mercoledì 21 dicembre 2011

Roubini e Stiglitz .Due economisti a confronto


Gli economisti Stiglitz e Roubini: “Anno orribile per l’economia? Il 2012 andrà peggio” 

Per uscire dalla crisi sarebbe necessario un ripensamento radicale dell'economia e un maggiore ruolo della politica, per diminuire la crescente disuguaglianza tra le classi sociali.
Ma i politici hanno finito le munizioni e continuano a sfuggire alle loro responsabilità. Di questo passo la fine dell'euro e un nuovo caos finanziario a livello internazionale sono dietro l'angoloNon vediamo l’ora di buttarci alle spalle il 2011, annus horribilis degli attacchi speculativi all’euro, dell’austerity, di tagli, lacrime e sangue. Ma il 2012 sarà, se possibile, ancora peggiore. A dirlo sono i due grilli parlanti della finanza internazionale: il premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz e il prof. Nouriel Roubini, uno dei pochi ad aver previsto con precisione la crisi finanziaria del 2007-2008, nella quale siamo ancora intrappolati. Interpellati dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt, i due economisti non hanno dubbi: l’anno prossimo ci attende una pesante recessione economica, caratterizzata da sempre maggiori disuguaglianze, da guerre valutarie e commerciali e, se non si riuscisse ad agire in tempo, dalla fine dell’Euro.

“La cosa positiva del 2011 è che, molto probabilmente, è stato migliore del 2012″, ha dichiarato Stiglitz. “Ma ci sono altri aspetti positivi: gli Stati Uniti sembrano aver finalmente preso coscienza del divario crescente tra la percentuale più ricca della popolazione e la massa degli americani. Mentre i movimenti di protesta dei giovani, dalla primavera araba agli “indignados” spagnoli, fino agli occupanti di Wall Street, hanno reso evidente che c’è qualcosa che non funziona assolutamente nel sistema capitalistico”.

Ma nonostante le sollevazioni popolari, con tutta probabilità i problemi politici ed economici dell’Europa e degli Stati Uniti sono destinati a peggiorare ulteriormente nei prossimi dodici mesi. “I capi di stato europei non si stancheranno di ripetere che l’euro deve essere salvato”, continua Stiglitz, “ma chi ha veramente il potere di intervenire con efficacia continuerà a sfuggire alle sue responsabilità, evitando di fare ciò che sarebbe necessario”. Anche perché tutti hanno capito che le probabilità di una pesante recessione continuano a crescere e tutti sanno che, senza crescita, non si possono alleggerire debiti pubblici sempre più pesanti, “ma nessuno fa niente per promuovere la crescita” e i governi europei si troverebbero ormai in una “spirale della morte”.

Per Nouriel Roubini la recessione non è solo probabile: è certa, almeno nella zona euro. Accompagnata da una crescita “anemica” negli Stati Uniti e da una flessione nell’economia della Cina e degli altri paesi emergenti. Ad affossare l’Europa – secondo Roubini – saranno la stretta creditizia che metterà in ginocchio le imprese, il peso del debito pubblico, la mancanza di competitività e i continui piani di austerity, che deprimeranno sempre di più i consumi e gli investimenti. “L’unica cosa che sta salvando, almeno temporaneamente, l’euro sono gli acquisti di titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea”, spiega Stiglitz. “Che si sia d’accordo o meno, attualmente i singoli stati europei sono finanziati dalla BCE. I politici tedeschi hanno fortemente condannato questi interventi, ma non hanno offerto nulla in alternativa: le risposte della politica sono state incerte, senza entusiasmo, e, soprattutto, tardive”. Di questo passo lo scenario più probabile sembra essere caratterizzato da tagli ancora maggiori, economie deboli, disoccupazione crescente, deficit fuori controllo, mentre i politici europei “faranno il minimo possibile per raffreddare temporaneamente la crisi e, alla fine, ci sarà sempre più caos”.

