mercoledì 30 novembre 2011

Il vento cambia per la Casta


30/11/2011
di MARCELLO SORGI, dalla stampa

Diciamo la verità, ci vuole un certo coraggio a tagliare i vitalizi dei parlamentari proprio alla vigilia di una riforma sulle pensioni che gli stessi deputati e senatori dovranno votare di qui a poco.
Ma d’altra parte non c’era via d’uscita: era impossibile ridimensionare le pensioni dei lavoratori comuni salvando i privilegi degli onorevoli, specie in tempi di polemiche quotidiane sulla «Casta» e di delegazioni vocianti nella piazza di Montecitorio.

Elsa Fornero, la ministra del welfare che è anche una delle maggiori esperte del sistema della previdenza, non ha dovuto faticare molto per convincere i presidenti delle Camere. Fini e Schifani, immaginando quel che il governo stava per chiedere, hanno preferito anticipare ed evitare i soliti giochini per cui i tagli dei privilegi riguardavano sempre i parlamentari di futura nomina, che poi, quando arrivava il loro turno, trovavano il modo di spostarli ancora in avanti. Così, ciò che fino a pochi mesi fa sarebbe stato impensabile, o salutato come un’ingerenza nell’autonomia delle Camere da parte dell’esecutivo, ieri incredibilmente è avvenuto. In perfetto stile Monti e in modo ineluttabile, com’è appunto nelle caratteristiche della nuova stagione del governo tecnico.

Qualche mugugno ci sarà per forza, tra i 250 e passa onorevoli con una sola legislatura alle spalle (a cominciare dall’ex presidente della Camera Pivetti) che dovranno aspettare di avere sessantacinque anni per intascare il vitalizio. Ma ormai è deciso: il sistema contributivo, con cui di qui a poco le pensioni di tutti saranno calcolate solo sulla base dei contributi effettivamente versati durante l’intera vita lavorativa, scatterà da subito anche per i parlamentari.

E non è neppure la sola novità del giorno. Dopo la nomina e il giuramento dei sottosegretari, l’accelerata sulle pensioni segna infatti l’inizio del lavoro a pieno ritmo del governo (fin qui accusato di essersi mosso con eccessiva lentezza). Subito dopo, entro lunedì 5 dicembre, seguiranno altre misure anticrisi, che si preannunciano anche più dure di quanto trapelato fin qui. Tornato già ieri stesso in missione a Bruxelles, Monti in sede europea s’è trovato di fronte a un quadro che via via si sta presentando, se possibile,più duro del previsto.

Il commissarioRehn, in pratica il ministro dell’economia della Ue, ha insistito di nuovo, oltre che sulle pensioni, sulla necessità di stimolare la crescita, gelata dalle previsioni di recessione dell’Italia nel 2012, con norme su licenziamenti e ipotesi di gabbie salariali: provvedimenti che, al solo sentirne i titoli, solleveranno reazioni notevoli dei sindacati e non saranno accolti favorevolmente da una partedel centrosinistra.

Anche Berlusconi, nel confermare il suo appoggio al governo, di cui ha lodato le prime mosse, ha voluto ricordare a Monti che l’impegno del centrodestra a sostegno della maggioranza non prevede né patrimoniali né riforme elettorali, che non fanno parte del programma concordato. Insomma, seppure infiacchita, continua la resistenza dei partiti. Di fronte alla quale, Monti, se non vuole indebolirsi, ha solo una possibilità: tirare diritto per la sua strada.


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