mercoledì 17 novembre 2010

WWF: il dissesto nasce dalla malagestioneL'associazione ambientalista propone cinque azioni urgenti per difenderci dalle alluvioni
Le intense piogge di questi giorni non bastano a giustificare il continuo stato di calamità naturale in cui si trova il nostro territorio: anche nella nostra regione, l’esondazione del Varma che ha isolato per l’ennesima volta la Valcellina, il Livenza straripato a Sacile, il Meduna e il Noncello a Pordenone e i diversi torrenti che hanno allagato mezza pianura pordenonese causando danni quantificati finora sui 50 milioni di euro, sono eventi da addebitarsi a cause ben più strutturali.
Lo sostiene il Wwf, che sottolinea come la causa principale del diffuso dissesto idrogeologico sia la quotidiana “malagestione” dei fiumi e dei versanti, non tanto il fatto che in poche ore in molte parti d’Italia è caduta l’acqua che sarebbe dovuta cadere in un mese.
Secondo l’associazione ambientalista, dunque, per risolvere il problema è necessario superare la logica emergenziale d’intervento e adottare con urgenza 5 azioni fondamentali:
1) Istituire le Autorità di distretto, come previsto dalle direttive europee (dir 2000/60/CE “Acque”, 2007/60/CE “Rischio alluvionale”), conferendo loro un ruolo vincolante per il coordinamento delle misure e degli interventi di difesa del suolo e di qualità delle acque a livello di bacino idrografico;
2) Riferirsi al bacino idrografico – e non ai confini amministrativi delle Regioni – per qualsiasi programma di difesa del suolo, manutenzione del territorio e di tutela e gestione delle acque;
3) Ripristinare i finanziamenti ordinari per la difesa del suolo drasticamente tagliati anche nell’ultima finanziaria;
4) Garantire l’interdisciplinarietà nella progettazione delle misure e degli interventi di difesa del suolo: la sola ingegneria idraulica, infatti, è totalmente insufficiente ed è necessario progettare anche con competenze di idrogeologia, ecologia, scienze forestali, pianificazione….
5) Avviare un’azione diffusa di rinaturazione del territorio – come sta avvenendo nei più grandi bacini europei come la Loira, il Reno, il Danubio, la Drava… -  basata sul recupero della capacità di ritenzione delle acque in montagna (rimboschimenti, governo delle foreste sostenibile) e sul recupero delle aree di esondazione naturale in pianura (ampliamento delle aree golenali, ripristino e ricostruzione zone umide….). Un’azione che vale in primis per il Tagliamento ma più in generale per tutti i fiumi della nostra regione.
Come dimostrano le principali esperienze europee, la soluzione al rischio alluvionale non sono le casse d’espansione, ma la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.
Queste cinque azioni - conclude il Wwf - se portate avanti in modo serio possono contribuire a ridurre drasticamente il rischio idraulico in Italia, un Paese in cui i Comuni continuano a costruire (impermeabilizzando il suolo) e a prevedere urbanizzazioni nelle naturali aree di esondazione dei fiumi, togliendo lo spazio vitale alle acque.
Nella nostra regione i corsi d'acqua sono ancor oggi regimati con argini troppo ravvicinati, che non permettono l'espansione delle piene sulle golene, dove la vegetazione spontanea - in genere sostituita da coltivazioni agricole supersovvenzionate con denaro pubblico - permetterebbe di rallentare la furia delle acque ed aumentare il tempo di corrivazione, con maggior sicurezza per i centri abitati.
Fonte: WWFWWF: il dissesto nasce dalla malagestione.

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