L'Italia, l'Europa e la "Questione Tunisina"
Ci sono poche cose più controproducenti che pensare di uscire dall'Europa e dirlo a Lussemburgo dopo aver presentato una proposta sapendo che non sarebbe stata mai accolta perché non c’erano i presupposti legali oltre che politici.
Però ce ne sono.
C’è credere che Maroni e Berlusconi lo vogliano fare sul serio.
C’è il non capire che si tratta di un gioco di politica interna di una maggioranza debole che cerca consensi.
C’è il pensare che senza un euro che ci salvi nonostante il debito al 120 per cento del pil e la crescita che è la metà dell’Ue, senza fondi comunitari, senza politica agricola, senza mercato unico, senza progetti di ricerca coordinati, si possa avere senso nel mondo globale.
Sulla questione tunisina, l’Italia si è messa nell’angolo da sola, lo ha fatto in modo tale che nessuno ha alzato un dito per di tirarla fuori. Gli altri partner – che sono tutti preoccupati come noi di non tenersi in casa i tunisini e come noi faranno di tutto perché questo non accada - sono stufi delle nostre lamentele. Si aspettano che un Grande Paese dialoghi e costruisca. Non che passi tutto il tempo a protestare per un problema che, sia chiaro, è completante reale, anche se non di proporzioni bibliche. A fine anni Novanta accogliemmo 80 mila albanesi senza battere ciglio.
Si potrebbe scrive per anni, ma nessuno leggerebbe troppe parole. Nessuno in Europa ha la coscienza veramente pulita in questa storia ma noi dobbiamo guardare al nostro operato prima di tutto. Dice il saggio che “dove vai è come ci arrivi”. Sacrosante parole. Come quelle pronunciate al Congresso dc del 1973, da Lorenzo Natali, un grande europeista.
«Non si può pretendere di fare l’Europa unicamente come la vorremmo noi. Bisogna invece partecipare alla sua costruzione con insistenza ma dall’interno, perché essa di indirizzi sulla linea che noi stessi suggeriamo».
Questa è la formula. Tutto il resto è casino.
Volete saperne di più?
Ecco cosa è successo ieri. E’ un reseconto ufficiale della Commissione. Ma non viola la verità in nessun punto.
In apertura, la Commissaria europea agli Affari Interni Cecilia Malmström ha riferito ai Ministri degli Affari Interni dei 27 Paesi UE sulla sua visita in Tunisia ed Egitto, ha sottolineato la gravità della situazione e l'importanza dei flussi migratori.
Haricordato le iniziative proposte il 5 aprile:
i) la necessità di rafforzare "HERMES", la missione di Frontex (l'Agenzia UE per le Frontiere esterne) nel Mediterraneo;
ii) continuare altre operazioni comuni come "POSEIDON";
iii) aumentare rapidamente la capacità di Frontex ;
iv) accelerare negoziati di Frontex nella regione, in particolare con le autorità tunisine; v) aiutare le autorità tunisine a gestire meglio la migrazione;
vi) garantire un effettivo rimpatrio degli immigrati clandestini.
Pergestire l'afflusso di profughi dalla Libia occorre:
i) un livello adeguato di finanziamenti per l'assistenza umanitaria;
ii) un rimpatrio nel tempo;
iii) mostrare solidarietà con gli Stati membri più colpiti – Italia e Malta;
iv) identificare un finanziamento aggiuntivo;
v) di condizionalità degli aiuti ai paesi del Nord Africa, chiedendo la loro collaborazione e una migliore sorveglianza delle frontiere.
La Commissaria europea all'aiuto umanitario Kristalina Georgieva ha riferito sulle operazioni umanitarie. Anche lei aveva visitato la regione nei primi giorni della crisi. La Commissione europea ha stanziato oltre 30 milioni di euro in questo settore per gestire gli effetti della situazione in Libia. L'azioneeuropea ha dimostrato il valore aggiunto di un'azione coordinata. La situazione dimostra che l'Europa deve essere in grado di gestire più di una crisi alla volta.
I Ministri di Italia e Malta sono intervenuti sulla situazione nel Mediterraneo, in particolare sull'immigrazione dalla Tunisia e le misure intraprese a livello nazionale. Sono seguiti diversi interventi di molti Paesi.
I punti trattati sono stati:
i) la necessità di distinguere i migranti per ragioni economiche da quelli in fuga da una guerra civile. Per i primi la soluzione proposta da è il rimpatrio (posizione sostenuta da 12 Stati); per i secondi l'UE deve fornire protezione;
ii) Alcuni Paesi hanno sottolineato la necessità di non dare falsi segnali che incoraggino l'immigrazione per prevenire il crimine organizzato e la tratta degli esseri umani;
iii) il principio dell'aiuto condizionato allo sviluppo;
iv) il bisogno di aiutare le nuove democrazie per evitare nuovi flussi.
Molti Paesi si sono pronunciati contro l'attivazione della Direttiva sulla protezione temporanea.
In conclusione, la Commissaria Malmström ha sottolineato il largo sostegno alle proposte della Commissione, per poter negoziare con i Paesi terzi nella regione. Le Conclusioni sono state approvate con 26 voti a favore e un'astensione (Italia) per il mancato inserimento del principio di "riallocazione" sul caso degli immigrati tunisini.
***
Oggi il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso è in visita in Tunisia. Il Presidente sosterrà chi è impegnato nel processo di riforma nel Paese sui temi della democrazia, dei diritti umani, la lotta contro la corruzione, la società civile, i giovani, la mobilità, le riforme economiche per la creazione di occupazione, le PMI, i legami commerciali con l'UE. La Banca europea per gli Investimenti sostiene questo processo.
