mercoledì 21 dicembre 2011

La dieta del frigo vuoto



di GIORGIO CALABRESE, dalla stampa

Come medico-nutrizionsta sono molto preoccupato per la salute degli anziani che rischiano di essere le vere vittime di questa crisi economica. Infatti i più indigenti della terza e quarta età pare abbiano trovato come soluzione ai loro problemi di soldi non comprare più alcuni tipi di alimenti, che invece sono fondamentali per la salute.

Involontariamente i nostri anziani e tutti quelli che attraversano un momento di difficoltà hanno inventato un nuovo tipo di dieta: «La dieta del frigo vuoto». In Italia pare che abbia fatto molti proseliti che rinunciano soprattutto agli alimenti più nutrienti. Le calorie che ogni giorno vengono a mancare alla dieta a causa delle difficoltà economiche sono circa 400 e se si considera che un chilo di grasso corporeo è formato da circa 7000 kcal, si può dedurre che ogni mese sparisce al meno un chilo di peso corporeo.

Il problema colpisce un milione di anziani italiani che si nutre poco e male perché non ha i soldi per comprare il cibo, soprattutto quello ricco di buoni nutrienti. Chi lo afferma? L’ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), a Firenze, grazie ad un’indagine condotta dall’Istituto Nazionale per la Ricerca e Cura dell’Anziano di Fermo (An). Vi si legge che il 10% degli anziani, cioè, appunto, oltre un milione di persone, non assume abbastanza calorie e proteine con l’alimentazione quotidiana.

Da cosa si capisce? È facile, basta aprire il frigorifero di un qualunque anziano per capire se la sua salute è a rischio. Le 400 calorie che mancano giornalmente agli anziani sono in gran parte derivanti dalla scarsezza di alimenti con proteine nobili, quelle contenute in pesce o carne, che non entrano nel carrello della spesa degli over 65 per carenza di soldi.

Serve un’azione comune di tutte le organizzazioni sociali, istituzionali e anche alla Grande Distribuzione (Gdo): sarebbe auspicabile raggiungere un accordo per concedere ad esempio a chi ha più di 65 anni ed è pensionato al minimo oppure a tutti gli indigenti comprovati, uno sconto particolare nell’acquisto di cibo di origine animale (tutti i tipi di carne, pesce, uova e latticini) e di origine vegetale (frutta e verdura di stagione), meglio se proveniente da colture a Km Zero e a filiera corta, gravati da spese minori, come suggerisce la Coldiretti.

Una soluzione di questo genere è importante perché i nostri anziani si stanno nutrendo quasi esclusivamente di carboidrati come pane e pasta o zuppe di latte, privandosi di tutti quei nutrienti nobili, che permettono ad un fisico in crisi di salute, di difendersi dalle infezioni, specie quelle di questa stagione.

Con la «dieta del frigo vuoto» non si creano le condizioni per godere una serena vecchiaia in salute. La malnutrizione fa aumentare del 25 per cento il rischio di un ricovero in ospedale e, oltre a far salire la mortalità, fa aumentare in parallelo la spesa pubblica con ulteriori ricoveri e cure. Dal 10% di anziani che mangia poco e male per motivi economici, si passa addirittura al 55% se si esaminano i ricoverati nelle case di riposo, come ha potuto appurare il collega Niccolò Marchionni, Presidente della Sigg. Il ricovero è infatti un momento molto delicato per l’anziano che si alimenta con difficoltà: uno su tre è a rischio malnutrizione, per uno su cinque la probabilità è molto elevata. È provato che una nutrizione carente incide in maniera molto negativa sullo stato di salute, aumentando la durata dei ricoveri con rischio di infezioni, piaghe da decubito, depressione, deterioramento cognitivo.

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