PARADOSSI DEL DECRETO
Banche aiutate. E ora aiutino
I mercati hanno cominciato a rifare i conti sull'Italia. A modo loro, naturalmente. E dopo settimane di pressione hanno concesso una prima, significativa, promozione. I sacrifici chiesti a pensionati, contribuenti, famiglie, contenuti nella manovra hanno fatto immaginare che, pure in un percorso parlamentare appena iniziato, la strada sia stata tracciata. E il «rischio Italia», in qualche modo, ridotto.
Nell'attesa di capire quale sarà il giudizio definitivo, c'è un punto sul quale vale la pena riflettere. E se possibile, cogliere l'occasione che questa manovra offre alle banche di fare la loro parte. Dentro i provvedimenti appena varati c'è un passaggio (condiviso con gli altri Paesi europei) che segna una svolta importante in questo tempo di crisi: la garanzia dello Stato sulle attività bancarie. Sui loro nuovi prestiti. Un passo necessario per riaprire il rubinetto del credito. E consentire agli istituti di tornare a finanziare imprese e famiglie non più temendo l'apocalisse finanziaria. Ragione che ha portato in questi mesi ad una forte restrizione di impieghi e mutui.
Ma ecco il punto. Se lo Stato offre la garanzia di non fallire e apre (seppur con il pagamento di una commissione) l'ombrello pubblico per metterle a riparo da questo rischio che cosa dovranno fare in cambio? A scorrere la manovra ci sono almeno altri due aspetti che offrono loro una posizione di vantaggio in un momento di grandi sacrifici. La decisione di stabilire la soglia dei mille euro per la tracciabilità, di fatto, porterà ad un tetto all'uso del contante. Non quanto si voleva, certo. Ma il segno è dato. A questo punto la centralità del sistema dei pagamenti, dalle carte di credito al portafoglio elettronico, gestito in prima fila proprio dalle banche, godrà in tempi rapidi di una forte accelerazione.
Detto in linguaggio contabile, più ricavi e quindi più utili. Perché dietro l'utilizzo della moneta di plastica, come per ogni servizio offerto, è previsto il pagamento di una commissione. Che arriva per i negozi fino a punte del 3-4%. Forse troppo se una legge dello Stato impone di utilizzare le carte. Non solo. La mini patrimoniale sulle attività finanziarie, dai fondi alle polizze vita, rimette ancora una volta al centro il sistema bancario. Che funziona da sostituto d'imposta. Come dire: l'intermediazione, in tempi di crisi, è comunque destinata a crescere.
Ci sono quindi almeno due cose che vanno evitate e un'altra che si può fare: la cosa da evitare è che a beneficiare della garanzia pubblica siano gli azionisti (sotto forma di dividendi) e i manager (sotto forma di compensi). Su questo la legge è chiara, il monitoraggio dovrà essere attento: quelle risorse devono andare alla crescita. La cosa da fare, anche per offrire un segnale alla ripresa dei consumi, è riprendere la (positiva) esperienza del Btp-day nel quale le banche hanno rinunciato alle loro commissioni (il prossimo è fissato per il 12 dicembre). In questo caso, poiché il vantaggio dell'uso più limitato del contante diventerà permanente, la strada sarebbe quella di un taglio delle commissioni. Magari modulato in funzione del valore delle operazioni. Certo, sono aziende private e non enti pubblici, ma quella garanzia dello Stato non può essere un regalo senza nulla in cambio.
di Nicola Saldutti, dal corriere
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