martedì 29 novembre 2011

L'ultimo assalto


29/11/2011

L'ultimo assalto

di MARCELLO SORGI, dalla stampa

Due settimane fa, al momento della nascita del governo, concepito in tre giorni, nessuno avrebbe immaginato che ci sarebbe volute due settimane per smaltire il successivo e in qualche modo conseguente assalto alle poltrone.

Ma è inutile nasconderlo: la lunghissima gestazione dei sottosegretari, culminata ieri sera nel parto faticoso di una lista di tecnici senza sorprese eclatanti - a parte la scelta, che ha già generato polemiche, del politico democristiano Giampaolo D’Andrea per i rapporti con il Parlamento -, sta a significare che i problemi, per il professor Monti, non sono solo sul fronte esterno della crisi dell'euro e della crisi economica, ma anche su quello interno dei partiti.

Tenuti a bada nel blitz, operato dal Quirinale, con cui il governo tecnico dell’ex-commissario Ue era stato insediato all'inizio del mese al posto del dimissionario Berlusconi, i componenti semiclandestini della maggioranza tripartita di larghe intese su cui l'esecutivo si regge sono andati all'arrembaggio delle superstiti cariche di viceministri e sottosegretari con brame degne di miglior causa. Da questo punto di vista, una sommaria lettura della lista segnala un bilanciamento romano del governo nato con un baricentro più spostato verso il Nord. Ma anche una forte resistenza del presidente del consiglio, che è riuscito a imporre le sue scelte sugli incarichi-chiave, a cominciare da quello del viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, già direttore generale del ministero, che per il nuovo incarico ha rinunciato al ricco stipendio che percepiva fino a ieri.

Detto delle prime polemiche levatesi sul nome di D'Andrea, che per chi lo conosce ha tutta l'esperienza e la moderazione dc per farvi fronte senza conseguenze, è facile prevedere che qualche mugugno, dopo quelli già sentiti sul “governo dei banchieri”, si alzerà per la nomina alle Infrastrutture di Mario Ciaccia, provenienteanche lui, come il ministro Passera, da Banca Intesa. Il resto della lista è composta da tecnici di vario livello e provenienza: alti funzionari come l’exsegretario generale del Senato Malaschini (Rapporti con il Parlamento), alti magistrati come il capo della Procura di Roma Ferrara o il neo ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi (magistratura amministrativa), specialisti di problemi internazionali come Marta Dassù (ex-degli staff di D’Alema e Amato, proveniente da Aspen) o Staffan De Mistura (Onu). Meno bocconiani, insomma, e più tecnici di carriera, maturata anche come ufficiali di complemento di governi precedenti.

Così finalmente, dopo un record di lunghezza, s’è conclusala battaglia dei sottosegretari. E ammesso che valesse la pena fare una battaglia per questo (per giorni e giorni a Roma, negli ambienti politici e parapolitici non s’è sentito parlare d’altro, ed era frequente ascoltare da autocandidati aspiranti trombati la frase classica “ho preferito sottrarmi”), è caduto anche l'ultimo alibi per contrattare, rallentare, ostacolarel’azione del governo.

Non c’è dubbio: siamo in una situazione eccezionale, ed è logico che in queste prime settimane dell’imprevistastagione tecnica i politici abbiano faticato ad adattarsi alla novità che li spoglia in gran parte del potere e gli impone scelte ineluttabili. Ma al punto in cui siamo, dovrebbe esser chiaro che opporsi a un quadro come questo con i soliti metodi e le vecchie abitudini è del tutto inutile. E potrebbe pure rivelarsi controproducente.


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