martedì 26 aprile 2011

La crisi del PDL vista da Vincenzo Maida

IL PDL E' IMPLOSO ANCHE A POLICORO! Nota di Vincenzo Maida Dopo Matera, Melfi, Pisticci, il PDL è di fatto imploso anche a Policoro. E’ crollato insomma nei comuni più popolosi della Regione, dopo Potenza, e posizionati in quelle aree regionali, come Matera, la fascia jonica ed il melfese, dove vi è una economia più dinamica ed il voto è più “libero” dal controllo sociale ed elettorale del potere regionale. De Filippo e & possono dormire sonni tranquilli, con la classe dirigente che occupa postazioni di rilievo all’interno del PDL e nelle istituzioni per grazia ricevuta e che ha un solo ed unico obiettivo, quello di perpetuarsi fin che può, nessun cambiamento sarà mai possibile. I coordinatori regionali e provinciali, quelli comunali ed i parlamentari del PDL sono infatti tutti nominati. Le fibrillazioni attraversano anche il PD ma c’è almeno una parvenza di democrazia interna. L’ormai ex-sindaco di Pisticci ed ex-PDL Michele Leone in più di una occasione aveva sottolineato tale aspetto e la sua rottura con il PDL, dopo quella di Navazio, è stata anche in polemica con i vertici regionali e provinciali che non riescono a governare le situazioni locali perché non hanno la legittimazione dalla base. E’ probabile che anche Nicola Lopatriello entri come gli altri due in rotta di collisione con una dirigenza priva di qualsiasi vera legittimazione. Basti pensare che il responsabile provinciale dopo aver transitato, mi scuso se forse salto qualche passaggio, per l’ex-DC, il PPI, Forza Italia, Democrazia Europea, dove era approdato dopo essere stato sconfitto alle elezioni regionali del 2.000, si è ritrovato catapultato nel 2005 prima alla candidatura alla presidenza della regione, dove ha conseguito un magro risultato per la coalizione di centro-destra ma un’ ottima collocazione per se stesso in consiglio regionale, poi a coordinatore provinciale del PDL e quindi a senatore della repubblica. In questo è stato favorito anche dalla miopia politica di una parte della Destra montalbanese che dopo aver conquistato il centro della scena nella dinamica politica del centro-destra del metapontino, si è lacerata per inseguire obiettivi personali e non più di gruppo, facendo di fatto harakiri e consegnando ad altri lo scettro. A Matera il PDL dopo aver perso il comune di Matera per essere stato incapace a sostenere il dialogo con le liste civiche di Angelo Tosto e dopo aver fatto fuori in malo modo e all’ultimo momento, l’interessato aveva già affisso i manifesti elettorali, il consigliere regionale uscente Pasquale Dilorenzo dalla lista, ha conseguito nel capoluogo di provincia il minimo storico alle elezioni comunali. All’interno di questo partito leggero e spesso evanescente decidono tutto in tre o quattro persone ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non solo non riesce a costruire un’alternativa progettuale seria, ma dà anche la sensazione che vi abbia rinunciato. Basti pensare alle recenti divisioni sulla linea politica da tenere in consiglio regionale. Sicuramente normalizzare la Basilicata nella logica dell’alternanza non è semplice, la macchina del consenso che il centro-sinistra riesce a mettere in piedi è poderosa, perché si nutre di un sistema di relazioni e di connivenze costruito in anni di gestione clientelare del potere, ma vi sarebbero anche ampi margini per tentare l’impresa se vi fosse un progetto serio e degli interpreti coerenti, legittimati dalla base e dal loro percorso politico e non dagli amici che contano. Il successo di Magdi Allam è stato un sensore eloquente, anche se ha esaurito la sua spinta con la conclusione della competizione elettorale per le regionali. In futuro, anche a seguito della crisi economica e del nascente federalismo fiscale, ancora tutto da verificare nelle ricadute che avrà sull’economia regionale, vi saranno meno opportunità e meno risorse per alimentare il circuito perverso del consenso, le condizioni oggettive sono favorevoli per una svolta ma servono idee e lo spettacolo che offre il centro-destra allontana anche ogni possibile alleanza con il cosiddetto terzo polo il cui profilo politico, nonostante che sia ancora tutto da definire, potrebbe alla lunga rivelarsi determinante. Ovviamente molte responsabilità sono da addebitare anche al livello complessivo della qualità degli amministratori locali, senza il filtro della selezione interna che la vita di partito assicurava, esso è enormemente sceso. Ed oggi troviamo molti componenti non solo delle amministrazioni locali, ma anche dei consigli provinciali e regionali che sono dilettanti allo sbaraglio, a loro non fa difetto un’ unica cosa: la presunzione. Dal blog di Frammartino

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