domenica 20 febbraio 2011

Interdizione dai pubblici uffici

Ho conosciuto Gaetano Di Vaio otto anni fa a Catanzaro. Ero pubblico ministero, svolgevo indagini delicate, soprattutto contro la criminalità organizzata dei colletti bianchi. Venne a trovarmi con altri amici di Napoli. Non era un magistrato, un poliziotto, un politico, una persona importante, non apparteneva ai salotti che alcuni magistrati frequentano. Era un pregiudicato, un condannato in via definitiva, un rifiuto sociale secondo molti, interdetto dai pubblici uffici. Immaginatevi se il capo degli ispettori del ministero della giustizia, Miller, quello della P3 (che frequenta il pregiudicato della P2 Flavio Carboni), che mi ha ispezionato per quattro anni fermandosi solo quando mi hanno fermato nel mio lavoro (sulla nuova P2), avesse scoperto che parlavo con un pregiudicato: altro procedimento disciplinare. La pena è punizione per un reato commesso, è deterrenza per evitare che il colpevole o altri possano commettere reati, deve anche essere umana e servire a rieducare il condannato, aiutarlo a inserirsi nella società. Il detenuto, se recuperato alla vita, può essere seme di amore. L’altro giorno un minorenne detenuto nel carcere di Nisida mi ha detto che sogna il carcere quale culla di legalità. Lo stato di salute democratico di un Paese si misura anche dalla capacità di tutelare coloro che hanno meno diritti. Da noi si tutela spesso chi viola diritti e leggi, si fanno leggi illegittime, chi detiene il potere abusa del diritto. Chi è Gaetano? Per il casellario giudiziario è un pregiudicato, caduto nella spirale della droga. E’ anche presidente dell’associazione Figli del Bronx che opera per la legalità nel quartiere Scampia di Napoli, è documentarista e regista, autore di un film con Abel Ferrara, di un altro in cui narra le storie delle donne dei carcerati di Poggioreale, di un altro ancora sulla strage camorrista degli immigrati a Castelvolturno. I suoi lavori sono belli, presentati al Festival di Venezia, raccontati nella trasmissione di Iacona. E’ un testimone di vita, un operatore sociale, un costruttore di diritti e di legalità. Ma è interdetto dai pubblici uffici, è indegno di rappresentare pubblicamente il Paese che, invece, è rappresentato da chi dovrebbe essere interdetto e non lo è per le tante leggi ad personas che servono ad evitare ai potenti di essere giudicati come lo sono le tante non-persone per le quali le chiavi delle celle possono anche spezzarsi. Alle elezioni voterei Gaetano, ma non posso è interdetto, non certo voterei per chi detiene il potere, ha la fedina penale pulita ma opera per consolidare le disuguaglianze sociali e impugnare l’arma della legge solo quando serve per colpire chi non gode delle protezioni del potere. La giustizia deve essere uguale per tutti. Certo Gaetano ha sbagliato nella vita e per questo ha pagato, ma oggi è ancora di più un uomo perché ha conosciuto la durezza dell’inferno e ha scoperto la via dell’amore.

Luigi de Magistris

da Agenda Rossa de l'Unità del 20 febbraio 2011

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