Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato deve restituire


Vito Bubbico
Fonte il quotidiano
La difesa di Latronico
“Mi rincresce che si sia determinato tutto questo clamore e per rispetto delle persone ‘semplici’ e di chi si aspetta da noi comportamenti esemplari sono disponibile ad assumere ogni atto necessario a spegnere la questione, in aggiunta a quanto già fatto al momento della corresponsione della indennità per i mesi di giugno e luglio 2008 da parte del consiglio regionale”. Lo ha dichiarato il senatore del Pdl, Cosimo Latronico. “In ossequio a quanto promesso, ho già devoluto parte di quelle indennità per azioni di solidarietà, per cui non ho nessuna difficoltà a completare l'opera anche per sollevare i colleghi dell'allora ufficio di presidenza da ogni conseguenza, continuando a ritenere che abbiano agito nel rispetto della legge che non prevedeva divieti in tema di doppia indennità. Ribadisco di aver agito con assoluta trasparenza, insieme agli altri colleghi consiglieri regionali, presentando le dimissioni, quindici giorni dopo la proclamazione dell'elezione al Senato della repubblica”.
La difesa di Digilio
Restituirò le indennità percepite.
Restituirò le indennità percepite.
Nel sottolineare di aver già manifestato in passato la stessa volontà ai dirigenti degli uffici competenti del Consiglio regionale, in attesa di una definizione procedurale, Digilio ha precisato che “gli emolumenti sono stati percepiti, nel pieno rispetto della normativa nazionale vigente all’epoca, nei mesi in cui veniva formalizzata la nomina a senatore della Repubblica”.
“Con il mio gesto – continua – intendo contribuire a ricomporre e superare il contenzioso avviato dalla Corte dei Conti della Basilicata nei confronti dei componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio e di funzionari-dirigenti di uffici che non hanno alcuna responsabilità”.
“La vicenda – aggiunge Digilio – si è trascinata per così lungo tempo, come del resto accade per altri colleghi parlamentari che si sono trovati nella mia stessa condizione in quanto provenienti da Consigli Regionali, a causa di differenti interpretazioni tra uffici competenti del Senato e delle Regioni e di diverse e non univoche normative che regolamentano emolumenti e incompatibilità di cariche istituzionali. Mi auguro che essa serva a definire un provvedimento unico in Parlamento attraverso una sorta di Codice di comportamento dei rappresentanti istituzionali per il quale lavorerò. Intanto, mi preme sgombrare il campo da interpretazioni che possano in qualche modo riguardare il mio comportamento etico prima che poli tico. Vorrei ricordare che in tanti anni di attività politico-istituzionale in Consiglio Regionale sono stato tra i pochissimi a non presentare certificati medici o richieste di congedo rinunciando, in caso di assenza, all’indennità per sedute di commissioni o del Consiglio, a non aver mai utilizzato auto della Regione per missioni, né telefonini istituzionali e non aver mai richiesto rimborso spese per missioni. In definitiva, non ho mai ritenuto la politica una professione, vivendo della mia attività autonoma imprenditoriale. Quanto alla destinazione delle indennità che ho percepito dal Consiglio Regionale il riserbo dovuto alle azioni di solidarietà civile e sociale non mi consentono di parlarne”.
“Con il mio gesto – continua – intendo contribuire a ricomporre e superare il contenzioso avviato dalla Corte dei Conti della Basilicata nei confronti dei componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio e di funzionari-dirigenti di uffici che non hanno alcuna responsabilità”.
“La vicenda – aggiunge Digilio – si è trascinata per così lungo tempo, come del resto accade per altri colleghi parlamentari che si sono trovati nella mia stessa condizione in quanto provenienti da Consigli Regionali, a causa di differenti interpretazioni tra uffici competenti del Senato e delle Regioni e di diverse e non univoche normative che regolamentano emolumenti e incompatibilità di cariche istituzionali. Mi auguro che essa serva a definire un provvedimento unico in Parlamento attraverso una sorta di Codice di comportamento dei rappresentanti istituzionali per il quale lavorerò. Intanto, mi preme sgombrare il campo da interpretazioni che possano in qualche modo riguardare il mio comportamento etico prima che poli tico. Vorrei ricordare che in tanti anni di attività politico-istituzionale in Consiglio Regionale sono stato tra i pochissimi a non presentare certificati medici o richieste di congedo rinunciando, in caso di assenza, all’indennità per sedute di commissioni o del Consiglio, a non aver mai utilizzato auto della Regione per missioni, né telefonini istituzionali e non aver mai richiesto rimborso spese per missioni. In definitiva, non ho mai ritenuto la politica una professione, vivendo della mia attività autonoma imprenditoriale. Quanto alla destinazione delle indennità che ho percepito dal Consiglio Regionale il riserbo dovuto alle azioni di solidarietà civile e sociale non mi consentono di parlarne”.
