sabato 21 gennaio 2012

Liberalizzazioni : Chi vince, chi perde


di PAOLO BARONI, dalla Stampa

Chi vince e chi perde la partita delle liberalizzazioni? Un po’ tutti (ma non tutti): se ha un senso intervenire su privilegi e corporazioni per alleggerire i pesi ch impediscono al Paese di spiccare il volo è bene che sia i «piccoli» sia i «grandi» rinuncino ad uno spicchio dei loro privilegi. Se ogni categoria, lobby o potentato accetta di fare anche un solo passo indietro l’intera collettività può avere grandi benefici.

Le famiglie certamente avranno dei vantaggi,mapiù sul fronte dei servizi che su quello dei prezzi (ieriun cartello di associazioni di consumatori stimava infatti che rispetto alle prime ipotesi di decreto il risparmio annuo sarà di 465 euro anziché di 900). Le imprese, non portano a casa i rimborsi dei crediti della pubblicaamministrazione attraverso i Btp ma ottengono l’istituzione di un Tribunale ad hoc per sbrigare le loro vicende (dalle cause tra soci alla class action alle truffe sui marchi) ed una bella sventagliata di semplificazioni. Chi opera nell’edilizia beneficerà di minori tasse e minor burocrazia. Senz’altro tutte le imprese avranno vantaggi dall’abolizione delle tariffe minime e massime dei professionisti, che certamente in quanto lobby perdono qualcosa. I notai limitano un po’ i danni: saranno 500 in più e non 2000 come sembrava a metà giornata.

I benzinai ottengono la fine dei contratti di esclusiva con le compagnie, la possibilità di vendere anche prodottinon oil e self service senza limiti fuori dai centri abitati. I petrolieri devono fare un passo indietro ma arginano le perdite e alla fin fine nonè per niente detto che gli automobilisti risparmieranno davvero qualcosa sul costo del pieno. Forse, in un futuro prossimo venturo costerà di meno il gas, una volta che Snam, la rete gas e tutto il resto, verranno staccate dall’Eni.

Il «Cane a sei zampe» non si oppone a questo intervento, unica lobby di Stato a non opporre resistenza al contrario delle Ferrovie, che hanno fatto muro facendo sparire dal tavolo la separazione delle rete gestita dalla loro Rfi. Ma la questione non è archiviata: se ne dovrà occupare la nuova Authority che vigilerà su tutte le infrastrutture e di trasporti.

Per i commercianti sfuma la possibilità di fare saldi e promozioni senza limiti, ma resta in piedi l’odiatissima liberalizzazione degli orari. Nel braccio di ferro tra farmacisti e parafarmacisti, di certo perdono i farmacisti visto che il loro numero aumenterà di 5000 unità. Conservano però l’esclusiva sui farmaci di fascia C e non avranno più vincoli su turni e orari. Misure che tutte assieme certamente danneggiano le parafarmacie. Che ora si uniscono al coro di chi protesta.

E i taxisti? Le loro norme ieri sono state tra le più discusse nel corso della maratona del consiglio dei ministri: la gestione delle loro licenze è passata più volte dai sindaci all’Authority sui trasporti. E alla fine è rimasta in piedi questa soluzione sgradita ai tassisti. Che però ottengono la possibilità di ricevere indennizzi una tantum qualora le loro licenze perdessero di valore ed il divieto di poter cumulare più licenze. Di contro arrivano le licenze part-time ma anche la possibilità di lavorare in più comuni.

Potrebbero vincere i giovani, se davvero le misure di apertura delle professioni, per la creazione delle nuove imprese e di stimolo di nuovi settori prenderanno presto forma. L’idea di poter costituire una società spendendo appena un euro è un bel colpo d’ala, se diventerà rapidamente una possibilità reale sarà certamente un aiuto importante per abbattere uno dei livelli di disoccupazione più alti d’Europa.

Un po’ vince anche l’ambiente, perché son sparite le norme che rendevano più facili le trivellazioni.

In generale vince il Paese, a patto però che le misure decise ieri vadano avanti spedite e, soprattutto, a condizione che il Parlamento non le annacqui come è accaduto in passato.

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