RAPPORTO TRA TASSE E SERVIZI IN ITALIA
Intervista a Mario Miscali - 22 febbraio 2012
da cadoinpiedi.it
Nel nostro Paese c'è una congruenza tra l'alto livello di tassazione e la qualità dei servizi pubblici erogati? Il profilo della tassazione consente uno sviluppo sano delle imprese e la crescita dell'economia? Monti ha una visione o agisce da "ragioniere"? Ecco le risposte...
In Italia il livello della tassazione è molto elevato e le imposte devono essere corrisposte in anticipo. Le sembra che nel nostro Paese ci sia una congruenza tra l'alto livello di tassazione e la qualità dei servizi pubblici erogati (come ad esempio avviene in Nord Europa) oppure no?
"Direi che un conto è il sistema fiscale, un conto sono i servizi. L'attuale nostro sistema fiscale può essere oggetto di critiche per quanto riguarda la sua adeguatezza e la sua coerenza, visto anche il rapporto che esiste con i sistemi fiscali degli altri Paesi. Un discorso a parte merita invece il tema dell'efficienza dei servizi, che attiene alla macchina statale, alla macchina regionale e alla macchina comunale. Sono due temi che vanno letti separatamente, perché non si può, a mio avviso, legare sistema fiscale ed efficienza dei servizi. Se c'è, ed è vero, un alto livello di tassazione e c'è la necessità di un miglioramento della qualità dei servizi pubblici erogati, questo attiene più all'efficienza, all'adeguatezza, alle modalità con le quali sono utilizzate le risorse ai fini della spesa pubblica. Il ragionamento sul sistema fiscale, oltre alla questione relativa al costo dei servizi essenziali, ha anche un tema di fondo, che è contribuire alla redistribuzione delle risorse per correggere le diseguaglianze relative. Sono due temi che secondo me non è corretto leggere come se fossero tra loro coerenti e simmetrici, perché le esigenze di un sistema fiscale adeguato, certamente devono rispondere al livello della qualità dei servizi, però ci sono delle variabili che sono quelle dell'organizzazione globale del sistema."
Il profilo della tassazione in Italia consente uno sviluppo sano dell'imprenditoria e la crescita del Paese?
"Il nostro attuale sistema fiscale deve necessariamente tenere presente una serie di fenomeni anche di carattere internazionale. In questo momento si sta discutendo di accordi tra i vari paesi europei con la Svizzera per porre un argine al problema dell'evasione. Lo sviluppo sano dell'imprenditoria e la crescita del Paese presuppongono ovviamente che le risorse rimangano nel nostro paese. Nel momento in cui, a fronte del riconoscimento dei princìpi di libera circolazione dei capitali e delle persone, i capitali possono liberamente circolare, è saltato il contenuto stesso della sovranità tributaria, cioè il legame di carattere territoriale. Il territorio non riesce più, com' era una volta con le norme valutarie, a trattenere i capitali, e questo pone una serie di problemi di tassazione legati alla competizione internazionale da tempo in essere tra gli Stati che sono più attrattivi dei capitali, perché dotati di migliori sistemi di tassazione.
Sovranità tributaria, globalizzazione, riconoscimento di libertà di circolazione, hanno creato delle condizioni diverse nelle quali occorre disciplinare il rapporto tra il contribuente e lo Stato. Lo sviluppo sano dell'imprenditoria e la crescita del paese presuppongono che tutte le risorse presenti nel paese, raccolte con l'imposizione fiscale, siano effettivamente a disposizione e vengano impiegate per far fronte alle esigenze di carattere pubblicistico. Questo però comporta un ripensamento dei rapporti fondamentali tra lo Stato e il cittadino e di categorie tradizionali come quella della sovranità: la sovranità dello Stato ormai è fortemente in crisi, sia perché, ad esempio per il debito pubblico (come stiamo vedendo nel caso della Grecia) essa dipende da scelte assunte a livello comunitario, sia perché la sovranità tributaria è appunto condizionata dalla globalizzazione e da questi riconoscimenti di libertà.
Bisogna costruire un nuovo patto fiscale tra cittadino e Stato, che tenga conto dell'attuale situazione nazionale e internazionale. Questo ripensamento dovrà determinare una risistemazione globale del sistema fiscale, che deve passare attraverso l'istituzione di nuove forme di imposizione tributaria e il riaggiustamento delle attuali imposte."
A suo avviso, Monti ha una visione chiara delle cose o agisce solo da "ragioniere"? E' la figura giusta per il Paese in questo momento?
"Secondo me il Presidente del Consiglio sta agendo molto bene, perché ha chiaro un concetto importante sul fronte della fiscalità, cioè che la ricchezza è un valore, e coloro che producono ricchezza devono essere comunque salvaguardati. Un sistema fiscale deve essere fondato sul riconoscimento di questo concetto: occorre produrre ricchezza e chi produce ricchezza è virtuoso; poi, la ricchezza deve essere redistribuita per correggere le diseguaglianze relative.
Se però guardiamo alla situazione attuale, è evidente che, prima ancora di pensare a ricostruire le fondamenta di un rapporto fiscale più equo, più giusto e più adeguato ai tempi, è prioritario far fronte all'emergenza, ai costi derivanti dall'enorme debito pubblico italiano. In questo momento bisogna mettere in ordine le cose, non si può certamente pensare di fare voli pindarici.
Monti sta cercando di dare una buona immagine del nostro paese, raccogliere per quanto possibile risorse da destinare in primo luogo a tappare le falle.
Poi, certamente, bisogna pensare a un sistema fiscale più moderno, più adeguato, a un nuovo patto fiscale tra Stato e cittadino che tenga conto di una serie di elementi: la crisi della sovranità tributaria, anche a livello internazionale, l'esigenza di ridistribuire le risorse per correggere le disuguaglianze. In questa prospettiva, l'eticità della contribuzione tributaria diventa un elemento chiave. Monti è certamente la persona giusta in questo momento per il nostro paese. E' l'unico che possa metterci nella condizione di modificare le regole del gioco in modo più moderno."
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