domenica 15 gennaio 2012

Il colpo di coda delle tre sorelle


IL COMMENTO
Il colpo di coda delle tre sorelle
di ROBERTO PETRINI, da Repubblica
Lo schiaffo che da New York arriva sul volto dell'Europa, non rimarrà senza effetti. In primo luogo per i paesi sotto stretta osservazione per il proprio debito pubblico, come l'Italia: dopo manovre per 76 miliardi, una cura Monti che ha portato il sistema pensionistico ad un alto grado di sostenibilità e la conferma del pareggio di bilancio per il 2013, il governo è chiamato a non fermarsi sulla strada delle riforme e della crescita. E su questo aspetto, anche Standard&Poor's sembra cogliere il nodo dell'atteggiamento delle forze politiche e sociali.
Sarebbe tuttavia limitativo considerare la mossa di S&P, che ha nel proprio capitale colossi finanziari come  Capital World Invest (12,23%) e Blackrock (2,46%), e che tra le altre attività può contare nel suo gruppo sulla influente casa editrice McGraw Hill, nel recinto delle cose italiane.

L'affondo di S&P su i debiti di nove paesi dell'Unione europea, arriva infatti a poco più di due anni da quell'autunno del 2009 quando le agenzie di rating soffiarono sul fuoco della conclamata crisi greca, aprendo di fatto la battaglia dell'euro. Da quel 22 dicembre del 2009 quando Moody's sentenziò che Portogallo e Grecia rischiavano una "morte lenta", l'Europa ha vissuto uno dei suoi periodi più difficili. Oggi tuttavia la situazione è cambiata: se persino la Merkel può fare i complimenti al Calimero- Italia, se la Spagna e il Portogallo hanno messo in atto manovre dolorose, significa che la strada del risanamento dei conti pubblici in Europa non è una chimera. Certo non si può dire che la mega bocciatura di Standard & Poor's sia fuori luogo, ma sicuramente arriva in modo intempestivo, o "incoerente", come ha detto il Commissario europeo Olli Rehn.

Nonostante le difficoltà della trattativa e gli alti bassi quotidiani delle euroburocrazie, la linea è tracciata: l'Europa assumerà entro marzo un nuovo trattato che prevede di tenere i deficit strutturali entro lo 0,5 per cento del Pil e impegna i paesi membri a ridurre di un ventesimo l'anno i propri debiti. Anche il Fondo salva stati, sebbene con tutte le incertezze e i problemi contingenti, è diventato uno strumento destinato a far parte del patrimonio europeo e, come dice il suo statuto, potrà intervenire direttamente sul mercato primario dei titoli di Stato. Senza contare la presenza a Francoforte di Mario Draghi che con abili mosse di politica monetaria ha fatto il possibile per stemperare la tensione sui mercati. La mossa delle agenzie di rating potrebbe essere così un colpo di coda, anche perché a Strasburgo, seguendo le indicazioni del G20 giunte dopo la crisi dei subprime del 2007-2008, c'è una proposta di regolamentazione delle agenzie di rating che prevede, ad esempio, la sospensione dei giudizi nei momenti più critici dei singoli paesi.

Forse sarebbe bene che la riforma accelerasse, per far muovere le agenzie in piena trasparenza nel 2012, un anno durante il quale è prevista una vera e propria guerra dei debiti: secondo i dati del Fiscal monitor dell'Fmi quest'anno ci saranno da raccogliere 11,4 trilioni di dollari, dove figurano i 4.710 del debito Usa, i 3.500 del Giappone e i 1.350 miliardi (di euro) europei. Una partita che val bene un rating.

(14 gennaio 2012)

Nessun commento:

Posta un commento