giovedì 20 ottobre 2011

Tagli alla Casta, corsa al rinvio

20/10/2011 - DOSSIER/ I COSTI DELLA POLITICA

Tagli alla Casta, corsa al rinvio

Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione Normativa

Spendere meno per mantenere chi guida il Paese pare un’impresa impossibile.
Ieri l’ultimo scontro: la riduzione dei parlamentari finisce nel ddl Calderoli con tutte le altre riforme.
Per l’opposizione è solo melina
Ce la faremo?

CARLO BERTINI, DALLA "STAMPA"
ROMA
Dimezzare i parlamentari farebbe risparmiare un centinaio di milioni di euro all’anno, tra stipendi e rimborsi, una goccia nell’oceano dei quasi 2 mila miliardi di debito pubblico che schiaccia gli italiani. Malgrado ciò, da dieci anni è la formula magica che partiti e leader politici usano per blandire il popolo anti-Casta: ma anche nel giorno in cui il Senato vota la corsia preferenziale per la riforma «epocale» del governo, che contiene la sforbiciata agli onorevoli, la guerra della propaganda fa pensare che tutto si areni nelle sabbie del Parlamento. Così come l’abolizione delle province, l’altra bandiera sui costi della politica, che a dispetto di un accordo bipartisan in commissione, attende lo sblocco di una trattativa Stato-Regioni per riemergere dalle secche. Ed è lungo l’elenco dei rinvii, alcuni sine die, di molte delle misure anti-Casta sbandierate da mesi.

Il taglio degli onorevoli Berlusconi lo promette dal 2001 e il tema, con la riforma del bicameralismo e della forma di governo, compare pure nei discorsi di insediamento del governo nel 2008. Al Senato fioriscono le proposte di legge: ma solo il 4 ottobre scorso il governo deposita il ddl 2941 che riduce i deputati da 630 a 250 e i senatori da 315 a 250, introducendo in Costituzione il principio che l’indennità sia commisurata all’effettiva presenza ai lavori delle Camere. Ma ieri esplode il caso: le opposizioni da mesi chiedono di votare subito la riduzione dei parlamentari senza mischiarla ad altro, mentre la riforma Calderoli tocca nodi come i poteri del premier e il Senato federale capaci di dividere i poli. La maggioranza chiede l’ok delle opposizioni alla procedura d’urgenza per portare in aula dal 4 novembre tutta la riforma, dimezzando i tempi: la Finocchiaro risponde sì a patto che il Pdl accetti di accelerare l’esame del testo bipartisan sulla riduzione degli onorevoli, fermo in commissione. L’aula dice sì, Quagliariello nega «tattiche dilatorie» o che si voglia «eludere il tema del dimagrimento delle Camere». Sostenendo però che «bisogna provare ad andare fino in fondo» con un testo di riforma delle istituzioni più «organico». Per il piddì è il segnale che «al novantesimo minuto Pdl e Lega chiedono di fermare il gioco e di iniziare un altro torneo». «Il ddl Calderoli modifica 26 articoli della Costituzione, richiederà tempi biblici e serve solo a non far nulla», attacca Finocchiaro. «Basta con le chiacchiere, ora passiamo ai fatti», taglia corto Calderoli, che non vede l’ora di inchiodare il Pd ad un voto contrario a una riforma che contiene la sforbiciata alla Casta.

Province finora salvate Da mesi Idv e Udc premono per sopprimere l’ente provincia tout court, il che porterebbe secondo alcune stime fino a 2 miliardi di euro di risparmi. Ma dopo due rinvii in commissione, il 14 luglio la Camera respinge questa proposta. Il governo annuncia il taglio di quelle sopra i 300 mila abitanti o la cui superficie superi i 3 mila chilometri quadrati. Scoppiano polemiche sul salvataggio di province care a Tremonti come Sondrio e in sede di conversione del decreto anti-crisi la misura viene eliminata e la palla passa alla Conferenza Stato Regioni. «In commissione Affari Costituzionali - sospira il presidente Bruno - ci sarebbe un accordo di massima tra Pdl, Pd e Lega per lasciarne in vita una trentina, ma per rispetto istituzionale siamo in stand by...».

Stipendi e vitaliziMalgrado la Camera in giugno abbia sfornato un dossier costato sei mesi di lavoro sul trattamento economico dei parlamentari in Europa, il decreto del governo ha deciso di affidare la materia ad una commissione di cinque esperti guidata dal Presidente Istat: che entro dicembre, ma con proroga a fine marzo, dovrà stabilire la media ponderata dei trattamenti economici nei sei principali Stati dell’area euro. E si potrebbe arrivare alla conclusione che i 5.500 euro netti di indennità degli onorevoli del bel paese rientrino nella media: anche se nessuno in Europa arriva ai 14 mila euro di emolumenti, calcolati tenendo conto dei rimborsi forfettari che in altri stati richiedono precisi giustificativi (viaggi, alloggi, trasporti). Mentre i portaborse vengono assunti dalle amministrazioni che spendono spesso di più rispetto ai circa 4 mila euro di cui beneficiano i nostri deputati a questa voce. I vitalizi dalla prossima legislatura non ci saranno più, i dipietristi avevano chiesto di abolire anche quelli in essere ma sono stati respinti con perdite: e per decidere il nuovo regime previdenziale contributivo una commissione interna lavorerà da qui a Natale.

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