La difesa della Antezza
Doppie indennità: Antezza (Pd), mie azioni trasparenti
11/02/2011 17:08
BAS“Per doveroso rispetto dell’attività della magistratura contabile, avevo deciso di non commentare le notizie relative all’azione dalla Corte dei Conti sulla questione delle “doppie indennità”, prima dell’esito della procedura in corso. Essendomi stato chiesto un commento, e visto che gli altri colleghi senatori hanno espresso in queste ore la loro opinione, ritengo giusto venire meno al riserbo che mi ero imposta”. Lo ha dichiarato la senatrice Maria Antezza (Pd), ricostruendo la vicenda.
“Sono stata proclamata senatrice il 29 aprile 2008 ed ho esercitato l’opzione per il Senato il 9 maggio 2008, cioè entro i dieci giorni previsti dalla legge e non dopo alcuni mesi. Nella stessa data – ha continuato la senatrice - ho delegato le funzioni di presidente del Consiglio regionale e da quel momento non ho convocato né partecipato ad alcuna riunione dell’Ufficio di Presidenza che, preciso, non aveva nessuna competenza in merito all’erogazione delle indennità di carica. Immediatamente è stata convocata la Giunta delle elezioni per prendere atto delle opzioni dei quattro neosenatori e per individuare chi dovesse subentrare in Consiglio regionale; è stato chiesto un parere legale per dirimere in particolare la questione relativa alla sostituzione di un consigliere eletto nel “listino maggioritario”; non appena ricevuto il parere è stato convocato il Consiglio regionale, che il 24 giugno ha preso atto delle dimissioni ed ha proceduto alla surroga dei consiglieri che hanno optato per il Senato. Non ho mai messo in atto insieme ai colleghi – ha aggiunto Maria Antezza - alcuna azione per ricevere l’indennità, che gli uffici del Consiglio regionale hanno erogato nel rispetto delle norme così come è avvenuto, prima e dopo, in tutte le Regioni italiane per i numerosi casi analoghi che si sono verificati. Ritengo di aver agito – ha concluso la senatrice - nel rispetto delle norme, in assoluta buona fede; le valutazioni di ordine morale, etico e politico che guideranno le mie azioni conseguenti saranno, come sempre, orientate ad una forte etica della responsabilità civile e istituzionale, coerente con la trasparenza dei miei comportamenti”.
bas 02
“Sono stata proclamata senatrice il 29 aprile 2008 ed ho esercitato l’opzione per il Senato il 9 maggio 2008, cioè entro i dieci giorni previsti dalla legge e non dopo alcuni mesi. Nella stessa data – ha continuato la senatrice - ho delegato le funzioni di presidente del Consiglio regionale e da quel momento non ho convocato né partecipato ad alcuna riunione dell’Ufficio di Presidenza che, preciso, non aveva nessuna competenza in merito all’erogazione delle indennità di carica. Immediatamente è stata convocata la Giunta delle elezioni per prendere atto delle opzioni dei quattro neosenatori e per individuare chi dovesse subentrare in Consiglio regionale; è stato chiesto un parere legale per dirimere in particolare la questione relativa alla sostituzione di un consigliere eletto nel “listino maggioritario”; non appena ricevuto il parere è stato convocato il Consiglio regionale, che il 24 giugno ha preso atto delle dimissioni ed ha proceduto alla surroga dei consiglieri che hanno optato per il Senato. Non ho mai messo in atto insieme ai colleghi – ha aggiunto Maria Antezza - alcuna azione per ricevere l’indennità, che gli uffici del Consiglio regionale hanno erogato nel rispetto delle norme così come è avvenuto, prima e dopo, in tutte le Regioni italiane per i numerosi casi analoghi che si sono verificati. Ritengo di aver agito – ha concluso la senatrice - nel rispetto delle norme, in assoluta buona fede; le valutazioni di ordine morale, etico e politico che guideranno le mie azioni conseguenti saranno, come sempre, orientate ad una forte etica della responsabilità civile e istituzionale, coerente con la trasparenza dei miei comportamenti”.
bas 02
Radice: su doppia indennità percepita da alcuni senatori
10 Feb
Inviato da Michele Radice In Notizie
A volte sembra di vivere situazioni surreali, dove la logica e la ricerca della semplice verità è cosa impensabile in questa nostra regione. Oggi sfogliando i giornali scopro che ieri la Corte dei Conti di Potenza mi giudicava per aver arrecato danno alla Regione insieme all’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale e l’allora Dirigente Generale Ferdinando Giordano per la doppia indennità di carica percepita dagli ex Consiglieri Maria Antezza, Carlo Chiurazzi, Egidio Di Gilio e Cosimo Latronico, tutti eletti al Senato della Repubblica.
Innanzitutto una precisazione doverosa a Il Quotidiano, che mi riporta nell’articolo nella veste di membro dell’Ufficio di Presidenza, mentre io in realtà all’epoca dei fatti, il 2008, ero Dirigente dell’Uffico Risorse Finanziarie del Consiglio, ossia colui che ha materialmente emesso mandato di pagamento in favore dei predetti.