Dalla "Stampa".
Ci sono poche cose più controproducenti che pensare di uscire dall'Europa e dirlo a Lussemburgo dopo aver presentato una proposta sapendo che non sarebbe stata mai accolta perché non c’erano i presupposti legali oltre che politici.
Però ce ne sono.
C’è credere che Maroni e Berlusconi lo vogliano fare sul serio.
C’è il non capire che si tratta di un gioco di politica interna di una maggioranza debole che cerca consensi.
C’è il pensare che senza un euro che ci salvi nonostante il debito al 120 per cento del pil e la crescita che è la metà dell’Ue, senza fondi comunitari, senza politica agricola, senza mercato unico, senza progetti di ricerca coordinati, si possa avere senso nel mondo globale.
Sulla questione tunisina, l’Italia si è messa nell’angolo da sola, lo ha fatto in modo tale che nessuno ha alzato un dito per di tirarla fuori. Gli altri partner – che sono tutti preoccupati come noi di non tenersi in casa i tunisini e come noi faranno di tutto perché questo non accada - sono stufi delle nostre lamentele. Si aspettano che un Grande Paese dialoghi e costruisca. Non che passi tutto il tempo a protestare per un problema che, sia chiaro, è completante reale, anche se non di proporzioni bibliche. A fine anni Novanta accogliemmo 80 mila albanesi senza battere ciglio.
Si potrebbe scrive per anni, ma nessuno leggerebbe troppe parole. Nessuno in Europa ha la coscienza veramente pulita in questa storia ma noi dobbiamo guardare al nostro operato prima di tutto. Dice il saggio che “dove vai è come ci arrivi”. Sacrosante parole. Come quelle pronunciate al Congresso dc del 1973, da Lorenzo Natali, un grande europeista.
«Non si può pretendere di fare l’Europa unicamente come la vorremmo noi. Bisogna invece partecipare alla sua costruzione con insistenza ma dall’interno, perché essa di indirizzi sulla linea che noi stessi suggeriamo».
Questa è la formula. Tutto il resto è casino.
Volete saperne di più?
Ecco cosa è successo ieri. E’ un reseconto ufficiale della Commissione. Ma non viola la verità in nessun punto.
In apertura, la Commissaria europea agli Affari Interni Cecilia Malmström ha riferito ai Ministri degli Affari Interni dei 27 Paesi UE sulla sua visita in Tunisia ed Egitto, ha sottolineato la gravità della situazione e l'importanza dei flussi migratori.
Haricordato le iniziative proposte il 5 aprile:
i) la necessità di rafforzare "HERMES", la missione di Frontex (l'Agenzia UE per le Frontiere esterne) nel Mediterraneo;
ii) continuare altre operazioni comuni come "POSEIDON";
iii) aumentare rapidamente la capacità di Frontex ;
iv) accelerare negoziati di Frontex nella regione, in particolare con le autorità tunisine; v) aiutare le autorità tunisine a gestire meglio la migrazione;
vi) garantire un effettivo rimpatrio degli immigrati clandestini.
Pergestire l'afflusso di profughi dalla Libia occorre:
i) un livello adeguato di finanziamenti per l'assistenza umanitaria;
ii) un rimpatrio nel tempo;
iii) mostrare solidarietà con gli Stati membri più colpiti – Italia e Malta;
iv) identificare un finanziamento aggiuntivo;
v) di condizionalità degli aiuti ai paesi del Nord Africa, chiedendo la loro collaborazione e una migliore sorveglianza delle frontiere.
La Commissaria europea all'aiuto umanitario Kristalina Georgieva ha riferito sulle operazioni umanitarie. Anche lei aveva visitato la regione nei primi giorni della crisi. La Commissione europea ha stanziato oltre 30 milioni di euro in questo settore per gestire gli effetti della situazione in Libia. L'azioneeuropea ha dimostrato il valore aggiunto di un'azione coordinata. La situazione dimostra che l'Europa deve essere in grado di gestire più di una crisi alla volta.
I Ministri di Italia e Malta sono intervenuti sulla situazione nel Mediterraneo, in particolare sull'immigrazione dalla Tunisia e le misure intraprese a livello nazionale. Sono seguiti diversi interventi di molti Paesi.
I punti trattati sono stati:
i) la necessità di distinguere i migranti per ragioni economiche da quelli in fuga da una guerra civile. Per i primi la soluzione proposta da è il rimpatrio (posizione sostenuta da 12 Stati); per i secondi l'UE deve fornire protezione;
ii) Alcuni Paesi hanno sottolineato la necessità di non dare falsi segnali che incoraggino l'immigrazione per prevenire il crimine organizzato e la tratta degli esseri umani;
iii) il principio dell'aiuto condizionato allo sviluppo;
iv) il bisogno di aiutare le nuove democrazie per evitare nuovi flussi.
Molti Paesi si sono pronunciati contro l'attivazione della Direttiva sulla protezione temporanea.
In conclusione, la Commissaria Malmström ha sottolineato il largo sostegno alle proposte della Commissione, per poter negoziare con i Paesi terzi nella regione. Le Conclusioni sono state approvate con 26 voti a favore e un'astensione (Italia) per il mancato inserimento del principio di "riallocazione" sul caso degli immigrati tunisini.
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Oggi il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso è in visita in Tunisia. Il Presidente sosterrà chi è impegnato nel processo di riforma nel Paese sui temi della democrazia, dei diritti umani, la lotta contro la corruzione, la società civile, i giovani, la mobilità, le riforme economiche per la creazione di occupazione, le PMI, i legami commerciali con l'UE. La Banca europea per gli Investimenti sostiene questo processo.
Dalla "Stampa".
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