di MARCELLO SORGI, dalla stampa
Le reazioni, non ancora esaurite, alla sentenza di proscioglimento per prescrizione di Berlusconi dall'accusa di corruzione al processo Mills, per due giorni hanno fatto rivivere l'atmosfera del muro contro muro a cui il ventennio del Cavaliere ci aveva abituato e che era stata via via cancellata dall'avvento dei tecnici. Era un po' che i paladini delle due parti non scendevano in campo con tanta veemenza. Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se, invece che prescritto, Berlusconi fosse uscito condannato dal tribunale di Milano, e quanto ne avrebbe risentito l'attuale governo che si regge su una tregua tra centrodestra e centrosinistra: quanto fragile s'è appena visto.
Casini resta l'unico a predicare tutti i giorni che Monti e la maggioranza a tre restano la soluzione per l'oggi e per il domani. Data la portata dell'emergenza, non si può escludere che si riveli necessario anche dopo le elezioni del 2013. Ma in realtà la stanca rimessa in scena dello scontro pro o contro Berlusconi rivela, più che un'insofferenza alla camicia di forza imposta da Napolitano con il governo tecnico a Pdl e Pd, una nostalgia del bipolarismo come unico terreno di sopravvivenza di partiti che solo formalmente si confrontano sull' eventualità di una serie di riforme mirate a riqualificare la politica davanti a elettori ormai scettici, e a una sorta di disarmo equilibrato dopo la guerra dei vent'anni, per uscire dalla lunghissima e inconcludente stagione della transizione italiana. Mentre i vertici trattano, infatti, la pancia dei diversi partiti mette in conto, e in parte punta apertamente, sul fallimento di ogni tentativo di intesa e sul ritorno alle elezioni, l'anno prossimo, o con la vecchia legge Porcellum o con un sistema elettorale leggermente modificato ma sostanzialmente uguale a quello tante volte ufficialmente vituperato. Di qui appunto il risveglio delle polemiche sulla giustizia dopo la sentenza Berlusconi. E di qui il probabile affondamento di ogni tentativo riformatore del settore da parte del ministro tecnico Severino, che sta andando incontro in Parlamento a difficoltà sempre maggiori sulla legge anticorruzione.
Anche il crescente discredito dei partiti nei sondaggi, che segnalano come la soglia di fiducia nelle forze politiche dei cittadini sia scesa sotto il dieci per cento, non sembra preoccupare più di tanto i sostenitori dello status quo. Ai loro occhi il bipolarismo serve anche a costringere gli elettori disillusi ad abbandonare le ubbie e a schierarsi a qualsiasi costo. Almeno al momento del voto.
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