di UMBERTO VERONESI, dalla stampa
La condanna dei proprietari dell’azienda produttrice di amianto è sacrosanta, ma a rigor di logica dovremmo incolpare anche quei governi che hanno aspettato più di trent’anni prima di mettere fuori legge una sostanza che la scienza aveva pubblicamente denunciato come cancerogena.
Che l’amianto fosse causa di mesotelioma, una forma di tumore della pleura molto aggressiva, si sapeva già dagli Anni 50. Addirittura negli Anni 60 l’International Agency for Cancer Research (Iarc) organizzò una conferenza internazionale sul rischio amianto e nel 1964 il «New York Times» pubblicò una pagina sul caso Eternit, informando direttamente anche la popolazione. Eppure una legge che vieta l’uso dell’amianto arriva soltanto nel 1992, - dopo che l’azienda, inaugurata nel 1906, aveva chiuso per autofallimento nel 1987 - quando il materiale cancerogeno per 80 anni aveva già invaso il mondo. Ora è difficile andare a reperire tutti i siti contaminati. L’amianto, come materiale ignifugo, è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia sia civile che industriale, per costruire navi, scuole, case, uffici, tettoie, magazzini etc. Con l’amianto erano fabbricate le pastiglie dei freni delle automobili e quindi ogni frenata provocava un’emissione nociva nell’aria.
Che fare ora? Il problema della bonifica ha ormai proporzioni gigantesche. E’ necessaria un’analisi per capire con esattezza dove ci conviene rimuovere (con il rischio di diffusione delle polveri) e smaltire e dove isolare e sigillare il materiale perché non possa venire in contatto con le persone. La tragedia dell’amianto ci deve inoltre far riflettere sul fatto che è ora di riprendere gli studi sulla cancerogenesi ambientale. Il principio dell’origine ambientale del cancro nasce nel ‘700 quando un chirurgo inglese, Percival Pott, descrisse carcinomi cutanei negli spazzacamini. Nel 1896, a Francoforte un chirurgo, Ludwig Rehn, scoprì che il cancro della vescica era molto più frequente nei lavoratori dell’industria delle amine aromatiche (anilina) e nello stesso periodo il cancro del polmone veniva riscontrato con frequenza nei lavoratori in miniere con forti emissioni radioattive; nel mentre apparivano le prime osservazioni del rischio di tumore polmonare per inalazione di cromati, composti ferrosi e, appunto, amianto. Abbiamo così scoperto via via una serie di sostanze che sono causa di tumore e che sono recensite dal già citato Iarc: sostanze utilizzate sui luoghi di lavoro come appunto le amine aromatiche (per i coloranti), o che compongono alcuni materiali, come il nichel, o presenti nell’aria, come il benzene, o come i prodotti della combustione, oppure ancora i raggi ionizzanti di origine terrestre o prodotti dall’uomo, e infine alcuni virus. Nel nuovo millennio tuttavia l’epidemiologia (vale dire lo studio delle cause della malattia in relazione a come si presenta e si distribuisce nelle popolazioni) è stata leggermente trascurata, a favore degli studi «costituzionali», incoraggiati dalla decodifica del genoma umano: la conoscenza dei geni dell’uomo ci ha informati che il cancro è legato a un danno al Dna cellulare che «sprogramma» la cellula, che inizia a comportarsi in modo anomalo rispetto alla sincronia armonica dell’organismo. Tuttavia non dobbiamo cadere in equivoco: il fatto che la conoscenza del Dna sia diventata un elemento primario nella lotta al tumore, significa che il Dna è il primo ad essere danneggiato. Ma la causa del danno rimane esterna. Dunque la ricerca sui fattori ambientali rimane una delle vie principali per la sconfitta della malattia. A patto che la sua voce venga ascoltata. Credo che questa sia la grande lezione della vicenda Eternit. Personalmente ho vissuto negli Anni 60 il caso amianto, partecipando agli studi che ne hanno definito la pericolosità, e negli stessi anni ho partecipato ai movimenti per risolvere il caso delle amine aromatiche: abbiamo lottato per decenni per la chiusura delle fabbriche che utilizzavano le sostanze e le ultime, in Val Bormida, sono state chiuse pochi anni fa. Bisogna fare in modo che un altro caso non avvenga più.
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