lunedì 13 febbraio 2012

Servono sconti fiscali per dare cibo buono ai meno abbienti


di GIORGIO CALABRESE, dalla stampa

Come diceva ieri su «La Stampa» il Cardinal Bagnasco, la persona va messa al centro e occorre salvare l’uomo, non solo i conti e qualsiasi provvedimento non può prescindere da questa verità.

Proprio per questo, come nutrizionista, vorrei sottoporre al ministro della Salute, Renato Balduzzi, una riflessione sulla sua decisione di mettere una tassa sul «junk food», il cosiddetto cibo spazzatura. Nessuno mette in dubbio le buone intenzioni del ministro ma prima di varare nuove regole in questa direzione non bisogna dimenticare che non tutti i consumatori di «junk food» lo sono per scelta. Molti mangiano quelle cose per una causa di forza maggiore che si chiama indigenza.

Come nutrizionista mi sento in dovere di ricordare che un simile provvedimento rischia di andare a colpire proprio i più bisognosi, le fasce più a rischio come i disoccupati e i meno abbienti. Si rischia di colpire quelle categorie per le quali il cibo che costa poco è l’unica alternativa al frigo vuoto e alla denutrizione. La storia recente ha sovente dimostrato come tasse e proibizioni non siamo un deterrente sufficiente contro le cattive abitudini, come regolarmente avviene per le sigarette.

E non solo, mentre con il tabacco è facile andare a colpire un’intera categoria nel caso di un’imposta sul «junk food» è difficile definire con precisione quali sono i cibi spazzatura e quali quelli virtuosi.

Sono molti i parametri da valutare come la sua qualità della filiera produttiva, come la Coldiretti insegna da sempre, la corretta elaborazione degli ingredienti, la giusta conservazione. Noi nutrizionisti abbiamo il dovere di indicare gli alimenti essenziali non solo per sopravvivere, ma anche per vivere bene, specie nei periodi di ristrettezze economiche e sociali.

Forse, politicamente, la decisione annunciata dal ministro ha un effetto rassicurante e può lasciare indifferenti i più abbienti e facoltosi, ma sono sicuro che questa tassa in più, di cui il Paese a mio parere non ha proprio bisogno, non apporta nessun miglioramento al regime alimentare degli italiani.

Se l’obiettivo di questo provvedimento è migliorare la qualità della salute dei consumatori italiani, vorrei sottolineare che il «junk food» ha un ruolo irrilevante. E lo dimostra il fatto che l’Istat ha pubblicato in questi giorni i dati sulla longevità dei vari Paesi del mondo e gli italiani sono risultati al primo posto. Un segno inequivocabile di qualità dell’alimentazione. La nostra dieta mediterranea, basata su cibi locali e stagionali, specie di origine vegetale, vince sempre.

La soluzione che propongo al ministro Balduzzi potrebbe essere quella di abbassare il prezzo dei cibi salvavita, come frutta, verdura, cereali, legumi, carni, pesci e latticini con una manovra di defiscalizzazione che porti i consumatori a scegliere più facilmente quegli alimenti assicurando l’introduzione di nutrienti essenziali per la salute. Invece di tassare il «junk food» si potrebbe creare una sorta di paniere salvavita a cui possano accedere anche i meno fortunati. Quando i consumatori si trovano di fronte a un aumento dei prezzi del cibo dirottano immediatamente le proprie scelte verso prodotti che assomigliano a quelli buoni ma costano meno, perché di peggiore qualità, con effetti deleteri per l’organismo. Può sembrare un regalo non praticabile in questo momento di crisi, invece con questa soluzione lo Stato recupererebbe la spesa non affrontando i costi sanitari causati dalle malattie metaboliche.

Meglio informare la gente, istituendo commissioni operative di nutrizionisti per educare il consumatore ad adeguare l’alimentazione al proprio fabbisogno energetico che spingerlo a cambiare abitudini con una tassa. Oggi, l’altro grande nemico delle malattie metaboliche è la sedentarietà, oltre al cibo. Per una buona qualità della vita è necessario muoversi. Il movimento fisico rappresentato anche solo da lunghe camminate è il secondo pilastro, dopo l’alimentazione, per migliorare la qualità della vita e abbassare la spesa sanitaria.
Per questo il ministro Balduzzi dovrebbe proporre al nostro premier Mario Monti un decreto legge che abbassi attraverso agevolazioni fiscali il cibo salva-vita, solo così si venderà sempre meno «junk food» e gli italiani staranno meglio.

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