martedì 3 gennaio 2012

Quel dialogo che spaventa i grandi partiti



di MARCELLO SORGI, dalla Stampa

Pur limitata nel tempo dalla necessità di verificare in breve la possibilità di un accordo, e legata alle scadenze della fitta agenda internazionale del governo a gennaio, l'apertura di Monti ai sindacati ha avuto l'effetto di muovere una certa fibrillazione nella maggioranza. Il centrodestra teme uno sbilanciamento dell'esecutivo a vantaggio del centrosinistra e rivendica, con Cicchitto e Quagliariello, una consultazione politica preventiva con il Pdl. Il centrosinistra sa che in materia di lavoro Monti è vincolato alle richieste europee di maggiore flessibilità (tuttora argomento di confronto interno nell'exopposizione), e insiste sulle liberalizzazioni.

In realtà tutti prendono tempo aspettando di vedere che piega prenderà la trattativa tra la ministra del lavoro Elsa Fornero e le delegazioni sindacali. Anche se il governo ha formalmente ritirato l'accenno alla possibilità di rimettere in discussione l'articolo 18, cioè la materia dei licenziamenti, le posizioni di partenza sono molto lontane. Da parte di Palazzo Chigi c'è disponibilità a intervenire per uno snellimento delle procedure e per uno sblocco dei lavori pubblici già finanziati, ma non ci sono soldi per piani di intervento vecchia maniera a sostegno dell'occupazione, come quelli che continuano a invocare i sindacati.

Se Monti ha preso l'iniziativa, tuttavia, dopo la mancata concertazione del decreto "salva-Italia", che aveva ricompattato Cgil, Cisl e Uil portandole allo sciopero generale, non dev'essere stato solo per fare un tentativo formale di riaprire un filo di comunicazione destinato a chiudersi rapidamente. Al contrario, il premier deve aver percepito la necessità per le organizzazioni sindacali di ritrovare un minimo di dialogo con il governo.

Dopo la prima reazione negativa del centrodestra, dunque, le difficoltà, una volta aperta la trattativa, potrebbero spostarsi nel centrosinistra, sottoposto a una notevole pressione che verrà, non solo dai sindacati, ma anche dal pezzo di società civile più vicino al Pd e più insoddisfatto dell'ondata di sacrifici che il partito sta condividendo. Al momento, data la dimensione dei problemi, è impossibile escludere una rottura. Ma se si ragiona sul metodo, più che sui contenuti della trattativa (per i quali, in certi casi, ma non subito, è lecito prevedere un secondo tempo), è difficile che, sia i sindacati, sia il centrosinistra, si lascino sfuggire l'occasione che il Presidente Napolitano nel suo discorso di Capodanno, e Monti con l'apertura del tavolo per la trattativa, hanno seriamente messo sul tavolo.

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