sabato 3 settembre 2011

Il cavaliere accerchiato

Politica


03/09/2011 - RETROSCENA
Il Cavaliere accerchiato

sente aria di ribaltone



Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio

Sconvolto dall’inchiesta di Bari, teme un governo tecnico

di UGO MAGRI, dlla Stampa



ROMA

Berlusconi è sotto schiaffo nel momento peggiore, mentre la speculazione accerchia l’euro e martella l’Italia (anello debole). Lo sfogo telefonico sul «Paese di m...» sta girando il mondo, ne parla pure la Cnn, e non accresce il nostro prestigio né quello del governo. La mente del premier è quasi totalmente assorbita dall’inchiesta Tarantini-Lavitola; dall’ansia per l’interrogatorio di Marinella, più che una segretaria quasi una figlia. Lo solleva in parte la certezza che «lei è fortissima», reggerà lo stress; lo snerva la prospettiva di doversi accomodare a sua volta davanti ai pm per vuotare il sacco su «Mignottopoli». «E’ l’ennesimo tentativo di farmi fuori», si sfoga con chi lo chiama al telefono per parlar d’altro, principalmente di manovra. L’amarezza lo porta a commettere errori tragici, come l’insulto agli oppositori («criminali» è sbottato l’altra sera da Parigi) che fa inviperire proprio quando dovrebbe chiedere loro una mano. «Fa d’ogni erba un fascio, non distingue più tra Woodcock e Bersani», tenta di giustificarlo un amico. E una ministra a lui fedelissima: «Temiamo le conseguenze di questa sua condizione umorale». Nel pieno delle tempesta abbiamo un premier col cartello «fuori servizio».



Intorno a lui trionfa la solita doppia verità. In pubblico tutti dicono «non c’è problema, i conti tornano». Nella vulgata governativa, le acque si calmeranno non appena il Senato avrà messo il timbro, una questione di giorni, una settimana al massimo. In privato, viceversa, si riconosce che i tempi parlamentari sono eccessivi, che nella maggioranza regna un bel caos, oltre a sindaci e governatori sono sul piede di guerra i ministri del Pdl, forti di una nota della Ragioneria in cui si definiscono (così vanno dicendo) «insostenibili» i tagli già decisi per i loro dicasteri.



Ma l’ansia più grave sono le Borse, i mercati. Dalle stanze governative si seguiva ieri con trepidazione l’impennata dello spread coi titoli tedeschi. Ministri importanti si domandavano a che gioco sta giocando la Bce, non era impegnata a sostenerci? La «manina» o «manona» di Draghi perché non fa più incetta dei nostri poveri Btp? Nei corridoi di Palazzo Chigi trionfa il complottismo. Si colgono «strane coincidenze» che a chiunque sfuggirebbero, tipo la nuova cascata di rivelazioni sull’Italia da Wikileaks. Si ipotizzano complotti della finanza anglosassone per seminare caos e svaligiare il Belpaese. Semina il panico nel Palazzo l’eventualità che il «caso Milanese», oggi dormiente, possa ridestarsi per effetto delle solite fughe di notizie dalle procure, investendo Tremonti proprio mentre sta negoziando coi partner europei. Già, perché tra una settimana si riuniscono i ministri delle finanze Ue, e sarà un passaggio da brivido. Metti caso che il differenziale con i titoli tedeschi salga ancora di più, ben oltre la quota 326 toccata ieri: c’è il rischio che l’Europa ci ingiunga di fare le persone serie, di prendere misure feroci perché non basta neppure la terza manovra, ne serve una quarta...



Anche qui, ufficialmente valgono le garanzie di Tremonti sulla copertura della manovra, col portavoce berlusconiano Bonaiuti polemico contro quanti alimentano dubbi «da 500 milioni o al massimo un miliardo rispetto a un decreto che di miliardi ne vale 45». Calderoli brandisce come una clava contro i giornali le dichiarazioni rasserenanti del portavoce di Angela Merkel. E casomai dovesse proprio servire, è pronta la carta di riserva sotto forma di aumento dell’Iva. Poi però, negli stessi ambienti governativi, circola la domanda: «Come mai D’Alema e Bersani si dicono pronti a sostenere un governo tecnico? Perché improvvisamente l’ex banchiere Profumo dà la propria disponibilità a impegnarsi in politica?». Risposta: «C’è puzza di bruciato», il Cavaliere è sulla graticola, c’è chi punta a seminare il panico, alla crisi, per poi mettere in piedi un ministero tecnico che nel clan berlusconiano ha già un nome: sarebbe il governo Monti-Scilipoti. Perché a quel punto i Responsabili nessuno li fermerebbe più. Pur di non andare a casa, sosterrebbero qualunque governo. Come hanno già dimostrato.



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