La norma prevede per gli eletti l’obbligo di optare per l’una o l’altra carica, senza definirne i tempi. I predetti devono aver fatta comunicazione al Presidente del Consiglio, che all’epoca era la stessa Antezza, per gli eventuali provvedimenti consequenziali, adottati a fine giugno, tre mesi dopo. Tutto questo a me e al mio ufficio non è mai stato comunicato, anzi con una mia nota specificavo alla Corte dei Conti, che mi aveva nel frattempo comunicato l’imputazione, che l’Ufficio da me diretto liquidava gli elechi cumulativi dei Consiglieri predisposti da altro Ufficio del Consiglio, nè era nella mia facoltà giuridico-amministrativa impedire la liquidazione a chichessia. Evidentemente la Corte dei Conti di tale nota non ne ha tenuto in nessun conto, come se la verità e le responsabilità per davvero personali non contano nulla. Ciò che asserisco è facilmente accertabile presso gli Uffici del Consiglio.
Ma ciò che è stupefacente è che i predetti consiglieri, che hanno percepito la doppia indennità non vengono minimamente citati e sottoposti al rimborso delle somme indebitamente percepite. Come a dire che sono stati obbligati a prendere la doppia indennità, quasi violentati da quelli che oggi sono chiamati a restituire le somme, ossia l’Ufficio di Presidenza, il Dirigente Generale ed io.
Ancor più stupefacente è che i quattro Senatori non hanno sentito quella spinta interiore a restituire le somme, ma quancuno di essi ha dichiarato di volerle devolvere in beneficienza. La beneficienza si fa con i propri soldi non con quelli pubblici o di altre persone.
E ancora come mai il Consiglio Regionale, o meglio l’Ufficio di Presidenza, non ha ritenuto dover attivare in questo lungo lasso di tempo i provvedimenti amministrativi per il recupero delle somme?
E perchè mai il danno erariale è stato fatto solo nei confronti del Consiglio Regionale e non anche del Senato?
Al primo moto di rabbia è subentra la riflessione e mi sono chiesto: questa è l’amministarzione della giustizia? Si può essere colpevolizzati a propria insaputa? Si può pagare perchè altri fanno indebito arricchimento?
Paradossale per me che nella vita professionale ha gestito centinaia e centinaia di miliardi oggi debba rispondere non per cose fatte da me stesso, ma per atti compiuti da altri.
Innanzitutto una precisazione doverosa a Il Quotidiano, che mi riporta nell’articolo nella veste di membro dell’Ufficio di Presidenza, mentre io in realtà all’epoca dei fatti, il 2008, ero Dirigente dell’Uffico Risorse Finanziarie del Consiglio, ossia colui che ha materialmente emesso mandato di pagamento in favore dei predetti.
La norma prevede per gli eletti l’obbligo di optare per l’una o l’altra carica, senza definirne i tempi. I predetti devono aver fatta comunicazione al Presidente del Consiglio, che all’epoca era la stessa Antezza, per gli eventuali provvedimenti consequenziali, adottati a fine giugno, tre mesi dopo. Tutto questo a me e al mio ufficio non è mai stato comunicato, anzi con una mia nota specificavo alla Corte dei Conti, che mi aveva nel frattempo comunicato l’imputazione, che l’Ufficio da me diretto liquidava gli elechi cumulativi dei Consiglieri predisposti da altro Ufficio del Consiglio, nè era nella mia facoltà giuridico-amministrativa impedire la liquidazione a chichessia. Evidentemente la Corte dei Conti di tale nota non ne ha tenuto in nessun conto, come se la verità e le responsabilità per davvero personali non contano nulla. Ciò che asserisco è facilmente accertabile presso gli Uffici del Consiglio.
Ma ciò che è stupefacente è che i predetti consiglieri, che hanno percepito la doppia indennità non vengono minimamente citati e sottoposti al rimborso delle somme indebitamente percepite. Come a dire che sono stati obbligati a prendere la doppia indennità, quasi violentati da quelli che oggi sono chiamati a restituire le somme, ossia l’Ufficio di Presidenza, il Dirigente Generale ed io.
Ancor più stupefacente è che i quattro Senatori non hanno sentito quella spinta interiore a restituire le somme, ma quancuno di essi ha dichiarato di volerle devolvere in beneficienza. La beneficienza si fa con i propri soldi non con quelli pubblici o di altre persone.
E ancora come mai il Consiglio Regionale, o meglio l’Ufficio di Presidenza, non ha ritenuto dover attivare in questo lungo lasso di tempo i provvedimenti amministrativi per il recupero delle somme?
E perchè mai il danno erariale è stato fatto solo nei confronti del Consiglio Regionale e non anche del Senato?
Al primo moto di rabbia è subentra la riflessione e mi sono chiesto: questa è l’amministarzione della giustizia? Si può essere colpevolizzati a propria insaputa? Si può pagare perchè altri fanno indebito arricchimento?
Paradossale per me che nella vita professionale ha gestito centinaia e centinaia di miliardi oggi debba rispondere non per cose fatte da me stesso, ma per atti compiuti da altri.
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