venerdì 28 ottobre 2011

Baby pensioni, grandi spese

Baby pensioni, grandi spese

Riguardano tutte quelle persone che hanno smesso di lavorare con meno di 50 anni

I nomi, a volte, già dicono tutto. Come, ad esempio, quello dedicato alle “baby pensioni”. Ovvero tutti quei dipendenti pubblici che percepiscono una pensione dallo Stato per 20, 30, 40 anni. Dunque, le pensioni saranno anche “baby”, ma la spesa non lo è affatto.   

Cosa sono le “baby pensioni”
Il termine baby pensioni indica quelle godute da lavoratori del settore pubblico che hanno smesso di lavorare a meno di 50 anni di età. Furono introdotte nel 1973 dal governo Rumor e cancellate quasi venti anni dopo, nel 1992.  

Chi ne aveva diritto?
Chi aveva 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi se si trattava di donne sposata con figli, 20 anni per gli statali, 25 per i dipendenti degli enti locali.  

In quanti ne godono?
Sono 531.752 le pensioni di vecchiaia e di anzianità concesse in questi anni secondo l’ultimo rapporto della Confartigianato. In media i baby pensionati ricevono un assegno di circa 1.500 euro lordi al mese. Cifre di tutto rispetto, se si considera che mediamente incassano la pensione per più di 30 anni avendo versato pochissimi contributi. Incassano minimo tre volte rispetto a quanto hanno versato.  

Quanto ci costano?
Venti anni di baby pensioni costano allo Stato 163,5 miliardi. Una sorta di 'tassa' pari a 6.630 euro a carico di ciascuno dei 24.658.000 lavoratori italiani. Il 78,6% di queste pensioni sono erogate dall'Inpdap, l'ente di previdenza del pubblico impiego, che registra 424.802 pensioni a dipendenti pubblici ritirati dal lavoro ad una età inferiore a 50 anni: di queste il 56,5% sono erogate a donne. Il costo di queste pensioni pubbliche ammonta a 7,43 miliardi. Il rimanente 21,4% è relativo alle 106.950 pensioni erogate dall'Inps a soggetti con età di uscita inferiore a 50 anni in relazione a regimi speciali e prepensionamenti, per una spesa complessiva di 2,02 miliardi.  

Quanti anni in pensione?

Considerata l'età di uscita dal lavoro dei baby pensionati, la loro età attuale e la speranza di vita, i baby pensionati rimangono in pensione, in media per 40,7 anni. Con una durata media della vita stimata a 85,1 anni, si tratta del 48% della vita trascorso in pensione. Le baby pensioni - rileva Confartigianato - hanno un impatto sulle finanze pubbliche tutt'altro che trascurabile. La spesa previdenziale relativa a questi trattamenti previdenziali ammonta a 9,45 miliardi di euro all'anno. Ma, poiché il mezzo milione di pensionati precoci riceve un trattamento pensionistico più lungo di 15,7 anni rispetto ad un pensionato medio, il risultato è che le baby pensioni determinano una maggiore spesa pubblica cumulata per i 15,7 anni di durata della pensione eccedenti alla media che ammonta a 148,6 miliardi di euro. Ciò significa che per ciascun baby pensionato viene erogata una maggiore spesa rispetto ad un pensionato ordinario di 279.582 euro. A questa somma va aggiunta la minore contribuzione pari a 138.582 euro per ciascun baby pensionato del settore privato che complessivamente si traduce in 14,8 miliardi di mancate entrate previdenziali per gli oltre centomila baby pensionati privati.  

Il paradosso mamma-figlia
Facciamo un esempio concreto per capire la disparità creata dalle baby pensioni tra una mamma e una figlia. Una donna nata nel 1946, con figli, poteva andare in pensione con 19 anni sei mesi e un giorno di lavoro. Quindi poteva essere collocata a riposo, avendo lavorato dal 1966, anche nel 1986, prima di raggiungere i quaranta anni. Per sua figlia nata nel 1966 la pensione di anzianità sarà raggiungibile solo con almeno 40 anni di contributi (oltre a un anno di finestra mobile, quindi con 41 anni di servizio) o con 62 anni di età e 35 di contributi (di fatto 63 anni considerata la finestra mobile). Se poi la figlia non è riuscita ad ottenere un lavoro stabile o ha cominciato a lavorare tardi e quindi non ha i contributi per la pensione di anzianità dovrà sperare di arrivare alla pensione di vecchiaia che per chi ha oggi 45 anni sarà solo nel 2033, a 67 anni e tre mesi. Quindi, la figlia avrà lavorato oltre 20 anni in più rispetto alla madre.
Fonte:"Vivere"

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