22/11/2011
Adesso gli europei sapranno
cosa mangiano
Oggi entrano in vigore le nuove norme Ue sulle etichette alimentari
GIORGIO CALABRESE
La nuova etichetta europea ci permetterà di leggere più chiaramente il contenuto dei cibi che acquistiamo evitando la «menzogna che fa vendere». Il consumatore ha diritto di sapere cosa mangia e noi medici-nutrizionisti siamo dalla sua parte. Ci sono voluti 32 anni per cambiare questa legge (la 79/112/Cee) ma alla fine il traguardo è stato raggiunto. L’Unione Europea ha deciso di armonizzare tutte le norme nazionali fornendo un’indicazione corretta dei principi nutritivi e del relativo apporto calorico, sulla presenza di ingredienti che possono provocare allergie e regolamentando anche la pubblicità degli alimenti.
Da oggi, tutti i 27 Paesi Ue hanno tre anni di tempo per adeguarsi alle nuove norme. Ecco le principali novità sulle etichette. Nella Tabella Nutrizionale ci saranno chiari i sette elementi che ci fanno capire quanto e cosa mangiamo: valore energetico, grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, proteine, zuccheri e sale, riferiti a 100 g o 100 ml di prodotto. È interessante però anche l’affiancamento dei valori riferiti alla singola porzione: in questo modo sappiamo calcolare quante e quali calorie ingeriamo.
Per quanto riguarda i caratteri tipografici, dovranno finalmente essere leggibili, grandi e chiari anche per chi non ha la lente d’ingrandimento. Il consumatore deve sapere da quale Paese provengono i cibi e i loro ingredienti, quindi è obbligatorio indicare il luogo di provenienza della carne suina, ovina, caprina e il pollame (l’obbligo scatta entro due anni), e si valuterà entro cinque anni se estendere l’indicazione d’origine a latte e prodotti non trasformati.
Se si tratta di prodotti Dop o Igp ogni nazione potrà introdurre ulteriori prescrizioni sulla provenienza, se e quando esista «un nesso tra qualità dell’alimento e la sua origine», come nel caso delle indicazioni geografiche italiane Dop e Igp. In questo modo si scongiurerà il pericolo di fabbricare una mozzarella in una delle nazioni europee per poi venderla in Italia come se fosse italiana, difendendo così il vero made in Italy.
La nuova etichetta riguarda anche i surgelati: quando sono venduti scongelati devono riportarlo sull’etichetta. Per quanto poi riguarda i preparati a base di carne e pesce, le preparazioni vendute come filetti, fette o porzioni, se arricchite con una quantità di acqua superiore al 5%, devono indicarlo.
Sostanze allergizzanti: questo è un capitolo che salva la vita al consumatore allergico. Gli eventuali allergeni devono essere ben evidenziati tra gli ingredienti. Idem per oli e grassi, di cui dev’essere specificato il tipo (soia, palma, arachide ecc.). Nelle miscele è ammessa la dicitura «in proporzione variabile».
Purtroppo dobbiamo ancora aspettare tre anni dall’entrata in vigore del regolamento per segnalare in etichetta la presenza di acidi grassi trans (una tipologia di grassi insaturi, i cosiddetti Tfa’s). Fanno male, è risaputo, ma resistono. Anche le bevande (escluse quelle a base di tè e caffè) con un tenore di caffeina maggiore di 150 mg/l devono riportarlo sull’etichetta, e anche l’avvertenza «Non raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel periodo di allattamento».
Rimangono esclusi dalle nuove norme le bevande alcoliche, gli alimenti sfusi (come l’ortofrutta) e quelli pre-incartati dai supermercati come carni, formaggi e salumi, che la grande distribuzione vende in singole porzioni avvolgendole nel cellophane e collocandole sui banchi di vendita. Questi verranno regolamentati più in là nel tempo.
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