di MARCELLO SORGI,dalla stampa
L’arrivo sul tavolo di Berlusconi di una proposta scritta di riforma della legge elettorale firmata Violante ha imposto alla discussione che ha impegnato tutti i partiti (tranne Di Pietro) in questa settimana un imprevisto segno di concretezza. Finora infatti non si era arrivati più in là di un impegno generico. Adesso, invece, scripta manent: vuol dire che, come si era intuito fin dall’inizio, il Pd sta al gioco e vuole andare fino in fondo nel confronto con il Pdl: pazienza se qualcuno nel partito mugugnerà in nome dell’indimenticato antiberlusconismo.
Il fatto poi che il Cavaliere abbia subito voluto sottoporre al vertice del suo partito il testo inviato da Violante sta a significare che anche il Pdl vuole condurre la trattativa senza ripensamenti e senza lasciarsi condizionare da veti e pregiudiziali. D'altra parte la proposta Violante - bipolare e proporzionale, in grado di garantire una rappresentanza, sia pure simbolica, ai partiti più piccoli, concentrando però la sfida tra i due maggiori - è concepita in modo da portare il negoziato su un piano pragmatico e concreto. Il Pd abbandona ufficialmente il maggioritario a doppio turno, per lunghissimo tempo la sua bandiera, e mette giù un'ipotesi flessibile, che tenta di contemperare le esigenze più diverse, e soprattutto che riconduce a un meccanismo proporzionale l'assegnazione dei seggi e di un eventuale premio di maggioranza. In questo senso l'ultima versione del Pd è un pefetto mix di sistema spagnolo e tedesco. Con l’obiettivo di limitare fortemente la possibilità di garantire uno spazio sicuro al Terzo polo e a una prospettiva centrista. Lo schema Violante infatti prevede che Casini a un certo punto scelga tra centrosinistra e centrodestra.
Inoltre, anche se la soglia di sbarramento è ipotizzata a stadi diversi, proprio per consentire a tutti, anche ai più piccoli, di presentarsi e concorrere, un partito come la Lega, con il suo potenziale dieci per cento che gli assegnano i sondaggi, potrebbe gareggiare tranquillamente con i più forti e restare decisivo nella formazione dei governi. E tuttavia, come dimostra l'ostruzionismo del Carroccio ieri contro l'approvazione del decreto svuotacarceri, Bossi non se ne dà per inteso. E con lui Di Pietro, il cui futuro elettorale, e la possibilità di tornare alleato del Pd, si prospetterebbero più incerti. E ancora, Vendola, che nel 2013 si gioca la partita di riportare in Parlamento la sinistra radicale.
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