Tremonti è piaciuta. Tanto che oggi il ministro Frattini a Montecitorio spiegava: «non vedo un decreto sviluppo a costo zero». Il provvedimento «avrà una parte a costo zero, ma un’altra parte con degli oneri e bisogna trovare le coperture». Ma è proprio su questo, su eventuali difficili nuove risorse che erano arrivati i forti dubbi di via XX Settembre.

DEMOCRATICI ALL'ATTACCO
Il rischio è quello di eliminare sostanzialmente il piano bonifiche per i 57 siti inquinati di interesse nazionale, azzerare la gestione dei 60 parchi nazionali e riserve marine, eliminare gli interventi per il dissesto idrogeologico, i fondi per la mobilità sostenibile e quelli della lotta alla Co2. Altrettanto decisa la reazione del Pd, il cui responsabile per l’ambiente, Stella Bianchi, si rivolge al ministro: «Prestigiacomo non si è accorta che in questi anni Tremonti gli ha praticamente chiuso il Ministero? Dove era? Ora se ha un sussulto di dignità chieda l’immediato reintegro delle risorse o rassegni le sue dimissioni .In ogni caso - spiega - è davanti a noi lo spettacolo indecente di un governo che fa cassa a danno del nostro patrimonio più prezioso, della salute e a volte dell’incolumità dei cittadini. È evidente che questo governo ora più che mai deve rassegnare le sue dimissioni nel più breve tempo possibile per il bene del paese e degli italiani».

LA MOSSA DEL PREMIER
Intanto, con una procedura finora inedita, grazie al probabile voto di fiducia al governo da parte della Camera, verrà superato lo scoglio della ripresentazione di un testo, quello sul rendiconto, respinto da uno dei rami del Parlamento. L’impasse dipende dal fatto che senza il sì delle Camere al Rendiconto 2010 non si può nemmeno approvare l’Assestamento di Bilancio 2011, legge che autorizza il governo a compiere le necessarie azioni per chiudere l’esercizio dell’anno in corso. La difficoltà nasce dalla cosiddetta «improcedibilità», cioè dal fatto che una legge bocciata non può essere ripresentata tale e quale alla Camera prima di sei mesi. D’altra parte presentare un nuovo Rendiconto solo leggermente modificato era impossibile, visto che esso non fa che fotografare la situazione dei conti. Nel discorso alla Camera il premier Berlusconi ha delineato il percorso per uscire dallo stallo. Ha infatti chiesto la fiducia su una serie di contenuti, tra i quali la riproposizione dello stesso testo del Rendiconto.

DOMANI CONSIGLIO DEI MINISTRI
Se la Camera domani darà il via libera al governo, autorizzerà essa stessa a superare il veto della «improcedibilità» o «ne bis in idem» (non si vota due volte su una stessa legge). Dopo la fiducia dunque, ha detto Berlusconi, il Consiglio dei ministri varerà il Rendiconto 2010 e lo presenterà in Senato per la prima lettura. Berlusconi ha poi affrontato il tema politico della «quasi sfiducia» che sarebbe costituita da una bocciatura di una legge di Bilancio. «L’incidente parlamentare» di cui si è scusato «personalmente» ha determinato effettivamente «una situazione anomala», che però, ha affermato il premier, «non può avere improprie conseguenze sul piano istituzionale». E qui Berlusconi ha voluto fare «qualche precisazione», non per «partecipare alla disputa tecnico-giuridica che dilaga sui giornali - ha detto - ma per lasciare agli atti del Parlamento una precisa assunzione di responsabilità». Il Rendiconto, ha sostenuto, «appartiene alla categoria delle cosiddette leggi formali, ovvero dei provvedimenti legislativi che hanno soltanto la forma di legge, ma non ne hanno le caratteristiche sostanziali»; infatti essa è puramente «accertativa» della realtà «consolidata» dei conti dell’anno precedente. In caso di votazione negativa, quindi, «parlare di sfiducia nei confronti del Governo è del tutto improprio» perché il Rendiconto non rientra tra le leggi «della programmazione finanziaria per le quali è certamente necessaria una consonanza tra Esecutivo e Parlamento». «L’equiparazione, proclamata dai partiti della minoranza, tra Rendiconto e leggi di bilancio e di stabilità - ha concluso - è pertanto del tutto forzata e strumentale».

Fonte : "la Stampa"

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