Si è celebrato venerdì il Giorno della Memoria, ricorrenza che intende ricordare l’abnorme e intollerabile tragedia umana della Shoah.
Su Rai3 abbiamo seguito «Agorà», «Il Ghetto – Il film
La commozione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Scudieri)
incompiuto», firmato dalla giovane regista Yael Hersonski (il film ricostruisce il dietro le quinte delle riprese effettuate dagli operatori di Hitler nel ghetto di Varsavia) e poi l’interessante e a tratti commovente diretta dal Quirinale, alla presenza del presidente Giorgio Napolitano.
Su TGCom24 (dalle 14.30 alle 15.30) la giornata è stata ricordata con documenti e testimonianze di chi ha vissuto questa orribile pagina della nostra storia. Tra le testimonianze raccolte, quella dell’avvocato milanese Gianfranco Maris.
Su Rai2 (ore 21) è andato in onda lo speciale «La Storia siamo noi - Auschwitz: I nazisti e la Soluzione finale», un viaggio nella storia del più grande campo di sterminio firmato dallo storico inglese Laurence Ress, direttore creativo del dipartimento Storia della Bbc: un’inchiesta approfondita su chi sapeva ma non ha agito.
Ogni volta che si vedono certe immagini è come inabissarsi nel buio della ragione, nella privazione della dignità umana, nella convivenza quotidiana con la morte. È come se, per un attimo, potessimo scorgere fino in fondo dove può arrivare l’aggressione dell’uomo che si rivolge contro se stesso. Il rischio di queste celebrazioni, di tutte le celebrazioni, è che la retorica soffochi la vivezza del ricordo e, a poco a poco, la giornata diventi un monumento che poggia su un basamento di sapere stremato. Ma, come diceva Primo Levi, i sommersi vivono nella coscienza dei salvati, attraverso i quali giunge l’eco del loro strazio, della loro disperazione.
Per questo è necessario mantenere in vita il ricordo di quei terribili giorni anche per sconfiggere chi, cancellando il passato, vuole per destituire di ogni credito l’identità ebraica del presente.
di Aldo Grasso, dal Corriere
28 gennaio 2012 |
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