Il Cavaliere e i prof "bolscevichi"
Per Berlusconi la scuola pubblica è un covo di professori di sinistra. Ma in Italia la ricreazione è finita.
16/04/2011
Il premier Silvio Berlusconi con il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini.
Berlusconi sale in cattedra. Ma ci sale sopra, in piedi, come il John Keating dell'attimo fuggente interpretato da Robin Williams. Solo che anziché declamare la poesia "Capitano mio capitano" di Whitman, sferra l'ennesimo affondo contro la scuola pubblica, destinato a infiammare gli animi e a mortificare i professori. In un messaggio inviato a Padova a una riunione dell'Associazione nazionale delle mamme, ha affermato che i genitori devono scegliere liberamente "quale educazione dare ai loro figli". E fin qui tutto bene. Poi ha aggiunto che il fine è quello di "sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia". Una battuta da ora di ricreazione, se non fosse che a pronunciarla è il presidente del Consiglio.
La scuola pubblica è lo specchio della società e della cultura italiana. Chi l'ha frequentata sa che c'è di tutto: laici, cattolici, clericali, anticlericali, simpatizzanti del centrosinistra e del centrodestra, ciellini, iscritti all'Azione cattolica, atei, agnostici, nostalgici della Dc, mistici e materialisti, vecchi socialisti riformisti, giovani liberali, sturziani, professorini con la passione per Gramsci e professoroni di severa formazione crociana. Jeans e grisaglie, tailleur e maglioni. Una varietà umana che è la ricchezza e il sale della scuola pubblica. Con una sola caratteristica in comune, questa sì da kolkoz sovietico: lo stipendio. Da fame. Da proletario della cultura. Un docente di ruolo con 15 anni di esperienza arriva bene o male 27.500 euro lordi l'anno, circa 1.400 euro netti al mese (un 1454esimo dell'ultimo reddito dichiarato dal Cavaliere, che è di 40 milioni di euro lordi).
Ma prendiamo anche per buono il teorema berlusconiano e gelminiano che la maggior parte di loro simpatizzi per il Centrosinistra e che dunque in questi giorni viva pensieri un po' antiberlusconiani, magari sia scandalizzata per certe leggi votate dal Governo, sdegnata per la condotta morale del premier, perplessa per le disinvolte circonvoluzioni di politica estera del nostro Paese. Ammettiamo addirittura che molti di questi docenti si sintonizzino ogni domenica sera con Fabio Fazio, che ridano alle battute della Littizzetto, che guardino "Report" o addirittura il Tg3. Tutti quanti però, ogni mattina, allo squillare della campanella, dopo aver varcato la soglia della loro scuola, si tolgono il soprabito e il loro bagaglio di idee, giudizi, pregiudizi, gusti e disgusti, ed entrano in classe armati solo del loro registro e della loro preparazione, per "accendere un fuoco" nei loro ragazzi, come diceva Yeats, e aiutarli a conseguire "virtude e conoscenza". Diversamente, non sarebbero insegnanti, sarebbero degli agit-prop. Ci saranno anche delle pecore nere e delle delle pecore rosse, ma la stragrande maggioranza è così.
L'attacco del presidente del Consiglio, alla scuola pubblica, bollata come scuola bolscevica, colpevole di non costituire un serbatoio sicuro di voti del Pdl come una divisione di Publitalia, non aiuta la scuola pubblica. Soprattutto non fa che radicalizzare un antagonismo, quello tra scuola statale e scuola non statale, che non esiste e non deve esistere in una società pluralista e soprattutto alza un muro tra genitori e insegnanti. Fa male anche alla scuola paritaria. Scuola pubblica e privata non sono realtà in guerra tra loro, ma due mondi perfettamente compatibili in una democrazia occidentale, che anzi avrebbero bisogno di avvicinarsi l'uno con l'altro e che vanno entrambi sostenuti finanziariamente (il contrario di quello che sta avvenendo).
Ma allora perché tutto questo? Perché dopo le "toghe rosse" fanno la loro comparsa nell'agone berlusconiano le "cattedre rosse"? Per qualche voto in più' da conquistare a vantaggio di un Governo in campagna elettorale permanente effettiva? Per ricucire col mondo cattolico, sempre più deluso e diffidente? Per distrarre l'opinione pubblica dai guai giudiziari del Cavaliere? Può darsi, ma appare cosa pericolosa e inedita, per chi è alla maggioranza e guida un Governo in cui c'e' anche il ministero dell Pubblica istruzione. E alla fine, il conto di quest'ora di ricreazione infinita lo pagheranno tutti, a cominciare dagli studenti.
Da Famiglia Cristiana
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