SCHEDA
Nel 1991 la prima caduta italiana
dal paradiso della tripla A
Il primo luglio di venti anni fa Moody's decise di tagliare il suo giudizio portando il Paese a livello AA1, Nel 1995 Standard and Poor's assegnò all'Italia il massimo del rating, perso di nuovo nel 1998
ROMA - Risale a venti anni fa la prima caduta dell'Italia dal gradino della tripla A. Era il primo luglio 1991 quando Moody's decise di togliere all'Italia, unico Paese del G7, la fatidica 'tripla A', tagliando il suo giudizio ad AA1.
L'anno dopo l'agenzia decise un ulteriore downgrade, seguito nel '93 da un'altra decisione analoga. Erano gli anni 'terribili' della recessione economica, degli enormi sforzi di risanamento della finanza pubblica e, a livello politico, di Mani Pulite, del collasso dei partiti e della fine della Prima Repubblica. Nel '91 Moody's giudicò negativamente "il debito pubblico italiano che ormai eguaglia il prodotto interno lordo e i grossi deficit pubblici che contribuiscono al differenziale di inflazione, minacciano la competitività e possono in ultima analisi minare l'aggancio della lira all'Ecu (il 'nonno' dell'euro, ndr) e perciò ostacolare il processo di piena integrazione nella CEE".
L'Italia riuscì in quell'occasione a riscattarsi, tanto che nel '95 fu Standard and Poor's ad assegnare al nostro Paese il massimo del rating, perso poi nel 1998. A metà degli anni '90 l'Italia appariva, a giudizio della stessa agenzia di rating che oggi ha tagliato drasticamente il suo giudizio, "come una delle economie-leader dell'Unione europea con una crescita media annua superiore al 2% nell'ultimo decennio". S&P's apprezzava allora "il record italiano di un tasso d'inflazione moderato (media del 5,8% nel decennio); la responsabile condotta della Banca d'Italia, nonostante il persistente elevato livello del disavanzo pubblico (stimato nel 9,4% del prodotto interno lordo nel 1994) ed il gravoso e crescente debito (124% del Pil); il forte tasso di risparmio (15% del pil) e la concentrazione in mani nazionali ed europee del debito italiano".
Il giudizio non cambiò sostanzialmente tre anni dopo, quando l'Italia abbandonò però il gradino più alto della classifica. I motivi furono allora sostanzialmente tecnici: il 6 maggio del '98 Standard and Poor's portò infatti il rating ad AA unificando il giudizio delle emissioni in lire (fino ad allora appunto ad AAA) e quello in valuta, in vista dell'avvio della moneta unica. L'economia era comunque ancora giudicata "prospera e fortemente diversificata" e positivamente erano giudicati "i risultati ottenuti nella riduzione del fabbisogno" e "l'impegno del governo ad un ulteriore risanamento fiscale".
(13 gennaio 2012)
Fonte : Repubblica
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