martedì 22 novembre 2011

Un taglio deciso allo spreco



Le tappe della Campagna per la proclamazione del 2013 ad Anno europeo contro lo spreco alimentare.
L'Europa si occupa di spreco alimentare, e di qui al mese di dicembre sapremo se la campagna per la proclamazione del "2013, Anno europeo contro lo spreco alimentare" godrà dell'ampio supporto al Parlamento Europeo che tutti si aspettano, vista l'importanza dell'argomento trattato. L'obiettivo proposto dalla campagna, promossa a partire dal 2010 da quella Last Minute Market fondata dal professor Andrea Segrè, non si ferma certo al pur importante aspetto informativo dell'istituzione dell'Anno europeo, ma è di quelli davvero ambiziosi (ma "non utopico", come sottolineano i promotori): arrivare a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025, invertendo una tendenza che, secondo dati elaborati dai primi Anni '70 ad oggi, ha visto invece aumentare del 50% lo spreco di cibo nel mondo.

"Lo spreco di alimenti perfettamente commestibili", ha dichiarato al Fatto Alimentare l'eurodeputato Salvatore Caronna, relatore del Rapporto di iniziativa sullo spreco alimentare, "ha assunto una dimensione che non può più venire ignorata. Secondo gli studi a nostra disposizione, i livelli di spreco raggiungono un terzo della produzione mondiale di cibo". Uno spreco che non si limita certamente solo al cibo, ma si allarga all'acqua (tema della campagna di questo 2011) e all'energia, che rappresenterà il tema dominante per l'anno 2012.

A volte sono proprio i freddi numeri a far comprendere al meglio l'entità della questione. Ecco allora che uno studio commissionato dalla FAO ha evidenziato come europei e nordamericani sprechino a testa all'incirca tra i 95 e i 115 chilogrammi di cibo all'anno, per cause che, come sottolineato nella relazione, vanno "dalle perdite nella raccolta e nello stoccaggio, al trasporto in condizioni poco sicure, agli errori nell'imballaggio, fino alle cattive abitudini dei consumatori finali nell'acquisto e nell'utilizzo dei prodotti alimentari". Anche se nei paesi industrializzati più in generale "la maggior parte dello spreco si concentra nelle ultime fasi, ossia quelle della distribuzione e del consumo".

Per non parlare dell'acqua! Considerando i dati italiani, a fronte dei 3 litri d'acqua potabile consumati quotidianamente per bere, se ne utilizzano invece ben 213 litri al giorno, un dato che ci pone al vertice per consumo di acqua per usi domestici in tutta l'Unione Europea. E, spreco nello spreco, solo nel 2009 in Italia sono rimaste sul campo 177.479 tonnellate di mele, per la cui produzione sono stati utilizzati 124.235.300 m3 di acqua, 378.312 tonnellate di arance (189.156.000 m3 di acqua), e ben 3.470.273 tonnellate di pomodori (644.479.272 m3 di acqua).

L'impatto di un cambiamento radicale nella direzione del riutilizzo e della gestione più consapevole delle varie fasi della filiera avrebbe ripercussioni certamente etiche, ma in particolar modo economiche e perché no ambientali, visto che "si stima che le circa 89 milioni di tonnellate di cibo gettato in Europa producano 170 milioni di tonnellate di equivalente CO2 all'anno". "La lotta allo spreco alimentare deve diventare una priorità all'interno dell'agenda politica europea", conclude la relazione, e "occorre promuovere una cultura scientifica e civile orientata ai principi della sostenibilità e solidarietà al fine di incoraggiare i comportamenti più virtuosi".
di FRANCESCO BENINCASA, dalla Stampa

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