domenica 5 febbraio 2012

Denaro, politici e soliti scandali


di LORENZO MONDO, dalla stampa

Dopo lo scossone rappresentato dal «governo dei professori», e i duri sacrifici richiesti al Paese, cresce l’attenzione su zone opache o semplicemente incongrue della vita politica. La gente assiste incredula alla singolare congiunzione di elementi realistici e surreali, non esenti da una spruzzata di involontaria comicità. Prendiamo la vicenda della Margherita, dove un imprevedibile incidente ha scoperchiato una pentola maleodorante. Si è appreso con stupore che un partito defunto da anni, diventato una costola del Partito democratico, gestiva una enorme quantità di denaro (al pari dell’altro contraente del patto unitario).

Ma la cosa più stupefacente è che i beneficiari ignoravano quale destinazione avesse lo zoccolo duro del malloppo. In verità, ancora il 23 dicembre la Margherita «certificò» la regolarità dei suoi bilanci: con una memoria depositata al tribunale civile e controfirmata dal rappresentante legale Luigi Lusi. Peccato che, all’epoca, il senatore Lusi si fosse già appropriato di 13 milioni di euro, procurandosi beni immobiliari in Italia e all’estero. Costernazione dei dirigenti che «non sapevano», che si affidavano a occhi chiusi a quel personaggio. Come dubitare di uno che era stato segretario dei boy scout e si vantava di essersi prodigato per i bambini della Palestina e di Cernobil? Politici di lungo corso trattati come ingenui «lupetti». Ed è qui che la solida concretezza del denaro evapora in un clima surreale.

Prendiamo un’altra storia, anche se ha un minor rilievo e comporta minori responsabilità. Riguarda gli ex presidenti di Camera e Senato che, oltre agli altri privilegi, godono di uffici e di segretarie nei palazzi del potere. Non basterebbe a queste figure, talora autorevoli, il riconoscimento di certi vantaggi a tempo determinato, magari per qualche legislatura, anziché per tutta la vita? La segretaria di Carlo Scognamiglio, che fu presidente del Senato per due anni, ha rilasciato a questo giornale una intervista dal candore disarmante. Protesta che nel suo ufficio si è occupati a tempo pieno, per di più con stipendi modesti. Precisa che il lavoro indefesso consiste nel programmare convegni e seminari. Il prossimo sarà dedicato, perbacco, al diario di Olindo Malagodi. Con tutto il rispetto per lo storico esponente liberale, ti cadono le braccia. E saremmo curiosi di sapere che diavolo stiano facendo gli altri numerosi titolari, chiedendoci se non potrebbero comunque svolgere un siffatto lavoro in sedi occasionali o a casa propria, con vantaggio dell’erario. Schifani e Fini promettono di sanare l’abuso. Staremo a vedere se alle parole seguiranno i fatti.



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