giovedì 24 febbraio 2011

Il grande gelo tra Roma e Berlino

GIAN ENRICO RUSCONI
La visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Berlino avviene in un momento infelice dei rapporti tra Germania e Italia. E’ inutile far finta di nulla e continuare con le formalità diplomatiche, elencando le ottime relazioni economiche bilaterali tra i due Paesi o le garanzie che il ministro dell’Economia italiano offre, a livello europeo, per la tenuta della politica di bilancio e finanziaria che scongiura tracolli del tipo Grecia e Portogallo (a dispetto delle continue insinuazioni di certa stampa tedesca).

Tra Germania e Italia esiste politicamente da tempo una estraneazione che l’inattesa tragedia libica potrebbe aggravare. Dentro a un’Europa incerta e impotente, c’è il rischio che Germania e Italia prendano posizioni molto distanti tra loro.

L’infelicità dei rapporti italo-tedeschi è radicata nel cuore stesso della politica e dei suoi protagonisti. L’immagine estremamente negativa della persona del capo del governo italiano continua a sollevare gravi problemi di comunicazione pubblica. Ma questi problemi rimandano al crescente disinteresse reciproco di Roma e Berlino a ricostruire quel rapporto particolare che si era stabilito per decenni all’interno dell’Europa, prima comunitaria poi gradualmente allargata, in una informale triangolazione virtuosa con la Francia.

E’ una storia complicata - documentabile soltanto leggendo tra le righe della diplomazia. Certo: italiani e tedeschi, se guardano indietro a De Gasperi e Adenauer (ma anche ai tempi di Genscher, Colombo e Andreotti), davanti alla realtà dell’Unione europea di oggi possono dire insieme con soddisfazione «missione compiuta». Ma ora, davanti alle nuove sfide della fase critica dell’Europa, l’Italia non conta più. O, detto in maniera più elegante, non è più all’altezza delle sue possibilità. Mentre Berlino e Parigi mirano, insieme o in sottile competizione, alla leadership informale dell’Europa, Roma si è tagliata fuori.

Il resto lo fa la cattiva e controversa immagine dell’Italia politica nel mondo, schiacciata sul berlusconismo e le reazioni incontrollabili che provoca. Si badi bene: al di là dei sarcasmi sulle vicende private del premier, sono gli attacchi a testa bassa del Cavaliere contro la magistratura e la Corte Costituzionale che lasciano allibiti i politici in Germania, dove la Corte è il riconosciuto giudice supremo della vita costituzionale del Paese.

Sorge l’interrogativo: l’Italia si è emarginata perché implosa nella sua rissosa politica interna o perché sta sbagliando il suo posizionamento all’interno dell’Unione? Ci sono ancora a Roma uomini politici italiani di statura europea? E in grado di farsi riconoscere dotati di tale statura? La vicenda della candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Banca europea sarà un indicatore molto interessante a questo proposito - anche e soprattutto nelle sue argomentazioni, soprattutto da parte tedesca.

Intanto però anche nella politica interna tedesca c’è molto nervosismo. La cancelliera Merkel, che nei mesi scorsi aveva acquistato un alto profilo nel suo tentativo di «disciplinare» la politica finanziaria europea, è costretta a ripiegare sulla politica interna davanti a difficoltà impreviste. Il suo partito, che non è mai riuscito a governare davvero la coalizione con i liberali, ha avuto un duro colpo nelle recenti elezioni di Amburgo, stravinte da una risorta socialdemocrazia. Altri episodi negativi - le dimissioni del presidente della Bundesbank (che era il candidato in pectore tedesco per la Banca europea), gli imbarazzi per la scoperta del plagio nella tesi di dottorato del ministro della Difesa Guttenberg (che stava diventando una star politica democristiana) - lasciano un brutto segno. La prospettiva di andare incontro ad altre sconfitte nelle elezioni regionali della Cdu nei prossimi mesi si fa realistica e paralizzante. E’ l’ora peggiore per la Merkel dopo tanti successi. Reali o apparenti ? - qualcuno incomincia a chiedersi.

Naturalmente il presidente Napolitano non entrerà nel merito di questa situazione. Ma nei colloqui con il suo omologo tedesco Christian Wulff ci saranno sul tappeto importanti temi di dimensione europea e internazionale .In primo piano c’è la questione degli immigrati e della loro integrazione, che da qualche mese è ridiventata molto acuta in Germania, e i massicci nuovi arrivi di disperati sulle coste italiane insieme con aspettative allarmanti per la tragedia della Libia. I due Presidenti non mancheranno - nelle loro competenze - di stimolare i rispettivi governi su questi problemi per i quali occorre concordare una nuova grande politica europea comune. Fatti, non parole. In questo contesto si presenta l’occasione perché Germania e Italia ricomincino a parlarsi direttamente e seriamente inaugurando una nuova stagione dei loro rapporti.
Fonte :la stampa

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