di FRANCESCO FRUNZIO, da Repubblica
Stipendi, Italia in coda all'Europa ricca
Minimo garantito per rientrare in corsa
Un giovane operaio al lavoro in una piccola azienda meccanica
Mario Monti ha annunciato che farà parte della riforma del lavoro. Solo sette paesi europei (Germania, Austria e i quattro nordici) oltre al nostro non l'hanno ancora adottato. In Francia non si può scendere sotto i 1365 euro al mese. Da noi gli stipendi contrattuali più bassi si attestano sui1160 lordi. Ma spesso le cifre sono ancora inferioriROMA - Milioni di italiani, precari, co. co. co, operai e impiegati che prendono dai 400 agli 800 euro netti al mese, attendono con ansia la riforma del lavoro promessa dal premier Mario Monti. La rivoluzione annunciata dal presidente del Consiglio dovrebbe partire dall'introduzione di un "salario minimo garantito" stabilito per legge. Uno strumento a tutela dei lavoratori che è già stato adottato dal 90 per cento dei Paesi di tutto il mondo e da venti Stati dell'Unione europea, su un totale di 27.
Con uno stipendio minimo imposto dal legislatore si dovrebbero correggere quelle storture del mercato che livellano verso il basso, troppo in basso, gli stipendi dei lavoratori. All'interno dell'Unione Europea le retribuzioni sono così diverse da dare vita a una fin troppo variegata geografia di cifre. L'Eurostat ha calcolato il salario minimo dei 20 Paesi dell'Ue che lo hanno già adottato: il più basso è quello della Bulgaria, 123 euro al mese, seguito dalla Romania: 158. Il più alto è quello del Lussemburgo, dove il governo ha imposto un'entrata non inferiore a 1.758 euro (lordi); mentre è difficile calcolare quanto sia il minimo mensile in Italia poiché, appunto, ancora non esiste un minimum wage. Nel nostro Paese la retribuzione minima, finora, è stata di volta in volta determinata dalle contrattazioni tra Stato, datori di lavoro (Confindustria) e lavoratori (sindacati). Dagli accordi di volta in volta presi dalle parti sono nati i contratti collettivi nazionali di lavoro, i ccnl, suddivisi per categoria o confederazioni di categorie. Il ccnl commercio prevede, per esempio, una retribuzione minima di 6,90 euro lordi, circa 1160 euro al mese. In Francia il salaire minimum (lo smic) è stabilito per legge e non può essere inferiore a 9,22 euro orari, 1395 euro al mese, mentre il minimum wage in Inghilterra è di 7,31 euro (6,08 pound). Va precisato che nel Regno Unito le tasse gravano più su chi inizia ad avere redditi superiori alle 36mila sterline (43.380 euro), in tal caso si paga il 40 per cento di tasse. Al di sotto, se ne versano il 20% e sulle prime 2.230 sterline incassate si paga solo il 10 per cento. In Italia, invece, da zero a 15mila si paga già il 23 per cento di Irpef e da 15.001 a 28mila il 27 per cento; per cui di quei 1160 euro lordi rimane ben poco. Se poi si calcola il il potere di acquisto standard (pps), cioè quanto realmente valgono quei soldi in Italia e ciò che sostanzialmente ci si può acquistare, la differenza "salariale" aumenta ancora di più.
I sette paesi dell'Ue che ancora non hanno un minimo salariale sono, oltre al nostro, Germania, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia, Austria. In Italia, lo stesso sindacato ha scelto di non spingere per il salario minimo garantito preferendo la strada della contrattazione. In Germania esiste un solo sindacato, la Ig Metall. E anche se non c'è una legge uguale per tutti i Lander, in media un operaio dell'industria automobilistica guadagna circa 2mila e 600 euro al mese lordi, 1.800 euro netti, e lavora per 35 ore alla settimana. In Italia un operaio della Fiat, settimo livello, non qualificato, prende 1137 euro e ne lavora 40.
I minimi salariali, per comodità, sono divisi dall'Eurostat in tre fasce. Il primo gruppo comprende i Paesi con gli stipendi più bassi, quelli che vanno da 100 a 400 euro. Ci ritroviamo quasi tutti gli Stati dell'ex Unione sovietica, la cosiddetta Europa dell'Est: le già citate Bulgaria e Romania, le tre vicine Estonia, Lettonia e Lituania con 278, 282 e 232 euro al mese, e poi Polonia, Repubblica Ceca, Slocacchia e Ungheria: con, rispettivamente, 347, 329, 317 e 293 euro minimi, stabiliti dalla legge. Nello stesso girone ci sono anche la Croazia e la Turchia, che pur non essendo ancora in Europa sono vicine ad entrarci, con 380 e 356 euro al mese.
C'è poi il gruppo dei Paesi che hanno un minimum wage che va dai 550 a poco meno di 900 euro. Una sorta di "purgatorio" del mercato del lavoro. Si parte dal Portogallo, con 560 euro, poi vengono Spagna e Slovenia con 748 euro, Malta con 665 e infine la Grecia con 877.
Nel gradino più alto del podio, non sorprende, ritroviamo i Paesi del centro Europa: Lussemburgo, con il minimum wage più elevato dell'eurozona: 1758 euro (in Danimarca, è di 1850 euro), Irlanda, 1462; Belgio, 1444 euro; Olanda 1435 e Francia, con un dignitoso stipendio di 1365 euro. L'Italia non fa parte di questa tabella, ma calcolando come paga minima lo stipendio del commercio, si colloca in fondo alla graduatoria di questo gruppo con 1160 euro.
La prima nazione a introdurre quest'arma a difesa del lavoro è stata la Nuova Zelanda, nel 1896, subito dopo l'Australia, nel 1899. Sarebbe servita a porre un freno allo sfruttamento degli operai che lavoravano nelle industrie amministrate con capitali europei, per lo più inglesi. In seguito, fu recepito dalla Gran Bretagna, ma solo per alcuni settori e nel 1912 dagli Stati Uniti, dove si applicò solo alle donne. Poi, il suo uso esplose dopo la Grande depressione, nel 1929.
Ed ecco che torna necessario in tempi di crisi. Monti lo vuole usare come terapia per alcuni mali che attanagliano l'Italia: disoccupazione, precarietà, immobilità e lavoro nero. E poi ce lo impone l'Europa, con il trattato di Lisbona del 2000, aggiornato nel 2005, e con la direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei mercati europei, del 2006. La Bolkestein stabilisce che il lavoratore straniero abbia diritto al salario minimo previsto dalle leggi del Paese nel quale lavora, in modo indipendente da quello di origine e da dove ha sede legale il datore di lavoro.
07 febbraio 2012
Nessun commento:
Posta un commento