domenica 2 ottobre 2011

La crisi allarga ancora la forbice tra le due Italie

Politica


02/10/2011 - ANALISI

Il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani

Sud al palo, il Pil aumenta solo dello 0,1% Svimez: la manovra peggiorerà la situazione

di PAOLO BARONI, dalla "Stampa"



ROMA

Le ultime cifre sul lavoro diffuse venerdì dall’Istat parlano da sole: la disoccupazione nel secondo trimestre di quest’anno è lievemente calata (dall’8,3% al 7,8%) ma il divario nordsud non cambia. Anzi, se si guardano i dati sui giovani e in particolare le «giovani donne» (44% senza lavoro) c’è un vero abisso. Idem il Pil. Quest’anno la ricchezza nazionale crescerà pochissimo, solo lo 0,6%, e il Mezzogiorno crescerà ancora meno, +0,1% appena. Se si eccettuano Abruzzo, Molise e Basilicata (che salgono entrambe dello 0,5%, ma che sul totale pesano pochissimo) tutte le altre aree meridionali sono ferme. La Calabria perde lo 0,1% (dopo il +1% del 2010), la Campania fa +0,1% (-0,6% l’anno passato), la Puglia +0,3% (-0,2% nel 2010), Sicilia e Sardegna al palo. Crescita zero per entrambe quest’anno contro un 2010 nel corso del quale hanno segnato rispettivamente un +0,1% e un +1,3%. Tutto questo ha ovviamente un’immediata ripercussione sull’occupazione e sul reddito pro-capite del Meridione. Al rovescio, se il Mezzogiorno fosse in messo in grado di competere e crescere - come sollecitava di nuovo ieri il Capo dello Stato e come fanno da sempre, inascoltate, Confindustria e sindacati - anche il Paese potrebbe beneficiarne. La realtà però è un’altra.



Sicilia doppiata dalla Lombardia

In base a valutazioni Svimez nel 2010 il Pil nel Mezzogiorno è aumentato dello 0,2%, in decisa controtendenza rispetto al -4,5% del 2009, ma distante di un punto e mezzo percentuale dalla performance del Centro-Nord (+1,7%). Non va meglio nel medio periodo: negli ultimi dieci anni, dal 2001 al 2010, il Sud ha segnato una media annua negativa (-0,3%) decisamente distante dal +3,5% del Centro-Nord. Segno che il divario non è di oggi ma è di fatto strutturale e dura nel tempo. In termini di Pil pro capite il Mezzogiorno non arriva al 60% del valore del Centro Nord. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.583 euro (29.869 euro nel CentroNord, 17.466 nel Mezzogiorno), con un picco in Lombardia, la regione più ricca con 32.222 euro, e un minino assoluto in Campania, la regione più povera di tutte, ultima a quota 16.372 euro.



L’emergenza lavoro

Delle 533 mila unità perse in Italia tra il 2008 e il 2010, ben 281 mila sono nel Mezzogiorno. Nel Sud, dunque, pur essendo presenti meno del 30% degli occupati italiani, si concentra il 60% delle perdite di lavoro determinate dalla crisi. Incide in questa area, più che altrove, il calo fortissimo dell’occupazione industriale (-120 mila addetti, che vuol dire quasi il 15% di calo, che diventa il 20% in Campania). La fotografia scattata dallo Svimez parla, tra l’altro, di 117 aree «deboli» e 13 sistemi industriali e quasi 600 comuni meridionali in evidente difficoltà. Nel 2010 gli occupati in Italia sono stati 22 milioni 872mila, 153mila in meno rispetto al 2009, di cui 86.600 nel solo Mezzogiorno. Ma la vera e propria emergenza è tra i giovani, con un tasso di occupazione nella fascia 15-34 anni che nel 2010 è sceso ancora, passando dal 33,3% del 2009 al 31,7%, e un picco negativo del 23,3% tra le donne. Ovvero 25 punti in meno rispetto al Nord del Paese (56,5%).



«Nel 2010 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 13,4% al Sud e del 6,4% al CentroNord, ma se nel Centro-Nord la perditadi posti di lavoro tende a trasformarsi quasi interamente in ricerca di nuovi posti di lavoro, nel Mezzogiorno solo in minima parte lo diventa. E così rispetto al 2009, i disoccupati sono aumentati più al Centro-Nord (+9,4%) che al Sud (+6,6%). In realtà il tasso di disoccupazione corretto riferito al Mezzogiorno è quasi doppio 25,3% anziché 13,4%. «La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l’indagine» argomenta lo Svimez. Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord supererebbe la soglia del 10% (quello ufficiale è pari al 6,4%) e al Sud raddoppierebbe arrivando al 25,3% contro il 23,9% nel 2009.



Come pesa la manovra

Mentre il piano per il Sud è ancora lontano dal produrre risultati (e in molti dubitano che ci riesca); e mentre all’appello - ricorda lo Svimez - mancano almeno 60 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture, l’effetto delle ultime manovre rischia di penalizzare ancora di più il Mezzogiorno dal momento che «l’effetto cumulato delle manovre 2010 e 2011 dovrebbe pesare in termini di quota sul Pil 6,4 punti al Sud e 4,8 punti nel Nord». E in particolare sul fronte della riduzione delle spese «il contributo delle regioni meridionali arriverebbe al 35% del totale nazionale. Una quota superiore di 12 punti percentuali al suo peso economico». Anziché essere aiutato, è questo il paradosso delle più recenti politiche di governo, il Mezzogiorno insomma verrebbe ancora più penalizzato.

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