Il premio nobel Stiglitz si spinge fino a immaginare la fine dell’euro nel 2012 o, in alternativa, un intervento deciso, risolutivo, da parte dell’Unione Europea. Anche se, molto probabilmente, “i politici continueranno ad esitare e l’Europa continuerà a soffrire e con essa tutto il resto del mondo”. Stiglitz non risparmia critiche nemmeno agli Stati Uniti, dove “nessun politico sembra voler vedere che le misure per il salvataggio del sistema bancario non sono state sufficienti per rilanciare l’economia”. Le conseguenze della crisi immobiliari sono ancora visibili e i bilanci familiari continuano a soffrirne, ma “nessuno schieramento politico presenterà un vero programma per un ripensamento totale dell’economia”, in modo da “diminuire le disuguaglianze” e ridurre il peso della finanza. Anche perché, come sottolinea invece Roubini, “la politica non ha più munizioni”: le politiche monetarie perdono progressivamente di efficacia mentre le politiche fiscali hanno un campo d’azione sempre più limitato, a causa di deficit e debiti crescenti e di nuove regole fiscali, sempre più stringenti.

Che fare? Secondo Stiglitz servirebbe molto più coraggio e determinazione da parte dei politici, soprattutto in Europa. In mancanza di interventi decisi, la lunga recessione partita nel 2008 potrebbe vivere nel 2012 una nuova fase. Ancora più pericolosa delle precedenti.


Chi sono Roubini e Stiglitz?


 
Nouriel Roubini è professore di economia alla Stern School of Business dell’Università di New York. Figlio di ebrei iraniani, è nato nel 1959 in Turchia ed ha vissuto vent’anni in Italia, dove si è laureato in politica economica all’Università Bocconi. Dopo il dottorato in economia internazionale ad Harvard, ha insegnato a Yale e ha lavorato come economista al Fondo Monetario Internazionale, alla Federal Reserve, alla Banca Mondiale e alla Banca Centrale di Israele. Durante l’amministrazione Clinton è stato senior economist del Consiglio degli Advisor Economici (Council of Economic Advisers) del presidente, per poi passare al Tesoro come senior adviser di Timothy Geithner, che nel 2009 è stato nominato Segretario del Tesoro dell’amministrazione Obama. Noto con il nomignolo “Dr. Doom” (dott. Sventura) o “permabear” (orso permanente), Roubini ha acquisito fama internazionale per aver previsto con precisione la crisi dei subprime del 2007 e la conseguente fase di recessione economica. Durante il meeting di Davos nel gennaio 2006 anticipò il peggioramento dei conti italiani senza escludere il rischio di una situazione argentina. In quell’occasione, Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia, storpiò il cognome di Roubini in “Houdini” e invitò l’economista americano a tornarsene in Turchia. Nouriel Roubini è presidente della società di consulenza economica RGE (Roubini Global Economics), che ha fondato nel 2004 (www.roubini.com) asieme a un gruppo di giovani accademici. Nel 2010, assieme a Mihm Stephen, ha pubblicato con Feltrinelli il libro “La crisi non è finita”.

Joseph Stiglitz, nato nel 1943, è un economista americano e professore alla Columbia University di New York. Premio nobel dell’Economia nel 2001 per il suo contributo alla teoria dell’asimmetria informativa tra gli operatori economici, è stato Senior Vice-President e Chief Economist della Banca Mondiale. E’ conosciuto per la sua visione critica della globalizzazione e di istituzioni internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale. E’ un feroce oppositore dei “profeti” del libero mercato (che chiama “fondamentalisti del libero mercato”). Ha fortemente criticato il piano di salvataggio dei mercati finanziari lanciato dall’amministrazione Obama, perché sarebbe stato troppo condizionato dal potere delle grandi banche. Nel 2008 ha pubblicato il libro “The Three Trillion Dollar War: The True Cost of the Iraq Conflict” (La guerra da tremila miliardi di dollari: il vero costo della guerra in Iraq), esaminando i veri costi della guerra, includendo i costi occulti. Secondo Stiglitz la guerra, e in generale l’amministrazione Bush, ha fortemente impoverito la popolazione americana: mentre le 15 mila famiglie più ricche del Paese hanno raddoppiato i loro ricavi e i profitti delle corporation sono cresciuti del 68%, il reddito dell’americano medio si è ridotto progressivamente. In base alle ricostruzioni di Stiglitz, nell’era Bush, l’1% degli americani più ricchi avrebbe ottenuto oltre il 20% delle risorse pubbliche, mentre il 50% più povero appena il 12,5%. Stiglitz, che è uno degli economisti più citati ed ascoltati al mondo, ha pubblicato in Italia, per Einaudi, “La globalizzazione e i suoi oppositori”, “I ruggenti anni Novanta. Lo scandalo della finanza e il futuro dell’economia” e “La globalizzazione che funziona”.
Fonte : il fatto quotidiano

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