22/12/2011 - TACCUINO
Legge elettorale Banco di prova
per i leader
di MARCELLO SORGI,dalla stampa
All’indomani dell’appello di Napolitano ai partiti della maggioranza per un più forte sostegno al governo, Bersani ha chiesto di sgomberare il campo da ipotesi di riforma dell’articolo 18, mirate a snellire le procedure di licenziamento (richiesta accolta in diretta a «Porta a porta» dalla ministra del lavoro Fornero). E Berlusconi, dopo un pranzo di due ore con Monti a Palazzo, incontrando i senatori ha ribadito che il Pdl è ancora l’arbitro della situazione e in qualsiasi momento può decidere di tornare ad elezioni. Se non fosse per Casini e il Terzo polo, che continuano a garantire il loro appoggio incondizionato al governo, verrebbe da dire che l’appello del Capo dello Stato non ha trovato l’accoglienza dovuta, e nella maggioranza tripartita che sostiene l’esecutivo tecnico la tensione continua ad essere alta.
In realtà, a parte qualche eccesso polemico (soprattutto da parte dei sindacati, che temono il bis della riforma delle pensioni decisa senza concertazione), il governo continua a godere di un forte appoggio politico, e grazie a questo la manovra dovrebbe essere licenziata oggi in Senato. Più che un gioco di veti, dunque, si sta delineando una sorta di schieramento preventivo in vista della cosiddetta fase 2 del lavoro di Monti e dei suoi ministri. Alfano, Bersani e Casini, in altre parole, devono trovare il modo di trasformare il loro accordo «tecnico» (le virgolette ormai sono d’obbligo, dopo un mese di vertici a tre) in una forma di collaborazione politica compatibile con il livello crescente di insofferenza dei rispettivi elettorati alla stagione dei sacrifici.
Prima di stabilire se davvero ci sia spazio per reimpostare il confronto sulle riforme istituzionali, come ha suggerito Napolitano, sarà la legge elettorale il banco di prova dell’intesa tra i tre leader. Se la Corte costituzionale, alla ripresa, darà via libera ai referendum, l’urgenza di trovare un accordo per evitare un voto che potrebbe portare alla reintroduzione del Mattarellum, la legge maggioritaria che inaugurò la stagione del bipolarismo, potrebbe spingerli ad accelerare la trattativa: in particolare Casini, che a causa del ritorno al Mattarellum potrebbe vedere compromesso il suo disegno terzista. Ma anche nel caso in cui la Consulta bocci i quesiti referendari, la necessità di mettersi attorno a un tavolo, non solo per decidere quali emendamenti proporre ai provvedimenti del governo, ma per dare un senso al finale della legislatura, potrebbe rivelarsi ineludibile.
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