Molti comuni italiani si sono attrezzati per dare una mano alle famiglie più in difficoltà
Il prezzo dei manuali scolastici non accenna a calare. E come se non bastasse il ministero ha ritoccato al rialzo il tetto di spesa consentito per legge. Un'asticella che viene superata spesso da molti istituti del nostro paese.
La soluzione è un buono libri. Da qualche anno, infatti, molti comuni italiani si sono attrezzati per dare una mano alle famiglie più in difficoltà. Perché mandare il proprio figlio a scuola è un dovere.
Ma il clima di austerità non risparmia nessuno: per la prima volta dopo anni, diversi comuni non hanno ancora distribuito neanche un buono. In attesa di sapere quanti finanziamenti riceveranno dallo Stato. E molti genitori, già in difficoltà, hanno dovuto sborsare tutto di tasca loro.
Il buono libri è un contributo in denaro, sotto forma di cedola, che le amministrazioni comunali mettono a disposizione delle famiglie. Nella maggior parte dei casi non c'è bisogno di anticipare nulla: prima si ritira il buono, e con quello si vanno a comprare i libri di testo in cartolerie e supermercati convenzionati.
L'iniziativa vale per le scuole secondarie di primo e secondo grado (le vecchie scuole medie e superiori) visto che per la primaria (cioè le elementari) il contributo per i libri è già previsto dalla legge.
Ogni città ha le sue regole e i suoi tetti. Per conoscere l'entità del buono (se il comune lo prevede)ci si può informare sul sito del municipio, o di persona, e in segreteria scolastica, anche perché qualche istituto eroga un contributo ulteriore che si aggiunge a quello comunale.
Tra le sei città italiane Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli e Bari, l'unica a distribuire il buono a tutte le famiglie è Milano, che però finanzia solo i libri per la scuola media.
Negli altri comuni è necessario dimostrare un reddito pari o inferiore a 10.633 euro. A Firenze però l'asticella si abbassa per le famiglie con tre o più figli, che potranno godere dell'aiuto economico anche presentando un reddito fino a 32.500 euro. Il parametro di riferimento è sempre il modulo Isee dell'anno precedente.
Fonte : " Vivere"
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