19/1/2012 - TACCUINO
Ritorna ad affacciarsi
il rischio di voto anticipato
di MARCELLO SORGI, dalla stampa
Convocate per un giro d’orizzonte e perché Napolitano rimane il garante numero uno del governo, le mini-consultazioni dei partiti della maggioranza al Quirinale ieri e martedì avevano l’obiettivo, per il Capo dello Stato, di spronarli a una ripresa del confronto parlamentare sulle riforme, a cominciare dalla legge elettorale, dopo la bocciatura dei referendum, e di verificare lo stato d’animo dei leader, soprattutto di quelli di Pdl e Pd in cui si muovono due fronti di resistenza all’esperienza del governo tecnico.
Un mini programma di riforme istituzionali (differenziazione dei ruoli delle Camere, riduzione del numero dei parlamentari, nuovi regolamenti) sarebbe un toccasana per impegnare i partiti che appoggiano il governo, costretti finora a trangugiare l’amara pillola delle misure anticrisi. Se ne ricaverebbe un tentativo di rilegittimazione della politica, in tempi di antipolitica crescente, e nuove regole elettorali da usare nelle elezioni del 2013, accantonando l’usurato Porcellum e creando le condizioni per un avvio del tutto diverso della prossima legislatura.
Ma al di là di una disponibilità formale, che non può essere negata, lo stato d’animo e gli obiettivi di Alfano, Bersani e Casini sono di altro genere. I primi due scontano per varie ragioni un certo tasso di mugugno dei gruppi parlamentari rispetto al governo. Liberalizzazioni per il centrodestra e flessibilità sul lavoro per il centrosinistra sono simmetricamente difficili da mandar giù. E quanto alla legge elettorale, mentre Casini si dichiara pronto a trattare, pensando che quale che sia il modello scelto ci sarà comunque un’iniezione di proporzionale favorevole al Terzo polo, dagli altri due partiti arriva un'ondata di scetticismo sulla possibilità di arrivare a un accordo: motivata, per il Pd, dal fatto che i sondaggi favorevoli consentirebbero a Bersani di puntare ad ottenere il premio di maggioranza alla Camera, e per il Pdl dalla volontà di non rinunciare a un impianto bipolare, con il quale comunque i due maggiori partiti farebbero la parte del leone.
Inutile nascondersi che in un clima del genere, come si ricomincia a sentir dire nei corridoi parlamentari, torna ad affacciarsi il rischio di elezioni anticipate. L’alta percentuale di indecisi e di tendenti al non voto, e il dubbio che la permanenza del governo tecnico possa motivare un aumento della sfiducia nella politica tradizionale, aumentano le incertezze di questo periodo. Ma per votare entro giugno, o al contrario per arrivare alla scadenza naturale del 2013, una decisione va presa entro marzo.
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