lunedì 28 marzo 2011

TRADOTTO DA ELENA INTRA
Fonte: "la stampa"
Argentina: braccianti agricoli trattati come schiavi
Affollati in dormitori precari con pavimenti di fango e rimorchi di lamiera o costretti a vivere in tende di plastica, senza acqua né elettricità, dopo aver lavorato 14 ore al giorno: questi sono le difficili condizioni che centinaia di migliaia di lavoratori rurali in Argentina affrontano quotidianamente, nonostante nel settore agroindustriale si siano registrati raccolti eccezionali e nuovi record. "Non hanno altra alternativa che accettare un lavoro in queste condizioni", spiega Reinaldo Ledesma, uno dei leader della Unión Solidaria de Comunidades del Pueblo Diaguita Cacano - organizzazione che rappresenta la comunità indigena Diaguita Cacano - nella provincia settentrionale di Santiago del Estero.
Le condizioni cui sono soggetti i lavoratori agricoli occasionali sono rimaste invariate, mentre le piantagioni di sfruttamento su scala industriale sono cresciute sia in dimensione che in numeri, i raccolti hanno raggiunto quasi i 100 milioni di tonnellate, e più di 30 milioni di ettari - equivalenti all'11% della superficie totale dell'Argentina - sono coltivati.
Santiago del Estero, la cui capitale omonima si trova a 1.150 chilometri a nord-ovest di Buenos Aires, è una delle principali fonti di braccianti agricoli stagionali che rivoltano la terra, stirpano erbacce, raccolgono le colture per le grandi aziende agricole.
Quasi tutti i membri della Solidaria Unión de Comunidades del Pueblo Diaguita Cacano dipendono dai lavori agricoli temporanei per sopravvivere, racconta Ledesma, che non esita a definire le condizioni di lavoro come una "schiavitù".
La migrazione stagionale di lavoratori agricoli è un fenomeno secolare in Argentina, uno dei maggiori produttori agricoli mondiali. Ma negli ultimi anni ha assunto caratteristiche nuove, a causa della presenza di organizzazioni di reclutamento a livello mondiale che operano come intermediari per le multinazionali dell'industria agricola.
I reclutatori offrono ai lavoratori un contratto con un importo fisso. Ma poi si scopre che il pagamento è condizionato dal fatto che l'intero gruppo di lavoratori deve guadagnare un certo numero di "punti" in base alle prestazioni e al comportamento.
"L'intera squadra lavora tra le 10 e 14 ore al giorno, 7 giorni su 7, anche quando piove, e senza lamentarsi, perché se qualcuno protesta, i punti vengono abbassati per ogni membro del gruppo", aggiunge Ledesma.
Inoltre i datori di lavoro sottraggono direttamente dalla retribuzione del lavoratore il ​​costo del trasporto, il vestiario, gli strumenti di lavoro e il cibo - a prezzi superiori a quelli di mercato.
I posti peggiori sono i campi di patate, asparagi, mirtillo e olive, oppure attività come pulire ceppi e radici con picconi, pale e mani nude dopo che vi è passato il bulldozer.
"Dormono per terra sotto tetti di plastica". Nella maggior parte dei campi non ci sono acqua corrente, elettricità, servizi igienici e docce. E in alcuni casi, i lavoratori non sono autorizzati a lasciare l'area, sotto la minaccia di perdere punti.
Questa è risultata essere la normalità nella maggior parte dei campi visitati in diverse province negli ultimi mesi da parte degli ispettori come parte di interventi governativi.
Una delle aziende in questione è l'unità locale della società agroalimentare Nidera, con sede nei Paesi Bassi, uno dei maggiori fornitori di grano al mondo. Si è scoperto che gli operai sono stipati in rimorchi, capannoni o tende di plastica, dove a volte si ritrovano a dormire accanto ai contenitori di pesticidi.>br> Ma la società olandese, che è anche un'importante produttrice e distributrice di sementi, non è l'unica azienda coinvolta. Anche le imprese agro-alimentari Southern Seeds Production e Status Ager, e agenzie interinali diffuse a livello mondiale come la statunitense Manpower e Adecco, con sede in Svizzera, sono state accusate di sfruttamento della manodopera.
Secondo il rapporto "rentabilidad, empleo y condiciones de trabajo en el settore Agropecuario" (redditività, occupazione e condizioni di lavoro nell'agricoltura), pubblicato nel mese di febbraio, la maggior parte guadagna meno del salario minimo.
Lo studio, condotto dal Centro di Ricerca e Formazione della Repubblica argentina (CIFRA), riferisce che negli ultimi dieci anni l'agricoltura ha raggiunto "livelli di profitto straordinariamente elevati, in termini storici."
Non soltanto i prezzi agricoli internazionali sono saliti alle stelle, ma allo stesso tempo i costi di produzione sono scesi e il valore della terra è aumentata di 4,5 volte nelle terre più fertili del centro e del nord dell'Argentina, riferiscono gli autori. Lo studio rileva che durante il periodo 2002-2010, il settore agricolo primario ha rappresentato l'8,7% del PIL, mentre l'industria direttamente connessa con l'agricoltura rappresenta un altro 6,4%.
Tuttavia, nello stesso arco di tempo, la creazione di nuovi posti di lavoro è stata abbastanza insignificante, a causa della crescente meccanizzazione dell'agricoltura, cosa che sottolinea anche l'elevata percentuale di lavoratori non registrati.
In questo Paese di 40 milioni di persone, con una popolazione che è del 92% urbana e una popolazione economicamente attiva di 17,8 milioni, i lavoratori permanenti o temporanei sono in totale un milione secondo i dati ufficiali, e 1,5 milioni secondo i sindacati rurali.
La relazione di CIFRA afferma che mentre l'occupazione non registrata rappresenta il 36,5% nell'economia in generale, la percentuale sale al 60% nel settore agricolturo, e raggiunge il 94% in altri ambiti specifici.
Il sociologo Guillermo Neiman, della Facoltà latinoamericana di Scienze Sociali (Flacso), aggiunge che il lavoro stagionale in condizioni precarie è un problema di vecchia data in Argentina.
I controlli sono difficili non solo per le distanze da percorrere e la natura dispersa della forza lavoro rurale. "In campagna, rispetto ad una fabbrica o un ambiente chiuso, quando un ispettore si presenta è più facile nascondere un lavoratore", spiega. Aggiungendo che il problema è cresciuto negli ultimi mesi, e racconta che gli stessi lavoratori - molti dei quali sono giovani provenienti dalle città, e non solo da quelle piccole - hanno finalmente avuto il coraggio di parlare.
La Presidente Cristina Fernández, in occasione del lancio a febbraio di un programma governativo sul 'monitoraggio digitale in tempo reale', ha riconosciuto che in Argentina esiste "un lavoro illegale di schiavi in condizioni subumane". In base a questo programma, il Ministero del lavoro e l'agenzia di riscossione delle imposte, AFIP, svolgono ispezioni presso stabilimenti urbani e rurali, utilizzando computer portatili con connessione wireless che consentono agli agenti di visitare i campi in zone remote e di verificare, in tempo reale, il lavoro, le condizioni delle abitazioni e se i lavoratori sono registrati o meno.

Ma il programma è stato appena avviato, e non sarà un compito facile portarlo a termine. Neiman ha sottolineato che l'assunzione di lavoratori non registrati è una pratica diffusa tra le aziende agro-alimentari in Argentina. "Alcuni impiegano fino a 400 operai non registrati per tre mesi alla volta".
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Post originale: ARGENTINA – Rural Slavery at Time of Record Earnings di Marcela Valente. Ripreso da The Wobbly Goblin.

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