mercoledì 13 aprile 2011

Il rischio della paralisi.

di MARCELLO SORGI
Se perfino un uomo cauto e solitamente silenzioso come Gianni Letta ha definito quelle che stiamo vivendo «giornate incerte, affannose e amare», vuol dire che la situazione è davvero al livello di guardia. E lo spettacolo che si sta consumando alla Camera non è neppure l’aspetto più grave di ciò che sta accadendo, pur restando il più drammatico.

Da mesi, in realtà, il Paese è senza governo. E non perché i ministri abbiamo smesso di lavorare, ma perché la particolare forma di governo introdotta da Berlusconi, con un capo assoluto che decide su tutto, ha bisogno, appunto, che il capo sia in perfetta efficienza e si dedichi a pieno tempo alle urgenze del suo ufficio. Non a caso c’era un tempo in cui il presidente del Consiglio mostrava a tutti la sua scrivania sepolta di dossier da studiare a notte fonda.

Vero o falso che fosse, questo metodo di lavoro è stato archiviato. E non, come malignano i più cattivi tra gli amici e i nemici del premier, a favore della stagione delle feste e delle serate del «bunga bunga». Berlusconi in effetti ha finito di governare dal 13 gennaio in cui la Corte Costituzionale, cancellando in parte il legittimo impedimento, lo ha rimesso nei panni del plurimputato.

Da quel giorno l’uomo non è più lo stesso. Dedica alla sua ossessione giudiziaria - che nasce, va riconosciuto, anche da un particolare accanimento dei magistrati nei suoi confronti - tutto il suo tempo; trascorre intere giornate, e a volte nottate, con gli avvocati, studia e ristudia le carte; passa continuamente da stati di disperazione in cui impreca contro i giudici, a stati di eccitazione in cui scherza e racconta barzellette. Malauguratamente questo accade nel momento in cui l’Italia è teatro di una grave crisi internazionale, di un’invasione di immigrati clandestini tra le più gravi mai viste, di un peggioramento della situazione economica che renderà necessaria una nuova manovra sui conti pubblici, e di una campagna elettorale per il governo di molte importanti metropoli, che certo non contribuisce a rasserenare il clima.

Sottoposto com’è allo stress giudiziario, Berlusconi, anche se vorrebbe, non riesce a occuparsi di nessuno di questi problemi. Ci prova, quando ci prova, saltuariamente, con risultati molto al di sotto del suo standard, come s’è visto di recente a Lampedusa, e con effetti disastrosi, com’è accaduto con la minaccia di uscire dall’Europa, purtroppo reiterata dal ministro Maroni, e corretta ieri in extremis da un Bossi a sorpresa non più euroscettico, e dal ministro degli Esteri Frattini atterrato a Bruxelles proprio per far pace con i rappresentanti dell’Unione.

Malgrado le toppe si rivelino spesso peggiori dei buchi, la confusione continua a salire. Tra gli articoli della Costituzione letti ieri in aula a Montecitorio, D’Alema, presentandolo come «un auspicio», ha incluso quello che consente al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere. Ma le probabilità che un evento del genere si avveri sono minime. D’Alema è il primo a sapere che Berlusconi vuole andare avanti a qualsiasi costo. E purtroppo andrà avanti così.

Fonte :" La stampa"

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