martedì 22 novembre 2011

Il valore del vincolo europeo


22/11/2011 - TACCUINO

Il valore del vincolo europeo




MARCELLO SORGI, dalla Stampa

Prevedibile finché si vuole, la differenza di toni con cui ieri il governo e il sindaco Alemanno hanno annunciato ieri il decreto legislativo per Roma Capitale era evidente. Mentre il sindaco si divideva tra una tv e l’altra, il consiglio dei ministri ne ha dato notizia in uno scarno comunicato in cui ha riferito anche che Monti, in parte della seduta ha ripetuto le considerazioni fatte a conclusione del dibattito sulla fiducia sull’importanza del ruolo del Parlamento, e in parte informato degli appuntamenti fissati a Bruxelles con Barroso e Van Rompuy e dei previsti incontri con Merkel e Sarkozy.

Benché la giornata di Borsa e i mercati non siano stati affatto incoraggianti, è chiaro che Monti attribuisce un’importanza decisiva alla sua missione in Europa. Anche se non è immaginabile che possano sortirne subito novità in termini di nuovi accordi, già solo il ristabilimento di rapporti formali regolari e di un clima di reciproca fiducia dovrebbero pesare su una situazione che rimane di emergenza.

Da un’evoluzione dello scenario europeo per l’Italia, inoltre, Monti, che a dispetto della natura tecnica del suo governo ha già dimostrato di avere una chiara visione politica, potrebbe ricavare un chiarimento dei rapporti con i partiti della sua larga maggioranza, non del tutto rasserenati dopo la svolta che ha portato alla caduta di Berlusconi. Le maggiori turbolenze riguardano i provvedimenti che il governo si accinge a presentare, dall’inasprimento delle tasse sulle case e dell’Iva alla riforma delle pensioni, e la scelta dei sottosegretari, sulla quale ancora una volta i partiti vorrebbero influire.

In questo quadro i risultati della missione europea saranno nevralgici. Al ritorno da Bruxelles e dopo gli incontri con i colleghi tedesco e francese, Monti potrebbe rafforzare la sua teoria del «vincolo esterno», spiegando a tutti i suoi interlocutori, politici e parti sociali, che il Paese ha in realtà margini molto ristretti di manovra in un quadro in cui la credibilità italiana dipenderà essenzialmente dalla capacità di realizzare le riforme chieste dall’Europa e fin qui rinviate. Un modo esplicito per capovolgere le polemiche, che, soprattutto da destra, tendono a presentare il nuovo governo come strumento di un’insopportabile sospensione del normale funzionamento democratico del sistema e di una sorta di desovranizzazione a favore del supergoverno franco-tedesco. Se davvero di questo si dovesse trattare, si prepara a obiettare Monti, la causa starebbe nella cattiva politica che ha dominato fin qui. E che solo un comportamento rigoroso dell’Italia potrebbe consentire di rimuovere.

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