di MARCELLO SORGI, dalla stampa
Dopo l'approvazione della manovra - giunta in Senato per essere licenziata entro venerdì tutti danno per scontato che i tempi del governo si allunghino. Nel giro di due giorni i partiti della maggioranza hanno detto - e Berlusconi ieri ha ribadito - che non si può pensare ad elezioni di fronte a una situazione economica che continua ad essere allarmante. Ma, ecco il paradosso, se il governo prova a delineare i possibili contenuti di una fase due del proprio lavoro, gli scudi si rialzano.
Parte l'annuncio di uno sciopero fiscale della Lega contro l'Imu, e pazienza se si tratta del ritorno dell'unica tassa autenticamente federale in vigore in Italia. Si levano le proteste preventive dei sindacati contro l'ipotesi, ventilata dalla ministra Fornero, di aprire la discussione sulla riforma del mercato del lavoro "senza totem", in altre parole senza escludere l'ipotesi di rimettere mano al famigerato art. 18 che contiene le norme sui licenziamenti. E la presidente del Pd Rosi Bindi fiancheggia subito i sindacati, rivendicando, prima che il governo prenda le sue decisioni, un negoziato politico approfondito.
Ma se il governo resterà in carica fino al 2013, non potrà limitare la sua sfera di intervento all'economia, anche se si tratta della principale emergenza, fingendo di non accorgersi del resto. Quale che sarà a gennaio la decisione della Corte costituzionale in materia di referendum, ad esempio, è prevedibile che il tentativo di riformare il Porcellum sarà fatto in ogni caso, sia che la Consulta dia il via alle consultazioni referendarie, sia che decisa di evitarle. E non a caso Franceschini ha aperto la riflessione sul ritorno, anche temporaneo, al proporzionale, che darebbe ai partiti la possibilità di arrivare liberi da alleanze forzate alla scadenza elettorale del 2013 e trasformare la prossima in una legislatura costituente. Alla ripresa politica, passate le Feste, è probabile che il confronto si concentrerà sulle misure per la crescita. Ma dopo è inevitabile che il discorso si allarghi. Al di là degli atteggiamenti di facciata che tendono a rappresentarli distanti tra loro ed equidistanti dal governo, Pdl, Pd e Terzo polo hanno un'obiettiva convenienza a sfruttare questa fase di tregua per mettere a punto riforme che nessuno di loro singolarmente sarebbe in grado di realizzare.
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